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Pescara, 25/11/2024
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Data: 04/12/2013
Testata giornalistica: Il Centro
La piena del Pescara tra furia e show. Tanta gente sui ponti con cellulari e videocamere

PESCARA Non c’è la strada. Non c’è più il parcheggio e neanche la pista ciclabile. Non ci sono i marciapiedi. C’è solo acqua, tanta, tanta acqua scura, nel punto esatto dove fino a pochi giorni fa c’era la città. Lunedì sera il fiume Pescara è esondato, sommergendo le golene e offrendo uno spettacolo tanto spaventoso quanto affascinante. I pescaresi non sono rimasti indifferenti davanti a questo show della paura e già dalle prime ore di allarme hanno invaso i ponti della città, come se fossero il loggione di un grande teatro a cielo aperto. Armati di macchine fotografiche, cellulari di ultima generazione e telecamere, hanno seguito ogni movimento del Pescara, immortalandolo in tutta la sua furia. Anche ieri, mentre la situazione tornava lentamente alla normalità, frotte di curiosi hanno assalito il ponte del Risorgimento, mandando in tilt il traffico. Gli automobilisti che attraversavano la zona si fermavano in doppia fila o ai bordi del ponte per poter ammirare il fiume e questo ha imposto al comando dei vigili urbani di presidiare il ponte con due agenti, in modo da evitare ulteriori code.
«Vivo in questa città da sei anni, da quando, cioè, mi sono trasferito in Italia dal Venezuela - racconta il giovane Ramundo, studente universitario -. La mia città natale non era attraversata da fiumi, ma di viaggi nella mia vita ne ho fatti parecchi e posso dire di non aver mai visto una cosa del genere. È impressionante, mi provoca un senso di turbamento incredibile. Vedere quell’acqua scura scorrere così velocemente fa davvero paura».
Paura e sgomento. Sono queste le sensazioni che, a sentire gli spettatori, provoca guardare oggi il fiume Pescara. Ma, per molti, questo spettacolo è quasi magnetico. «Sto fotografando la città allagata perché ho intenzione di realizzare un dipinto - spiega Maria D’Alessandro -. Trovo questo scenario ricco di significato. È come se la natura ci dicesse: vi siete scordati e non avete avuto cura di me? Bene, allora vi do un piccolo promemoria».
«Sembra la scena di uno di quei film apocalittici di Hollywood - dice invece la signora Franca, che sul ponte del Risorgimento è salita con i suoi due bambini di 10 e 12 anni -. Per loro, che all’epoca della precedente alluvione non erano ancora nati, adesso è solo uno spettacolo da ammirare sbalorditi e a bocca aperta, ma un giorno capiranno quello che è successo e quanto sia pericoloso sfidare la furia della natura».
«Non ho mai visto il fiume in queste condizioni, eppure io nel ’92 c’ero - aggiunge il signor Mauro D’Amico -. Non ricordo esattamente quei giorni, ma penso di poter affermare che il Pescara non è mai stato così minaccioso. Mi chiedo come faranno a pulire e come si presenteranno le golene una volta che tutta l’acqua si sarà ritirata». Il fiume, in realtà, sta già lentamente tornando nel suo letto, ma per capire quanti danni ha provocato, in particolare al porto, bisognerà aspettare ancora.
«Il primo passo è stato chiudere le golene e le banchine, per evitare che curiosi e persone poco avvedute vi si recassero - spiega il comandante della capitaneria di porto Luciano Pozzolano -. L’allarme sta rientrando, ma solo dopo l'ondata di piena potremmo davvero capire se il lavoro fatto nel porto in questi ultimi mesi è andato perduto. Intanto, la marineria ha vissuto un altro tragico evento. Nella notte di lunedì circa 30 barche hanno rotto gli ormeggi. Alcune le abbiamo recuperate, altre sono finite nell’avamporto o hanno preso il largo, ma molte sono affondate». Le forze dell’ordine sono ancora impegnate nelle operazioni di recupero e messa in sicurezza delle imbarcazioni. L’ultima, ieri pomeriggio, quando la piattaforma galleggiante del rimessaggio l’Ancora di Oberdan Caposano, si è disormeggiata andando a colpire due motoscafi, uno dei quali è affondato.

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