PESCARA È ripartito ieri mattina il dragaggio del porto, da parte della draga Cobra 2, dopo la sospensione natalizia dei lavori dal 20 dicembre scorso da parte dell’azienda Sidra di Roma che gestisce i lavori di pulizia dei fondali. Ma, nel contempo, è continuata a salire la quantità di sabbia che sulla banchina sud, man mano, si è andata accumulando, arrivando, fino a ieri, a raggiungere 16 mila metri cubi di materiale. Certo, non si tratta di sabbia sopraffina, in quanto è derivata dalla separazione e dalla selezione granulometrica dei fanghi che di volta in volta sono stati recuperati dal fondale del porto, ma stando a quanto previsto dal progetto iniziale del dragaggio, senza nessun costo per gli enti locali, essa dovrebbe servire al ripascimento delle spiagge colpite da erosione. Solo che, al momento, nessun Comune costiero - si era parlato nell’immediato di Francavilla, ma anche di Montesilvano, e della stessa Pescara (soprattutto per la parte sud della città, come ha documentato anche il Centro nei mesi scorsi, danneggiata a seguito delle mareggiate) - ha provveduto all’approvvigionamento della sabbia. Già analizzata dall’Arta, l’Azienda regionale per la tutela ambientale, la sabbia che intanto ha cominciato a formare delle piccole colline sulla banchina a ridosso del porto turistico, non presenta elementi nocivi alla salute. Sarebbe pertanto già pronta all'uso. «Non avrà un bell’aspetto», fa notare un esperto, «ma solo perché è ancora bagnata e dunque non ha ancora assunta una coloritura più chiara. Ma è di ottima qualità e può essere già da adesso utilizzata. Potrebbero cominciare già da ora a prelevarla, i diversi Comuni che avevano manifestato interesse», sottolinea un tecnico, il quale preferisce rimanere nell’anonimato, «e non aspettare i mesi più vicini all’estate». Ma non solo. Il cumulo di sabbia che si è andato costantemente ingrossando, non rappresenta neanche un buon biglietto da visita per attrarre un possibile ripristino di alcune rotte marittime turistiche, così come accadeva fino a qualche anno fa con la Croazia. «La banchina va liberata», aggiunge lo specialista, «proprio per consentire un futuro attracco dei traghetti, ma anche delle imbarcazioni in generale». D’accordo ieri si è detto anche Marco Santori, titolare dell’agenzia marittima Sanmar. «La banchina dovrebbe cominciare a svuotarsi», ha evidenziato. «Ma il punto da dirimere rimane sempre il dragaggio. Ora c’è stata la sospensione dei lavori, i quali sono ripresi oggi. E fra un mese, dicono, dovrebbero terminare. Solo che dopo due mesi, a mio avviso», riflette il titolare del’agenzia marittima, «saremo di nuovo punto e a capo. Nel frattempo, entro un mese, sempre stando a quanto ci è stato riferito, dovrebbe arrivare una seconda draga. Ma, secondo noi, sarà tutto inutile. Noi infatti avevamo chiesto che si scavasse fino a sei metri e mezzo, ma invece lo faranno arrivando soltanto a cinque metri e mezzo. La ragione risiederebbe nel fatto», spiega, «che con sei metri e mezzo di profondità si darebbe la possibilità a qualsiasi armatore di attraccare. Anche a quelle compagnie che potrebbero garantire un collegamento con l’altra sponda dell’Adriatico». E una maggiore profondità sarebbe richiesta anche per un altro motivo. «Con un metro in più di scavi», conclude Santori, «si darebbe luogo anche alla possibilità che i futuri riempimenti del fondale, inevitabili per via dei detriti che continuano a scendere, si compirebbero più tardi».