Scusate la sintesi un tantino rozza del titolo, ma alla fine l’impressione è sempre quella: che l’Abruzzo resti un po’ cornuto e un po’ mazziato. La vicenda degli aumenti autostradali scattati dal primo gennaio ne è l’ennesima conferma: sui tratti che collegano Teramo-L’Aquila e Pescara-Chieti a Roma, il rincaro dei pedaggi è stato al top in Italia, l’8,28%. E da dove arriva un’impennata del genere? Per un buon 50% dalla necessità di finanziare i lavori che servono per ultimare nuove complanari sul tratto romano dell’A24-A25, la cosiddetta Strada dei Parchi. Opere attese per dare respiro al traffico in entrata e in uscita dalla capitale, per carità, ma finanziate soprattutto con i soldini dei poveri abruzzesi, dato che è nel territorio di questa regione che scorre gran parte del tracciato delle due autostrade. Ed è dall’Abruzzo che si levano le proteste più inferocite: chi guida un mezzo pesante può arrivare a spendere la bellezza di 46 euro e 40 centesimi per viaggiare dal casello di Chieti a Roma Est, non proprio il viatico ideale per essere competitivi sui costi e pensare con ottimismo alla ripresa. Forse la rabbia sarebbe mitigata se questa regione fruisse già di infrastrutture ideali: se avesse una ferrovia per la capitale degna di questo nome, per esempio, invece di un ferrovecchio che nell’era dell’alta velocità impiega più di quattro ore per coprire una distanza come quella che separa Roma e Pescara. E anche se la stessa autostrada si dimostrasse più attrezzata per reagire a eventi come le grandi nevicate che non possono definirsi eccezionali in una regione montuosa come l’Abruzzo. Non è solo il trasporto commerciale a soffrire dei ripetuti stop alla circolazione, ma anche altri comparti come il turismo: i gestori degli impianti sciistici si sono trovati spesso con piste innevate di fresco, ma irraggiungibili dalle principali città del centro-sud. Tutto questo non fa che aumentare l’impressione che l’Abruzzo sia una sorta di terra invisibile, troppo piccola (e divisa al suo interno) per avere una rappresentanza politica forte nei tavoli romani ed europei, dove si prendono le decisioni che contano. L’istituzione delle città metropolitane, in corrispondenza con i maggiori centri del Belpaese, non farà che aggravare la situazione, dato che tutte queste grandi entità, con la loro storia e gli interessi di cui sono portatrici, funzioneranno da straordinari catalizzatori di risorse. Agli abruzzesi non resterà che stare a guardare, sperando che il drenaggio di risorse non si estenda a un altro settore strategico come quello finanziario: il fatto che i due poli bancari più importanti, Tercas-Caripe da una parte e BLS-Caripe dall’altra, siano finite rispettivamente nelle mani di un gruppo pugliese e di uno emiliano, qualche domanda in proposito la suscitano. Speriamo. E buona domenica.
(*) Direttore quotidiano "il Centro"