L’AQUILA Moduli abitativi provvisori come tangenti, una bustarella da 10mila euro nascosta nella confezione-dono di Grappa, consulenze fittizie, soldi versati per finanziare La Destra in cambio di aiuti per ottenere appalti e millantato credito. Questo e altro spunta dagli atti dell’inchiesta «Do ut des» della squadra Mobile dell’Aquila sull’ennesimo caso di corruzione negli appalti post terremoto: la polizia ipotizza mazzette per 500mila euro. Quattro persone ai domiciliari per 15 giorni, altrettanti gli indagati. Ai domiciliari sono finiti l’ex assessore delle vecchie giunte di centrodestra, Pierluigi Tancredi, 60 anni, dirigente Asl, ( che ebbe un breve ruolo politico nel post sisma) l’ex assessore della giunta Cialente, l’architetto Vladimiro Placidi (58), Pasqualino Macera, (57), di Atri, imprenditore, e Daniela Sibilla, (39) pugliese ma residente all’Aquila, già collaboratrice di Placidi e Tancredi. Indagati l’imprenditore di Bassano del Grappa, Daniele Lago, (41), rappresentante legale e titolare della ditta Steda, il dirigente comunale del settore ricostruzione, Mario Di Gregorio 46), l’assessore (da ieri dimissionario) ed ex vicesindaco dell’attuale giunta Cialente, Roberto Riga (Api) (46), e Fabrizio Menestò, di 66 anni, di Assisi, direttore dei lavori dei puntellamenti di Palazzo Carli. Gli aspetti salienti dell’indagine, caratterizzata anche da perquisizioni in Comune, all’Asl, e nelle case dei sospettati, sono stati riferiti ieri in una conferenza stampa da parte del capo della Mobile, Maurilio Grasso e dal responsabile dello Sco, Sabatino Romano. Si tratta di un’indagine che fa riferimento al periodo 2009-2011 ma che è iniziata nel 2012 in seguito a una controversia civile, poi finita in Procura, riguardante le due ditte che si occupavano dei puntellamenti per un appalto milionario di palazzo Carli, ex rettorato: la Steda e la Silva costruzioni che appare come parte lesa. Di rilievo ma non decisive le dichiarazioni ai Pm del «pentito» imprenditore Lago. L’ex assessore Placidi avrebbe fatto il possibile per individuare una ditta (la Steda) da affiancare alla Silva che aveva avuto difficoltà momentanee nell’eseguire i lavori. Da lì partirono indagini con le intercettazioni e i controlli bancari che hanno inguaiato i sospettati. «Il Comune», spiega il gip che ha firmato gli arresti, Giuseppe Romano Gargarella, «per conferire quei lavori doveva attingere tra le ditte munite di qualificazione inserite nelle liste fornite dall’Ance. La Silva venne indicata tra le imprese accreditate mentre la Steda non risultava essere stata inserita. Nella costituzione dell’Ati Steda-Silva l’impresa veneta non venne individuata tra le ditte accreditate ma fu favorita da Tancredi, Sibilla e Placidi il quale, come gli altri, aveva un preminente interesse personale che la Steda entrasse nell’appalto». Queste, comunque, le contestazioni essenziali. Un capo di imputazione per corruzione riguarda Lago, Riga e Tancredi. Lago avrebbe promesso a Riga 30mila euro (di cui 10mila in contanti nella confezione dono di Grappa) in modo che costui interferisse nei lavori di messa in sicurezza del consorzio Alto.Ma.C, in via Accursio, che però non furono fatti dalla Steda. Lago, Tancredi, Sibilla e Macera si accordavano, secondo le accuse, sempre per favorire la Steda in alcuni lavori. In cambio Lago avrebbe consegnato a Tancredi 5 Map del valore di 200mila euro, 12mila euro alla Sibilla in assegni. Inoltre, nell’ambito di presunti accordi, a Placidi venivano promessi 73mila euro mediante la stipula di un contratto con la Proges, società dello stesso ex assessore, come consulenza fittizia in cambio di interessamenti in cambio di aiuti per avere appalti. Lago, Menestò e Di Gregorio sono accusati di falso e appropriazione indebita. Lago, con l’aiuto degli altri, si sarebbe appropriato di oltre un milione per il terzo lotto dei puntellamenti di Palazzo Carli, trasferendolo in una banca di Verona, quando i lavori erano stati fatti dalla impresa Silva in data precedente a quella attestata falsamente negli atti. Macera è indagato per millantato credito nei riguardi dell’ex vice capo della Protezione civile Bernardo De Bernardinis. «Si faceva dare da Lago 60mila euro», scrive il gip, «con il pretesto di dover comprare il favore di questi al fine di risolvere in modo positivo una gara per fornire Map, gara in cui la Steda partecipava in Ati con altre imprese tra cui la Mercatone Uno Service di cui era rappresentante per l’Abruzzo. Egli, inoltre, avrebbe fatto pressione sui sindaci di Pizzoli, Fagnano Alto e Barisciano in modo che omettessero contestazioni di qualsiasi genere in relazione ai tempi di consegna dei Map preservando la Steda da penali.