Traballa la Giunta di Cialente. Scoperto il sistema corruttivo che, attraverso un rodato giro di tangenti, garantiva onerosi appalti legati alla ricostruzione del dopo sisma
Una nuova bufera si abbatte sull'Aquila del dopo terremoto. A finire invischiati nell'inchiesta sono assessori e funzionari pubblici del Comune, ma anche imprenditori, tecnici e faccendieri.
Un sistema corruttivo che, attraverso un rodato giro di tangenti, garantiva onerosi appalti legati alla ricostruzione dopo il sisma del 6 aprile 2009 che provocò 309 morti, 1.600 feriti e oltre 65mila sfollati. Tra le otto persone coinvolte spicca il nome dell'attuale vicesindaco dell’Aquila, Roberto Riga, ora indagato, che all’epoca dei fatti era proprio assessore all’Urbanistica. "Mi tiro da parte come ruolo di vice sindaco e assessore - ha commentato vorrei lasciare tranquilla l’amministrazione comunale, il sindaco e la Giunta senza avere dubbi sulla propria attività".
L’operazione è stata denominata "Do ut Des" proprio per sottolineare come gli indagati avessero creato un sistema di tangenti ben radicato nel tempo e sul territorio aquilano, al fine di ottenere delle dazioni di denaro per l’aggiudicazione di alcuni appalti relativi a lavori di messa in sicurezza di edifici danneggiati dal sisma del 2009. Le accuse vanno dal millantato credito alla corruzione, dalla falsità materiale e ideologica all'appropriazione indebita. Reati, secondo l’accusa, che sarebbero stati commessi dal settembre 2009, quindi pochi mesi dal devastante sisma che ha causato 309 vittime, al luglio 2011. L’entità delle presunte tangenti contestate è di 500mila euro, mentre è stata accertata l’appropriazione indebita, attraverso la contraffazione della documentazione contabile per 1,2 milioni di euro. Condotte attraverso presìdi tecnici, in particolare intercettazioni ambientali e telefoniche, le indagini per gli inquirenti hanno mostrato che le tangenti venivano pagate sia in denaro sia attraverso veri e propri moduli abitativi provvisori (map) che sarebbero stati poi rivenduti. "Sto malissimo, mi sento tradito, perché ho sempre raccomandato a tutti la massima trasparenza e il rispetto della legge", ha commentato il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, in carica anche ai tempi dei fatti.
Tra le quattro misure cautelari agli arresti domiciliari, disposte dal gip Giuseppe Romano Gargarella su richiesta dei sostituti procuratori Antonietta Picardi e David Mancini coordinati dal procuratore Fausto Cardella, ci sono anche due personaggi di spicco del panorama aquilano. Il primo è sicuramente Pierluigi Tancredi, attuale dirigente dell’Asl numero 1, più volte assessore negli anni Duemila: all’epoca dei fatti era consigliere comunale delegato per il recupero e la salvaguardia dei beni costituenti il patrimonio artistico della città. L'altro è Vladimiro Placidi, 57enne assessore comunale alla Ricostruzione dei beni culturali dopo il terremoto nel primo mandato del sindaco Cialente, nonché direttore del Consorzio dei beni culturali della Provincia dell’Aquila. Ai domiciliari anche Daniela Sibilla, 38enne dipendente del Consorzio beni culturali e già collaboratrice di Tancredi durante i mandati da assessore, e Pasqualino Macera, all’epoca funzionario responsabile Centro-Italia della Mercatone Uno. Oltre a Riga, gli altri denunciati c'è Mario Di Gregorio, 45enne direttore del settore Ricostruzione pubblica e patrimonio del Comune dell’Aquila, all’epoca dei fatti funzionario responsabile dell’ufficio Ricostruzione. Nei guai anche Fabrizio Menestò, 65enne ingegnere di Perugia che all’epoca era direttore e progettista dei lavori per le opere provvisionali di messa in sicurezza di Palazzo Carli, sede del rettorato dell’Università dell’Aquila. E ancora: Daniele Lago, 40enne imprenditore di Bassano del Grappa, ad della Steda, aggiudicataria di alcuni appalti.