I Comuni decideranno detrazioni per i più deboli. Per tutte le altre abitazioni il tetto verrà portato all'11,1 per mille. In molti casi si pagherà più dell'Imu
ROMA - E' scontro su Saccomanni. La promessa di riduzione delle tasse a partire da quest'anno, annunciata nell'intervista di ieri a Repubblica, non convince la destra che continua a picchiare sul ministro. "Viene da Marte? Non si rende conto delle condizioni del paese?", ha attaccato il presidente dei deputati di Forza Italia Renato Brunetta. Il Pd si schiera invece a difesa del ministro: "Bene Saccomanni, continuiamo a lavorare con Letta", ha commentato Matteo Colaninno. Cauta la Confindustria: "Speriamo che sia vero", si è limitato ad osservare il presidente dell'organizzazione Squinzi.
La questione della tasse continua così ad agitare la scena politica. Il sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta, ha annunciato che ci sarà un rincaro delle aliquote della Tasi sulla prima casa e della Imu-Tasi sulla seconda, per recuperare 1,4 miliardi per i Comuni in modo da portare le detrazioni fino ad una media di 150 euro ad abitazione. Ma l'aumento, come calcola la Uil servizio politiche territoriali, costerà rispetto alle attuali aliquote della Tasi fissate dalla legge di Stabilità, in media 40 euro in più a contribuente, mentre le detrazioni saranno solo volontarie e inferiori a quelle della "vecchia" Imu del 2012 (200 euro di base più 50 euro a figlio).
In pratica i Comuni avranno la possibilità di innalzare le aliquote della
Tasi prima casa (che ha sostituito l'Imu) dall'attuale tetto del 2,5 per mille, fissato dalla legge di Stabilità, al 3 per mille, dunque lo 0,5 in più (la richiesta dell'Anci arrivava fino al 3,5 per mille ed è ancora in corso un braccio di ferro). Mentre per la seconda casa il tetto salirà dall'attuale 10,6 per mille all'11,1 per mille: anche in questo caso mezzo punto (3 per mille per la Tasi e 8,1 per mille per l'Imu che resta in vigore per la seconda abitazione). Il gettito, circa 1,4 miliardi, sarà destinato "prioritariamente" all'aumento delle detrazioni "per le fasce più deboli", ha aggiunto Baretta. Non è escluso, date le ristrettezze dei Comuni, che questi sfruttino al massimo la possibilità di elevare l'aliquota della Tasi: il risultato potrebbe essere con detrazioni minori rispetto alla vecchia Imu che molte famiglie pagheranno quanto e forse più di prima.
A quanto ammonteranno le nuove detrazioni? Il pacchetto a disposizione dei Comuni, che a propria discrezione potranno introdurre lo sconto per nuclei monoparentali, e famiglie valutate con il meccanismo del nuovo Isee, ammonta a 1,9 miliardi: agli 1,4 miliardi si aggiungono infatti i 500 milioni per le detrazioni decisi con la legge di Stabilità (che avrebbero consentito detrazioni di 25 euro). Sempre secondo la Uil, si potrebbe arrivare a detrazioni medie uguali per tutti pari a 150 euro, inferiori comunque a quelle dell'Imu del 2012.
Non tutti i Comuni tuttavia potranno introdurre le detrazioni: per ora si può solo dire che l'Imu media prima casa, con detrazioni costò 225 euro nel 2012 mentre oggi, senza detrazioni (che sono discrezionali) il costo si aggirerà sui 237 euro. Una prima valutazione prevede un rincaro, sia nei centri dove non saranno introdotte detrazioni sia per coloro che, non rientrando nelle fasce deboli, sosterranno per intero l'onere: se si arrivasse al 3 per mille sulle prime case, mediamente e senza detrazioni, si pagherebbero 483 euro a Torino, 471 euro a Roma, 429 euro a Milano, 408 euro a Genova, 396 euro a Bologna, 321 euro a Napoli.