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Pescara, 25/11/2024
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Data: 04/12/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Vie sbarrate e danni nella città sconvolta. Il giorno dopo la grande paura dell’esondazione uno scenario di devastazione

PESCARA Confine Francavilla-Pescara, direzione sud-nord, sulla Nazionale adriatica. Qualche centinaio di metri prima dell’ingresso in città, sul ciglio destro della strada, cumuli di fango l’uno dietro all’altro, fin quasi ai piedi del cartello posto al confine che annuncia Pescara. Si ha l’impressione che sia solo l’inizio, e, invece, è una giornata meteorologicamente serena il day after, il giorno dopo le esondazioni dei fiumi, le evacuazioni dei cittadini, le frane di pezzi di colline (14) e i sottopassi allagati, in uno dei quali, a Fontanelle, ha trovato la morte Anna Maria Mancini, la donna di 57 anni di Spoltore, rimasta intrappolata con la sua auto mentre stava precipitandosi a soccorrere la madre anziana rimasta sola a casa. Anche arrivando dal lungomare, da Francavilla, ed entrando nella zona sud della città, tra le più martoriate nella notte tra domenica e lunedì e nella giornata di lunedì, il confine è, sì, preceduto da larghe pozzanghere d’acqua sul manto stradale. Ma poi poco più di niente. In piazza Alcyone c’è un uomo che si è arrampicato su una scala, vicino alla chiesa, per arrivare al terzo piano di una palazzina, mentre tenta di sistemare un tubo di gomma che dal balcone va in giardino, e un cartello, posto davanti ad un negozio di alimentari, che recita che a causa del maltempo il locale riaprirà solo oggi. Ma parte questo non c’è quasi nulla che ricordi lo scampato pericolo di lunedì mattina quando, a partire dalle 4, cominciarono, dopo le campane della chiesa, a suonare anche i campanelli dei volontari della Protezione civile per condurre, soprattutto i più anziani, al centro di raccolta del Palarigopiano. Anche il porto turistico sembra non aver riportato danni alle circa 700 imbarcazioni ormeggiate, mentre i resti della battaglia atmosferica si notano nei pressi dell’area di servizio Agip, in via della Bonifica, dove un ampio specchio d'acqua ostruisce l’entrata di una villetta, e tiene impegnati per molto tempo gli interventi di drenaggio. Davanti all’ingresso della Riserva dannunziana, poi, il cancello è chiuso -, e lo rimarrà, come pure la Riserva di Santa Filomena, fino alla fine della settimana (tutti i parchi cittadini saranno, come le scuole per le attività didattiche, chiusi anche nella giornata di oggi), con tre operatori del Comune al lavoro per controllare gli eventuali danni. Il sole continua a splendere, e sia via d’Annunzio, sia viale Marconi, sia la Riviera sud sembrano non portare con sé i postumi di un’alluvione. Ce la ricorda il fiume, ieri ancora gonfio, con le golene invase dall’acqua, e con tanti cittadini appollaiati su tutti i ponti della città, da ponte Risorgimento, fino a ponte Capacchietti. Anzi, ad un certo punto, intorno alle 13, su ponte Risorgimento si forma anche un piccolo capannello intorno alla troupe del tg2 intenta nelle riprese, con tanto di foto ricordo col reporter inviato. Le ferite della perturbazione si notano soprattutto in via Catani e a Colle Breccia, ancora chiuse, come in parte della Tiburtina, dall’incrocio con via Lago di Campotosto in direzione ovest. Zeppe di buche sono apparse inoltre via Salara Vecchia e via Fortore; e anche corso Vittorio Emanuele, intorno alla rotonda che lo separa da via Pellico. Non meglio va in via Valle Fuzzina-strada vicinale Mambella, dove sul posto sono giunti tre geologi del Comune: ieri c’erano 20 famiglie in difficoltà per una strada tagliata in due. Anche via del Palazzo è stata sbarrata. Ma a macchia di leopardo tutta la rete stradale cittadina e provinciale, per la quale i danni calcolati ammontano a circa 10 milioni (se n’è parlato ieri anche nel consiglio dei ministri con il ministro Gaetano Quagliariello), porta lo stigma impresso dall'acqua. In via Raiale, lo stabilimento dell'Ilca Carni dei fratelli Fedele (ex presidenti del Pescara calcio negli anni ’90) si è allagato riportando ingenti danni. Tuttavia è la strada di una graduale normalità quella che ora si intravede. Il segnale arriva da via Rigopiano, dove lunedì s’erano rifugiate decine di persone in attesa di trovare una sistemazione notturna: la Protezione civile ha sgombrato il campo che vi aveva allestito con cibo e brandine. «Il piano della Protezione civile comunale ha funzionato », hanno sottolineato ieri, al termine di un incontro con la Protezione civile, il sindaco Luigi Albore Mascia e l’assessore Berardino Fiorilli. «Non appena è scattato lo stato d’allerta, poco dopo le 2, è entrato in funzione il protocollo operativo stabilito che ha visto impegnati sul campo 100 uomini».

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