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Pescara, 25/11/2024
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Data: 08/01/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Regionali, i 5 Stelle cucinano lo scherzetto «Arriveremo primi». A Pescara un manifesto autoprodotto diventa un simbolo Spatola Mayo: siamo la voce di quelli che non ce la fanno

PESCARA C’è un bambino dall’aria un po’ perplessa che dice o pensa “Se non con la tua coscienza prima o poi farai i conti con me». È lo slogan del manifesto (è bene usare il singolare perché è stato stampato un solo esemplare) apparso a Pescara su iniziativa del Movimento 5 stelle della città. Nella foto circolata su facebook e ripresa ieri dal Corriere della Sera (che ha visto nell’iniziativa abruzzese il controcanto positivo del fallimento del Movimento in Sardegna dove alle regionali non sarà presente la lista Grillo), viene inquadrato anche un gruppo festoso di attivisti. Per gli ideatori Enrica Sabatini e Massimo Melizzi è la dimostrazione di «quanto il Movimento 5 stelle abbia in sé la forza di produrre coinvolgimento, motivazione, appartenenza e passione». E anche come riesca a fare a meno del finanziamento pubblico dei partiti per pubblicizzare le proprie idee. Il manifesto, sei metri per tre, è costato 270 euro, è stato autofinanziato dagli attivisti e dai simpatizzanti «e il concept grafico», spiega Sabatini, «è stato realizzato gratuitamente e volontariamente dal nostro gruppo comunicazione». In poche ore il post sul sito facebook dei 5 Stelle di Pescara è stato visto da 21.570 persone, ha avuto più di 450 condivisioni, più di 1500 “mi piace” e 149 nuove persone sono diventate followers della pagina. È il preannuncio di quello che potrà succedere nella prossima campagna elettorale per le regionali (e per le amministrative di Pescara), dove i 5 stelle vengono dati al 25%, mentre ieri un sito, scenaripolitici.com li dava al 28,5%, primo partito della regione, spalla a spalla con la coalizione di centrosinistra (il centrodestra realizzerebbe un 33,7%). Carlo Spatola Maio, consigliore comunale a Spoltore, è (usiamo il termine per semplificare) il “coordinatore” della campagna regionale («per fare una buona democrazia dal basso ci vuole anche un coordinamento delle attività») ed è ottimista sul futuro elettorale del movimento: «Non abbiamo certo i problemi della Sardegna. A livello regionale abbiamo ricostruito l’unità dopo un periodo burrascoso. Non ci sono dissidenti. Oggi contano i gruppi certificati, quelli che hanno sempre lavorato». Il 25% è buon punto di partenza, ma Spatola Mayo è convinto che la campagna elettorale, i banchetti in strada, i comizi di Beppe Grillo, il traino del voto europeo, faranno crescere ulteriormente i consensi alle liste regionali del movimento «a dispetto di altre elezioni amministrative come quelle in Basilicata o nel Trentino dove i risultati non sono stati eccellenti». Già pronte le quattro liste circoscrizionali. «Le abbiamo girate a Beppe Grillo», dice Spatola Mayo, «in questi giorni le sta vagliando, sta cioè vedendo la rispondenza dei candidati con i principi del movimento: essere incensurati, non essere iscritti a partiti o movimenti antagonisti; non avere fatto più di 2 legislature, ecc. A breve avremo l’autorizzazione a presentare i candidati». C’è ancora da fare per il candidato presidente: «Per queste scelte da noi si usa il blog che viene messo a disposizione delle candidature. Varrà per la regione e per i grandi comuni, come Pescara e quasi certamente Teramo». Le candidature? «Io preferirei che le candidature arrivassero dagli attivisti», dice Spatola Mayo. Resta ferma naturalmente la linea nazionale: «Andremo soli non faremo alleanze». Nel frattempo cominciano a girare le bozze del programma. Una trentina di argomenti quelli sul tappeto, dalla corretta gestione dei fondi europei al controllo delle voci di bilancio, alla corretta gestione del territorio, un inevitabile focus sulla sanità, il discorso ambientale ed energetico. «Queste tematiche verranno messe a disposizione dei cittadini tramite banchetti e in rete per implementare un programma definito nel dettaglio», spiega Spatola Mayo. Il meccanismo può sembrare farraginoso, «ma noi stiamo cercando di fare una politica nuova»,spiega, «stiamo attenti a non costruire meccanismi pesanti che creino costi. Dunque ci confrontiamo con problemi inediti rispetto agli altri partiti: dobbiamo inventarci uno schema funzionale alternativo». E dove pescherà consensi il movimento, a destra o più a sinistra? «Standoci dentro», risponde, «si capisce che il movimento non è né di destra né di sinistra. La realtà vera è che c’è un 10% di persone che hanno il potere, e il 90% che non hanno più nulla e sono disperate. Guardando la politica in questa chiave ti accorgi che i concetti di destra e sinistra non servono più».

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