ABRUZZO. «Il Parlamento europeo ha approvato il percorso dei 9 corridoi che disegneranno il futuro dei trasporti e della logistica nel Vecchio continente. In questo atto ci sono il prolungamento del corridoio Baltico-Adriatico fino ad Ancona e la conferma del coinvolgimento di Umbria, Lazio, Campania, Puglia nel corridoio Scandinavia-Adriatico: il risultato è che l’Abruzzo è tagliato fuori da questi processi, unica fra le regioni dell’Adriatico assieme al Molise. E questa decisione si porta dietro una serie di scelte a cascata, a partire dal rischio declassamento dell’aeroporto».
Lo denunciano il presidente di Confesercenti Abruzzo Bruno Santori ed il direttore Enzo Giammarino.
«Il rischio declassamento dell’aeroporto regionale, reso concreto oggi più che mai dalla riduzione di orario deciso dall’Enav, è purtroppo – sottolineano il presidente ed il direttore di Confesercenti – solo l’aspetto più tangibile di questa esclusione, perché mette a rischio il duro lavoro di 10 anni di attività promozionali che le imprese turistiche abruzzesi hanno fatto, spesso a proprie spese, per concentrarsi sui mercati collegati con l’aeroporto regionale. Ma l’assenza dell’Abruzzo dai tavoli europei sta avendo ripercussioni decisamente pericolose anche nel lungo periodo. Assieme alla ratifica dei 9 corridoi europei attraverso i quali verranno disegnate le infrastrutture dei prossimi anni in Europa, il parlamento ha infatti definito i nodi “core” che sorgeranno in Italia: dei 20 individuati, neppure uno sarà in Abruzzo. La regione è dunque tagliata e isolata. Siamo in piena emergenza e la politica ha il dovere di reagire con determinazione. Non ci siamo mai tirati indietro ed anche stavolta siamo pronti a fare la nostra parte al fianco della Regione, nella consapevolezza che qui è in gioco il futuro di intere generazioni. Ma dobbiamo prendere atto che a fronte di annunci di un impegno comune con Marche, Molise e Puglia per ottenere che il corridoio Baltico-Adriatico coinvolgesse anche il Medio e Basso Adriatico, solo l’Abruzzo resta fuori: segno evidente che le relazioni attivate dalla Regione non sono state sufficienti. Ora è il momento definitivo di una svolta radicale nelle relazioni extraregionali e nella capacità di influenza sui tavoli europei: la Regione convochi tutti i soggetti coinvolti e lanci una mobilitazione istituzionale».