L’AQUILA «Finora si è pensato a ricostruire le case, più che la città. Il sindaco ha fatto bene a dimettersi». Dall’alto dei suoi 90 anni, di cui 14 a capo dell’Università dell’Aquila (1981/1995), Giovanni Schippa sferra un affondo durissimo nei confronti dell’amministrazione. Non commenta lo scontro Curia-Comune ma per il resto non le manda a dire. «Se saranno confermate le accuse da parte della magistratura», dice, «si tratta di atti molto gravi nei confronti di una città martoriata. A posto del sindaco avrei fatto lo stesso». «Ci sono sicuramente delle responsabilità importanti del primo cittadino», prosegue. «Certo, bisogna capire che deciderà la magistratura. Ma, a mio avviso, ha fatto bene: si tratta di cose gravi. Gli indagati lavoravano con lui tutti i giorni. Non penso che Cialente sia coinvolto e persino il sospetto sarebbe fuori posto. Alcuni suoi atteggiamenti, però, mi hanno meravigliato: in particolare le interviste in cui ha scaricato le responsabilità sul Ministro per la Coesione territoriale Carlo Trigilia. È possibile che ci siano problemi col governo, ma questa penso sia un’altra storia. Le sue dimissioni mi sembra giusto legarle alla bufera giudiziaria in quanto ha colpito stretti collaboratori, scelti da lui». Schippa valuta i due mandati dell’amministrazione Cialente. «Mi sembra sotto gli occhi di tutti che le cose non vadano poi tanto bene. Più che ricostruire la città si stanno ricostruendo le case. Va ricordato che L’Aquila già prima del terremoto stava degradando, come hanno dimostrato molti studi, tra cui quelli dell’Ocse, della Banca d’Italia e del Cresa: dallo smantellamento dell’Italtel in poi la situazione è continuamente peggiorata. L’unica realtà vivace e capace di creare reddito nel 2009 era l’Università. Cialente avrebbe potuto scegliere collaboratori diversi, soprattutto tecnici e studiosi che lo affiancassero nelle decisioni più importanti. Proprio quelle che penso non sia stato in grado di prendere, come non ha saputo neanche sfruttare quello che all’Aquila c’era e c’è di valido». Nei giorni scorsi il ministro Trigilia ha incontrato la rettrice Paola Inverardi in un gruppo di lavoro sullo sviluppo territoriale. Non è stato invitato il Comune. «A mio avviso», commenta l’ex rettore, «come è stato evidenziato dagli studi Ocse con l’ateneo di Groningen, dal ministero e da altri, la sopravvivenza e lo sviluppo dell’Aquila sono legati all’Università, che in tal senso può contribuire a livello scientifico, ma anche economico con il suo indotto di studenti residenti e docenti. Dall’Ateneo può anche partire il rilancio e lo sviluppo di un turismo ambientale e culturale. La professoressa Inverardi già durante l’inaugurazione dell’anno accademico ha detto che avrebbe voluto lavorare in stretta collaborazione con il Comune e lo Stato per rendere competitiva l’Università e per la ricostruzione dell’Aquila. Penso che la riunione che si è tenuta vada in questa direzione e abbia come obiettivo il rilancio della città. Sapevo che lei aveva rapporti corretti col sindaco ed escludo la possibilità che abbia voluto estrometterlo». Veniamo al futuro ruolo dell’Università. «Sono d’accordo con la Inverardi», dice Schippa, «quando pensa ad attività didattico-sperimentali rivolte proprio ai problemi della ricostruzione, che dovrà diventare oggetto di studio e partecipazione. Quando sono stato rettore, ho fatto tutto in funzione non solo della crescita dell’Ateneo, ma anche del radicamento nella città. Ho sempre collaborato molto attivamente con i vari sindaci, a cominciare da Tullio de Rubeis, Antonio Centi ed Enzo Lombardi».