PESCARA Ancora gente che sui marciapiedi s’interrogava sui lavori in corso, qualche sbuffo, una breve discussione tra alcuni agenti della polizia municipale e un anziano, che all’incrocio tra piazza della Repubblica e corso Vittorio Emanuele aveva lasciata, ostruendo il transito, l’automobile all’imbocco della corsia, lato ovest, che fino all’altro ieri era il percorso riservato agli autobus. Qualche coda, poi, sempre all’altezza dello stesso incrocio, quando dal corso qualcuno, di fronte al semaforo in attesa del verde per svoltare verso l’area di risulta, ha impedito la marcia a coloro che dovevano proseguire dritto (ma il problema nel corso della mattinata è stato risolto, spegnendo il semaforo di sinistra e «biforcando» le corsie). Ma per il resto, niente caos o incolonnamenti, nella giornata di ieri, ovvero il giorno dopo l’apertura del cantiere in corso Vittorio Emanuele, che nel giro di poco più di tre mesi dovrebbe portare a compimento il progetto di riqualificazione della zona approntato dal Comune. Due segnalazioni sono però arrivate da alcuni autisti dei mezzi pubblici, che ieri mattina, a causa di qualche variazione sulle fermate degli autobus, hanno dovuto subìre rimbrotti da parte di utenti non informati. Le due corsie a doppio senso di marcia, che ora si dividono la metà dell’intera carreggiata, sul lato ovest, secondo i conducenti non sarebbero a norma. «Sono troppo strette», racconta un autista a fine corsa, «in quanto, per la corsia preferenziale, il codice della strada prevede almeno tre metri e mezzo di larghezza. Qui invece siamo a tre metri. Il rischio», continua, «è per gli autobus a due piani, i quali sono alti quattro metri e mezzo. Infatti, quando ora si transita in direzione nord-sud, questi mezzi corrono il pericolo di toccare i rami degli alberi, che potenzialmente potrebbero divellere gli specchietti retrovisori o infrangere i finestrini laterali. E nel tentativo di spostarsi a sinistra, operazione impossibile vista l’esiguità dello spazio, non è escluso che si vada ad invadere la corsia sulla quale si viaggia in senso contrario». Sul piede di guerra, invece, è la Confcomercio, la quale, come annunciato lunedì, ieri ha convocato la giunta dell’associazione per discutere della «rivoluzione», così com’è stata definita, di corso Vittorio. Quasi sei ore di riunione, tra il presidente Ezio Ardizzi e i commercianti Alberto Siena, Ciro Bux, Adriano Arienti, Nino Bettini, Roberto D’Intino, Aldo Di Cosmo, Amedeo Fava, Piero Galasso, Sergio Mazzaferro e Riccardo Padovano, durante la quale si è ventilata, per protestare contro i lavori di corso Vittorio, anche l’ipotesi di una dimissione in massa dei componenti. Alla fine si è optato per la richiesta di dimissioni della giunta comunale. Al termine dell'incontro, si è deciso di indire una raccolta firme contro il progetto «cervellotico ed insensato», annunciando la realizzazione di un manifesto funebre, con la scritta «Lavori in… corso, per farci morire», che verrà affisso sulle vetrine dei negozi del corso. Durante l’appuntamento, la solidarietà è poi andata a Celso Cioni, il presidente regionale della Confcommercio, che l’altro ieri si era barricato nella sede aquilana della Banca d’Italia. Per questo, Confcommercio ha anche decretato una giornata di protesta, intitolata «L’Aquila- Pescara insieme…per la rabbia!».