La offre uno dei sottosegretari entrati al governo in quota Bersani-Epifani. Uno che ha sostenuto Cuperlo nella corsa alla segreteria, che milita in quel 18% tutto di sinistra e che si mostra un po’ spiazzato dalla sintonia di Renzi con il Landini della Fiom così come dalle aperture del segretario alle unioni civili. Se non fosse che, per amore di battuta, ha contribuito ad oscurare la prima riunione in trasferta del suo partito, il segretario del Pd non sembra per nulla interessato delle conseguenze sul governo, anche se ora rischia di essere coinvolto nella scelta del successore del dimissionando viceministro.
LA DITTA
Se poi Fassina intende ricoprire nel partito il ruolo di leader della minoranza se la dovrà vedere con Cuperlo e la pattuglia dei giovani turchi che hanno fatto cadere il gelo sulla scelta del bocconiano. La ”grana” è però destinata a scaricarsi tutta sul presidente del Consiglio che dovrà non solo coprire la casella mancante nel governo, ma rassicurare i suoi colleghi ministri che non sono in vista epurazioni sotto forma di rimpasti e che le iniziative e le proposte del Pd verranno valutate dai ministri competenti. Un’altra grana in vista della stesura del patto di coalizione che dovrà contenere anche il Job act renziano e che si somma al pressing di Renzi sulla legge elettorale e sulla riforme istituzionali che hanno già creato qualche problema di ruolo al ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello.
VARIABILE
Il rimpasto non è al primo punto dell’agenda di Enrico Letta che ha sempre posto il problema della ricomposizione della squadra di governo (ancora sguarnita in più punti dopo l’uscita di Forza Italia), all’ultimo posto. Renzi è d’accordo - al punto da liquidare sarcasticamente anche Fassina che da settimane chiede il rimpasto - ma continua a mantenere altissima la tensione dentro la maggioranza di governo continuando a sostenere che sulla legge elettorale e sulle unioni civili non intende limitarsi alle forze che sostengono il governo. L’avvertimento di Cicchitto («con le maggioranza variabili cade il governo») preoccupa poco il sindaco di Firenze che ieri, nel corso della segreteria, ha messo in fila un’altra serie di argomenti che rischiano di alimentare lo scontro direttamente con i ministri titolari delle materie. Un assaggio si è avuto ad inizio anno quando Renzi ha detto che il parametro del 3% imposto dall’Europa può essere superato. Con il job act che stanno mettendo a punto Madia e Taddei, il Pd di Renzi entrerà a piedi pari nell’agenda dei ministri Giovannini, Saccomanni e Zanonato. Se reggeranno - responsabili dei dicasteri e partiti alleati - all’impatto delle richieste che passeranno prima per la direzione del Pd, Letta potrà limitarsi ad una semplice integrazione della squadra di governo, altrimenti c’è il rischio si apra la necessità di un vero e proprio rimpasto con tanto di nuovo passaggio del governo alle camere per il voto di fiducia. Ipotesi da brivido, quest’ultima, che si scontra con le rassicurazioni date anche ieri da Renzi quando ha ripetuto che «nessuno sta mettendo in discussione l'esistenza del Governo» e che «anzi, mette in difficoltà il Governo chi lo vuole far stare fermo mentre lo aiuta chi lo sprona a risolvere i problemi italiani».
NIENTE VETI
Letta, che dopo la Befana inizierà ad incontrare i leader dei partiti per arrivare alla stesura del patto di coalizione, continua ad essere convinto che «si troverà l’accordo» e che le fibrillazioni di questi giorni sono normali in una fase di trattativa. Renzi non sembra però disposto a mollare e anche il dopo-patto si annuncia rovente per l’intenzione del segretario del Pd di portare comunque nelle aule parlamentari anche ciò che dovesse rimanere fuori. A cominciare dalla modifica della legge sull’immigrazione e dalla legge sulle unioni civili.