L’AQUILA È bagarre sulla componente del Consiglio d’amministrazione di Poste Italiane ed ex senatrice di Forza Italia Maria Claudia Ioannucci, nata all’Aquila 64 anni fa ma residente da tempo a Roma, dopo il suo acquisto di una quota che sfiora il 14% della società editrice dello storico quotidiano di sinistra L’Unità.
Il Comitato di redazione del giornale fondato da Antonio Gramsci ha infatti protestato a causa della provenienza da ex forzista e comunque di centrodestra della Ioannucci, mentre su un articolo del Fatto quotidiano è stato evidenziato il rapporto di amicizia tra l’aquilana e il faccendiere Valter Lavitola, ex editore di un altro quotidiano, il socialista Avanti!. Il Cdr dell’Unità non ferma comunque la sua protesta e chiede «la riacquisizione della quota azionaria detenuta dalla ex senatrice di Forza Italia. Le due questioni rimangono per la redazione de l’Unità ineludibili. In gioco, lo ribadiamo - scrivono i giornalisti - è un bene non negoziabile: le idee, i principi, i valori che appartengono all’Unità». La Ioannucci, attraverso la Pei Srl (Partecipazioni Editoriali Integrate), ha acquisito e detiene attualmente una quota del 13,98% della Nie Spa, la società che edita il quotidiano diretto da Luca Landò. Ma secondo quanto affermato dal Cdr la trattativa non è stata comunicata ai cronisti che sono insorti. Il Comitato di redazione è arrivato a minacciare uno sciopero per la giornata di ieri, poi sospeso dopo che un incontro con l’editore Matteo Fago.
La società editrice ha chiuso il bilancio del 2012 con 4,6 milioni di euro di perdita su 12 milioni di ricavi. «Sono famosa perché sono un bravo avvocato e un professore universitario. Lavitola non è uno dei miei più cari amici - ha dichiarato l’interessata al Fatto - Era un mio cliente e poi è nato un rapporto con la sua famiglia. Ero stata nominata già nel Cda delle Poste una volta durante il governo Prodi. Se anche fosse vero che Valter mi ha raccomandata, vuol dire che ha apprezzato l’avvocato». Al momento l’ex senatrice (è stata anche vice capogruppo dei berluscones) non ha alcuna intenzione di tornare indietro come chiede il Cdr mentre «ai lettori del giornale fondato da Gramsci» spiega di voler dire che «le ragioni non sono mai tutte da un lato».