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Data: 03/01/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Alfano: «Sì al modello dei sindaci, coinvolgiamo Forza Italia»

ROMA Volendo usare la vecchia gag di Catalano, il contratto di governo non può che essere stipulato dalle forze che sostengono il medesimo. Quanto alle riforme, legge elettorale in primis, prima si deve raggiungere un accordo dentro la maggioranza e poi si deve andare al confronto con gli altri partiti, «e per noi si deve privilegiare il dialogo con Forza Italia». Angelino Alfano replica all’affondo di Matteo Renzi rilanciando la sfida: «Pigrizia e conservazione? Non ci appartengono. E infatti accettiamo l’accelerazione sulla riforma elettorale con il modello del Sindaco».

Sicuro, ministro? E se poi fatta la riforma elettorale si va subito a votare, voi che fate? Siete pronti a farvi ”asfaltare” da Berlusconi, come ha detto Renzi?

«Le rispondo così: noi poniamo davanti a tutto l’interesse generale e dunque ci fidiamo. Ci fidiamo che chi vuole la legge elettorale subito non punta subito dopo a far cadere il governo. Un gesto di fiducia per dimostrare che il Nuovo centrodestra è il partito delle riforme. Peraltro noi abbiamo tutto l’interesse - credo convergente in questo con Renzi - a fare bene prima dell’appuntamento elettorale delle Europee di maggio. Con buoni frutti nel paniere va bene per noi e per il Pd. Questo è il nostro vero punto di razionalità politica, altro che frenatori come ci dicono tanti».

Ecco appunto, razionalmente parlando: perché il sistema elettorale dei sindaci va bene e gli altri proposti da Renzi no? Cos’ha di meglio, visto che il leader pd dice che in ogni caso vince lui?

«Guardi rispetto a Renzi glielo dico così: noi segniamo due punti decisivi a nostro favore, a favore del Ncd. Il primo è che è stata unanimemente accettata l’idea di un contratto di governo; il secondo che sulla legge elettorale, che quel contratto non annovera, si parte dal meccanismo elettorale dei sindaci. Poi è giusto andare al confronto più largo possibile, e per noi sarebbe importante avere anche il sì di Forza Italia».

Sì, ma io le chiedevo perché è meglio questo degli altri due proposti.

«Perché il Mattarellum ha portato in Parlamento milanesi eletti a Trapani e siciliani in Trentino. Cioè è un sistema che non garantisce un reale rapporto tra cittadino ed eletto, che al contrario, come avviene nei Consigli comunali, il voto di preferenza assicura. Inoltre con un sistema politico ormai incentrato su tre poli e non due, quel meccanismo non assicura la governabilità».

Veniamo al contratto di governo. Dentro Renzi ci mette anche le unioni civili e la revisione della Bossi-Fini, che invece voi rigettate. E allora, questo contratto è tutto un bluff?

«Guardi, le sembrerà paradossale ma noi del Ncd siamo avvantaggiati da queste richieste di Renzi».

Infatti: è paradossale.

«E invece se ci pensa bene è proprio così. Renzi rende chiaro che per la sinistra, in una fase così drammatica per l’Italia, la priorità sta sull’immigrazione e sulle unioni civili. Mentre per noi prima degli immigrati vengono gli italiani. Le nostre priorità sono lavoro, impresa, famiglia. E shock burocratico».

Cioè - e a parte che pure Renzi parla di lavoro e vuole il job act - solo slogan.

«Niente affatto. E in quanto a slogan, vogliamo capire se il job act di Renzi è nient’altro che la same old soup».

Prego?

«Intendo dire che non ci facciamo incantare: se si tratta di mettere un nome inglese alla solita vecchia zuppa, più o meno riscaldata, la nostra risposta è no grazie. Vogliamo capire cosa davvero intende il segretario del Pd, se sul serio supera i vecchi tabù della sinistra relativi al mercato del lavoro».

E di vostro nel contratto cosa ci mettete?

«Una vera rivoluzione burocratica. Proponiamo che per tre anni - 2014, 2015 e 2016 - chi vuole avviare una impresa o una qual si voglia attività economica, non deve chiedere autorizzazione o permessi. Poi lo Stato, se vorrà controllerà in una fase successiva, ma basta con le attese o i silenzi-assensi. Burocrazia zero per tre anni, per dirla in poche parole ed in italiano».

Insomma, lei sta dicendo che su immigrazione e unioni civili non ci sarà un accordo di governo; ci sarà la rottura. E’ così?

«E’ una partita difficile, bisognerà entrare nel merito e, appunto, capire bene oltre gli slogan cosa si vuole. La Bossi-Fini contiene tanti capitoli: bisogna capire di cosa stiamo parlando. Di certo una cosa è chiara: per noi con la sicurezza degli italiani non si scherza. Un esempio? Di quelli che si sono cuciti le bocche a Ponte Galeria c’erano tre spacciatori che certamente nessuno vorrebbe vedere di fronte alle scuole italiane, e un altro, una volta libero, è andato in giro a danneggiare moto. Dunque prima di appassionarci alle cause degli immigrati è bene fare opportuni distinguo».

Ministro, quel che viene rimproverato al Ncd è di voler diventare la riedizione aggiornata del Ghino di Tacco degli anni ’80: senza i nostri voti non si può fare niente e dunque tutti di qui dovranno passare. Un po’ troppo comodo, non crede?

«Noi abbiamo il connotato di essere il partito decisivo. Decisivo per le sorti del governo e determinante per le chance di futuro successo del centrodestra in Italia, come peraltro dimostrano tutti i sondaggi. E’ evidente che questa è una condizione politica fondamentale che intendiamo rafforzare non per presunte mire di potere bensì per dare agli italiani la possibilità di avere leggi che portino forte l’impronta del centrodestra, in modo da fare da scudo ad una possibile torsione a sinistra dell’azione di governo».

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