Raffaele D’Incecco diceva di avere una bomba addosso ma era una finta: mi cercano i creditori per la droga
Donna investita da un furgone lancia un appello
PESCARA. Essere investita da un furgone in retromarcia mentre si attraversa a piedi una delle vie principali di una città. Cadere a terra e, non avendo evidenti segni di dolore o malessere, E' quanto successo venerdì 13 dicembre in via Ravenna a Pescara, all'altezza del palazzo delle poste centrali, a Cristina Buccella, 34enne di Collecorvino. La donna ha cercato e trovato alcuni testimoni, ma è stato sinora impossibile risalire alla targa. La sera stessa, è andata al pronto soccorso e le è stata diagnosticata una sospetta rottura delle costole. Adesso la donna chiede aiuto ai lettori del «Centro» che, dice, «nel caso avessero assistito alla scena, avvenuta intorno alle 14,15 possono contattare il numero 3803604820». (e.f.) PESCARA Era agitatissimo. A pochi centimetri dai binari della stazione centrale, ha cominciato a dimenarsi e ad urlare, sotto gli occhi dei passeggeri. Diceva di volersi uccidere e nello stesso tempo annunciava di avere con sé un ordigno esplosivo. «Non vi avvicinate, ho una bomba», continuava a dire. Il terrore si è diffuso in una manciata di secondi e subito l'allarme è arrivato agli agenti della polizia feroviaria che sono riusciti a gran fatica a bloccare l'uomo e alla fine lo hanno arrestato. Non è stata un'impresa semplice perché l'aspirante suicida si è opposto con tutte le sue forze e nel timore che commettesse un gesto sconsiderato, come purtroppo se ne sono visti in passato, è stato necessario interrompere la linea ferroviaria, in un orario (erano quasi le 9) in cui diversi treni regionali transitano per Pescara centrale. Alla fine Raffaele D'Incecco, 53 anni, volto noto da tempo agli investigatori locali, è stato costretto ad arrendersi. A forza, e con le manette, è stato bloccato e condotto negli uffici della Polfer dove è stato ascoltato dal personale diretto da Davide Zaccone. Ha spiegato cosa lo tormenta e le sue rivelazioni hanno subito fatto scattare gli accertamenti, con il coinvolgimento del personale della questura. D'Incecco non è nuovo ad episodi clamorosi. Nel 2001 ha sequestrato, in Comune, l'allora segretaria del sindaco; nel giugno del 2012 si è presentato in via Conte di Ruvo con una pistola tra le mani identica a quella della polizia (si è scoperto solo dopo che era un'imitazione) e probabilmente aveva intenzione di rapinare la banca Tercas, per cui la strada è stata bloccata per una ventina di minuti. Gli affari con la droga gli hanno causato, negli anni, diversi guai perché a gennaio 2011 è stato arrestato dalla squadra mobile di Chieti, e poi condannato, per un giro di cocaina destianto alla Pescara bene. Proprio per i reati connessi agli stupefacenti D'Incecco stava scontando ai domiciliari, in via Aldo Moro, una condanna a quattro anni e sei mesi di reclusione ma, a quanto pare, da un po' di tempo a questa parte riceve ciclicamente visite sgradite, una volta al mese. Qualcuno (fino ad ora non meglio identificato) raggiunge la sua abitazione, citofona, lo fa scendere in strada e gli chiede soldi, minacciandolo. A sentire lui, D'Incecco non avrebbe mai saldato un debito di diecimila euro per una partita di droga che ha acquistato ma poi gli è stata sequestrata. Ieri ha pensato che l'unica soluzione fosse il suicidio e ha scelto un modo eclatante per far emergere la sua disperazione, poi confermata agli agenti della moglie, con la quale condivide la paura per i figli. Dopo la sceneggiata sui binari è stato arrestato per evasione, resistenza a pubblico ufficiale e interruzione di pubblico servizio ed è stato necessario il soccorso, in stazione, del personale sanitario per una crisi glicemica. Poi è finito in ospedale, in Psichiatria, e nel frattempo hanno preso il via gli accertamenti per capire se racconta il vero. Anche perché non fa nomi. E assicura di non averli mai fatti.