ROMA «Chi sbaglia paga, sempre, ma chi sbaglia lo decide la magistratura»: nella vicenda tutta beneventana che ha messo sulla graticola la ministra alfaniana Nunzia De Girolamo, ieri anche Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, ma prima ancora marito della ministra. Democratico. «Io appartengo a quella scuola antica, molto rigorosa con tutti, con chi è accanto e con chi è di fronte, ma chi sbaglia lo faccio decidere alla magistratura, non lo decido io», ha sottolineato a margine di un’iniziativa a Napoli, invitando «tutti nel nostro mondo a fare un'esame serio di coscienza, sull’etica della responsabilità». E ha assicurato che, «pur comprendendo chi chiede le dimissioni, ci sarà un dibattito e il ministro si difenderà da sola, è in grado di farlo».
IL CALENDARIO
Ma se la questione al Senato è stata già sollevata dal M5S che, per bocca del nuovo capogruppo Vincenzo Santangelo, ha già chiesto al presidente Pietro Grasso di impegnare la ministra «a voler fornire immediate comunicazioni alla nostra assemblea, in merito al rapporto tra la sua attività politica e il buon andamento e l'imparzialità della pubblica amministrazione», il redde rationem su De Girolamo è assai probabile che si consumi prima alla Camera, venerdì prossimo. E proprio su richiesta del partito di Boccia, il Pd. Ieri, infatti, i deputati Michele Anzaldi, Nicodemo Oliverio e Nino Taricco hanno presentato un’interrogazione urgente (che avrebbe in calce già una trentina di firme democratiche), in cui si chiede alla ministra «quali sono state le motivazioni che hanno determinato il suo intervento poco trasparente» nella vicenda della Asl di Benevento, «contribuendo ad orientare importanti decisioni di interesse pubblico riguardanti l'organizzazione dell'ente». L’interrogazione dovrebbe arrivare in aula prima della fine della settimana, ed è prevedibile che la De Girolamo non si sottragga all’appuntamento, visto che si è già detta «pronta a chiarire in Parlamento gli aspetti di questa sconcertante vicenda che mi vede sottoposta a un linciaggio mediatico senza precedenti pur non essendo io coinvolta nell’indagine».
MAGGIORANZA DIVISA
Il Pd, d’altra parte, non parla con una voce univoca, sul caso. Se la vicepresidente della Camera Marina Sereni ieri auspicava che siano «fugati i dubbi», escludendo che il suo partito abbia interesse a «sciacallaggio o polemiche, al solo scopo di attrarre l'attenzione dei media», il deputato Sandro Gozi dichiarava che, a suo avviso, la ministra è «in una condizione molto difficile e credo che dovrebbe andarsene». Il Nuovo centrodestra, ovviamente, fa quadrato. «La vicenda è incomprensibile, perché riguarda una faccenda del 2012, emersa poi a distanza di tempo. E' tutto ciò è sbagliato anche perché Nunzia era a casa sua», ha detto il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, mentre la collega responsabile della Salute Beatrice Lorenzin ha parlato di «un caso di strumentalizzazione politica basato su intercettazioni abusive che non hanno alcuna rilevanza penale».