MILANO Alitalia non riesce ad uscire dalle turbolenze finanziarie. E anche se dal 26 dicembre al 7 gennaio la compagnia prevede un incremento del 3,4% dei passeggeri, sul cruscotto di Gabriele Del Torchio si è nuovamente accesa la spia della liquidità. Ecco perchè il 27 dicembre, nonostante i 300 milioni di aumento di capitale appena incassati (e quasi tutti bruciati), secondo quanto risulta al Messaggero, l’ad di Cai ha scritto a Unicredit e Intesa Sanpaolo per battere nuovamente cassa. Per meglio dire, il manager da nove mesi alla cloche, ha alzato all’improvviso il fabbisogno della manovra finanziaria complessiva (aumento e nuova finanza), a supporto del piano industriale, varata dal cda il 10 ottobre scorso, da 500 a 550 milioni. I 50 milioni aggiuntivi dovrebbero accrescere la tranche di finanziamento concordato con le due banche su una somma di 200 milioni e la cui concessione, però, è stata subordinata a una serie di condizioni. Siccome alcune di queste non si sono ancora realizzate, nella missiva Del Torchio chiede un anticipo del 50% della nuova finanza: vorrebbe 125 milioni al più presto sotto forma di bridge.
POSIZIONI DIVERSE SUL PLENUM
Ma Unicredit e Intesa, durante una delle tanti consultazioni quasi quotidiane (in ballo c’è anche la predisposizione delle liste per il rinnovo del cda all’assemblea di lunedì 13) hanno concordato di prendere tempo. Un rinvio sia sulla decisione di aumentare il nuovo prestito a 250 milioni e sia sull’anticipo della liquidità. Le due banche, pur confermando la disponibilità ad appoggiare il risanamento, nell’ambito \del coinvolgimento di altre banche per un’operazione di sistema e dell’arrivo di un nuovo partner, vogliono procedere con i piedi di piombo. Del nuovo partner, cioè Etihad, a parte l’interesse manifestato ufficialmente qualche giorno prima di Natale che ha alimentato le speranze, non ci sono certezze. La compagnia araba, nei primi giorni della prossima settimana, dovrebbe far pervenire al governo una serie di richieste alle quali, preliminarmente, subordina il suo interessamento concreto: accordo con i sindacati sul piano Del Torchio (da rivedere), conferma del supporto di Adr in termini di investimenti, mantenimento degli slot, intervento sugli altri scali. Infine negoziato con le banche.
All’ottenimento di queste risposte, Etihad potrebbe procedere con l’effettuazione di una due diligence vera e propria su Alitalia: finora le carte visionate nella data room aperta ad altre compagnie, sono considerate insufficienti. Quindi i tempi per un eventuale atterraggio nel capitale non sono ravvicinati: marzo, se tutte le tessere andranno al loro posto. La compagnia di Abu Dhabi potrebbe sottoscrivere un aumento di capitale riservato fino al 49%, tetto massimo fissato dalle norme europee. E l’importo sarà tarato sulle esigenze patrimoniali del momento.
Con queste prospettive, Del Torchio ha bisogno di liquidità per andare avanti. Ieri pomeriggio ci sarebbe stata una call tra rappresentanti di Poste, Unicredit e Intesa per affrontare tutte le questioni sul tappeto. Compresa la predisposizioni delle liste in vista delll’assemblea e la determinazione del plenum del cda: non più 19 come oggi, ma neanche 7-9 come avrebbero voluto Poste e Unicredit. Intesa spinge per 13 posti avendo fatto promesse ai soci medio-piccoli per invogliarli a sottoscrivere il capitale: un posto andrà ad Antonio Percassi, new entry con il 4%. Il plenum potrebbe essere di 11. Le liste vanno depositate entro mercoledì 8. Martedì 7 è prevista una riunione decisiva. I soci si presenteranno in ordine sparso, per evitare che l’aggregazione su un’unica lista possa far scattare l’obbligo di opa, prevista dallo statuto, in caso di accordi o patti che superino il 50%. E c’è da scegliere il presidente: sul tavolo resiste l’ipotesi di Domenico Cempella. Quanto all’ad, Del Torchio avrebbe accettato di restare.