ROMA Sul fronte del lavoro nell’ultimo semestre del 2013 il governo non è stato con le mani in mano. Sono stati varati incentivi per i giovani, un pacchetto di semplificazioni delle norme che regolano sia le entrate che le uscite ed in particolare quelle sull’apprendistato, misure sul rapporto scuola-lavoro, il cuneo fiscale e il rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga.
Tuttavia entro questo mese dovrebbero arrivare diverse novità se davvero si arriverà all’accordo di programma nella maggioranza. Il primo punto d’intesa dovrebbe essere il famoso Job Act che dovrebbe prevedere - almeno per quello che si è capito su ciò che bolle in pentola - da una parte il varo di un codice che raccolga tutte le norme più importanti sul lavoro riducendo e semplificando le oltre 2.000 disposizioni oggi vigenti, e dall’altro novità sulle normative dei contratti (anche se difficilmente si arriverà al contratto unico di cui si è parlato nei giorni scorsi che appare incompatibile con la complessità delle esigenze occupazionali delle aziende).
L’attivismo politico della maggioranza ed in particolare del Pd dovrà fare i conti con la ”normale” attività del governo. Giovedì è in programma un incontro con le parti sociali dedicato agli ammortizzatori sociali e ai fondi bilaterali. Meccanismi sui quali il ministro del Welfare, Enrico Giovannini, ha più volte ripetuto che intende lavorare con il cacciavite presentando proposte di aggiustamento e di innovazione che arricchiscano l’attuale gamma di ”possibilità” offerte a imprese e lavoratori.
IL PIANO
Per quanto riguarda il lavoro in senso stretto, Giovannini nelle scorse settimane ha fatto sapere che entro gennaio verrà presentato un disegno di legge delega per avviare la definizione di un Testo unico delle norme sul lavoro, previsto dal piano Destinazione Italia cui ha lavorato il ministro dello Sviluppo. Obiettivo da raggiungere in tempi stretti (e qui sarà fondamentale il lavoro di mediazione del premier Enrico Letta fra quanto sta già facendo il governo e i desiderata della maggioranza) è quello di definire anche delle semplificazioni amministrative per le imprese e quindi per le assunzioni. Il ministero del Lavoro ha già messo a punto un progetto per cui sarà operativo a breve la cosiddetta ”Garanzia giovani”, con 1,5 miliardi nel biennio 2014-15 finanziati dall'Ue: a partire da questo primo trimestre, i giovani sotto i 24 anni che si iscrivono ai centri per l'impiego, pubblici o privati convenzionati, entro 4 mesi, riceveranno un'offerta di impiego, uno stage, un apprendistato, un corso formativo o un'esperienza di servizio civile.
Difficile capire se nell’agenda della maggioranza finirà, invece, un’altra proposta che in queste ore sta prendendo quota e che viene dal giuslavorista e senatore montiano Pietro Ichino: un contratto di ricollocamento destinato a incentivare le aziende che si liberano di personale ma che sono disposte ad aiutare i loro ex dipendenti a ritrovare lavoro.
Sullo sfondo resta il nodo dell’articolo 18. Non è chiaro se la segretaria del Pd stia lavorando ad una proposta che preveda l’eliminazione dell’articolo 18 per i primi tre anni delle future assunzioni a tempo. Una soluzione del genere potrebbe ottenere l’appoggio di tutto il Pd, compresa l’ala sinistra, e anche quello della Cgil. Sul punto Renzi è stato generico e nelle sue interviste ha semplicemente sottolineato di voler «evitare una discussione ideologica sull’articolo 18 che non rappresenta la chiave di lettura di nessuna riforma del lavoro».