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Pescara, 25/11/2024
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Data: 08/01/2014
Testata giornalistica: Corriere della Sera
L’Ape regina e ricatti da 150 mila euro nei fascicoli segreti del fiscalista Paolo Oliverio

Nel computer anche le istruzioni per istallare un software in grado di intercettare i cellulari

ROMA - «File 0004888 denominato “visto Sabina Beganovic” che riporta un apparente visto turistico rilasciato alla stessa Beganovic».
«File 000478 estorsione: Attenzione Franci, state marciando male tu, Paolo Oliverio... Se chiudete verifiche della Guardia di Finanza illegalmente e volete guadagnare solo voi state sbagliando. Franci la tua vita è in pericolo. Se volete continuare i lavori in tranquillità e stare sereni dovete pagare 150 mila euro al mese. Per il pagamento riceverete istruzioni tramite la I.T.R. di cui amministratore è Paolo».
«File 000455 denominato “Cell. spy 334” in cui viene descritta la procedura per l’installazione di un software denominato “spyphone” su un cellulare Nokia utile per procedere ad attività di intercettazioni di comunicazioni».
Eccoli i primi dossier sequestrati nell’archivio segreto del commercialista Paolo Oliverio, arrestato nell’inchiesta sui padri Camilliani e adesso sotto indagine per l’attività di ricatto che avrebbe effettuato su manager, politici, 007, alti ufficiali della Guardia di Finanza. Uno riguarda Sabina Began, l’Ape Regina di Silvio Berlusconi, e adesso si sta cercando di scoprire se fosse vittima di un ricatto o inserita nella lista dei clienti del professionista. Soprattutto si vuole sapere a che cosa serviva il «visto» e chi se ne è occupato. Un altro sembra dimostrare la capacità di orientare le verifiche fiscali delle Fiamme Gialle, in cambio di decine di migliaia di euro. E poi ci sono i rapporti con ispettori di Equitalia, con banchieri, manager, politici. E ci sono soprattutto le intercettazioni illegali in un’attività di controllo e spionaggio che potrebbe avere sviluppi clamorosi. Anche perché alcuni documenti giudiziari riservati - compreso un fascicolo sulla cosiddetta loggia P3 - erano stati occultati nella cassaforte di padre Renato Salvatore, superiore generale dei Camilliani.

I personaggi dello spettacolo
Quale fosse la capacità di ricatto di Oliverio lo spiega il giudice nell’ordinanza che gli nega la concessione della libertà ma anche dei domiciliari, proprio come aveva chiesto il pubblico ministero Giuseppe Cascini evidenziando «il quadro relativo alle attività criminose dell’indagato ben più ampio e allarmante di quello finora emerso». E scrive: «Le esigenze indicate nella misura cautelare permangono immutate in ragione di quanto va emergendo dall’esame della documentazione informatica sequestrata. Si profilano attività di gestione di società, rapporti con l’amministrazione finanziaria, rapporti con persone del mondo dello spettacolo che paiono prevedere il ricorso a pratiche quali la captazione non autorizzata di conversazioni, l’estorsione, l’intervento su procedure di controllo».
Oliverio aveva informazioni sulla vita privata degli agenti segreti e dei generali delle Fiamme Gialle e avrebbe utilizzato queste notizie per ottenere favori per sé e per i propri clienti, tanto da evitare loro verifiche fiscali o successivi versamenti all’Erario. Ma avrebbe anche ricattato alcuni imprenditori e almeno un politico proprio grazie alle notizie segrete che gestiva. Tutti i nomi sono nei file trovati nella pen drive e nei computer sequestrati al momento dell’arresto che gli investigatori della Finanza guidati dal colonnello Cosimo De Gesù stanno analizzando in questi giorni.

La cassaforte del prelato
Dopo la cattura Oliverio ha ammesso di aver effettuato bonifici per circa 3 milioni di euro utilizzando anche alcuni conti correnti dei Camilliani per trasferire le somme all’estero. Un’operazione di riciclaggio del denaro in un «sistema» che mescola i beni dell’ordine religioso con quelli di provenienza illecita, probabilmente della ‘ndrangheta. E si è scoperto che padre Salvatore si è prestato - come lui stesso ha confessato ai magistrati - pure per custodire alcuni documenti riservati nella propria cassaforte. «Era per fargli un favore, non sapevo di che cosa si trattava», si è giustificato.
Durante la perquisizione è stato trovato un fascicolo relativo all’inchiesta sulla P3, l’associazione segreta per la quale sono indagati oltre a Flavio Carboni anche Denis Verdini e Marcello Dell’Utri, il governatore dela Sardegna Ugo Cappellacci, l’ex presidente della Corte di Cassazione Vincenzo Carbone, oltre a numerosi imprenditori. E poi atti giudiziari che Oliverio sarebbe riuscito ad occultare, mostrando così la sua capacità di ottenere carte riservate proprio in virtù dei rapporti con 007 e investigatori. Persone con le quali aveva frequentazioni costanti anche al di fuori dell’ambito lavorativo e che adesso potrebbero essere convocate in Procura per chiarire la natura di questi legami.

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