NAPOLI Sarà forse costretta a riferire alle Camere il ministro dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo, perché il Pd lo chiede a viva voce. Ma non è la sola versione dei fatti che dovrà rendere, perché la procura di Benevento che indaga sul «direttorio politico-partitico» che avrebbe gestito gli affari di Asl e sanità beneventana, dovrà inevitabilmente vedere chiaro in quelle intercettazioni abusive che raccontano di incontri per mettere a punto gare d’appalto dai contorni non proprio legali. I pm titolari dell’inchiesta continuano a smentire che il ministro sia indagata, anche se forse decideranno di sentirla. Intanto il commento che circola negli uffici giudiziari è attendista: «Aspettiamo di vedere cosa riferirà in Parlamento», spiegano.
LE RIUNIONI
Sembra ormai certo, però, che gli ultimi accertamenti della Guardia di finanza siano puntati su almeno cinque componenti di quelle riunioni avvenute il 27 e il 30 luglio del 2012, in particolare la seconda, quando nell’abitazione del padre del ministro, si è decisa la sorte dell’appalto milionario del 118. Erano presenti Felice Pisapia, all’epoca direttore amministrativo della Asl, ora inquisito ma anche grande accusatore per aver intercettato abusivamente quelle conversazioni. Michele Rossi, direttore generale della Asl, l’avvocato Giacomo Papa, attuale vicecapo di Gabinetto del ministero, il giornalista Luigi Barone, il direttore sanitario Gelsomino Ventucci e la stessa De Girolamo. Nunzia chiede a Pisapia se sia possibile fare un affidamento diretto per il 118, un appalto triennale che vale 12 milioni di euro. Il manager le dice che ci vuole una gara. Giacomo Papa parla di «by–passare la gara». Pisapia allora sostiene che è rischioso e Nunzia sembra d’accordo, ma quando cominciano a opporle motivi formali sbotta contro «ste cazzo di carte».
Quali saranno i prossimi passi della procura non è ancora chiaro. Certamente di quel business e di come sia stata gestita la gara d’appalto, qualcuno dovrà rendere conto.
IL RIESAME
Intanto, ieri, il difensore di Pisapia ha depositato nuove carte al Tribunale del riesame. Circa 50 pagine di dialoghi intercettati abusivamente che punterebbero a chiarire la sua posizione, ma getterebbero ancora più ombre nella gestione del «direttorio». Durante l’udienza il pm ha chiesto che venga confermato l’obbligo di dimora per l’indagato e i giudici si sono riservati di decidere, ma non è escluso che la sua posizione possa aggravarsi.
Nunzia De Girolamo ha comunque deciso di passare all’attacco e ha «dato mandato agli avvocati di predisporre un esposto in relazione alla captazione illecita di conversazioni registrate abusivamente in un colloquio al quale partecipava quando era deputato, nonché alla loro divulgazione attraverso i mezzi di informazione». «Ho chiesto anche - ha aggiunto il ministro - di chiarire le responsabilità di tutti coloro che con atti e fatti gravemente lesivi della mia privacy hanno tentato di ledere la mia immagine e la mia onorabilità». Il mandato è stato affidato agli avvocati Gaetano Pecorella, del foro di Milano, e Angelo Leone, del foro di Benevento, per l'esposto «da inviare alla magistratura di Benevento e al Garante per la Protezione dei dati personali.
L’INTERPELLANZA DEL PD
Caso giudiziario, dunque, ma anche caso politico, perché nonostante il ministro confermi di non volersi dimettere, ieri, Matteo Renzi ha chiesto spiegazioni al più presto: «LA Idem - ha dichiarato - si è dimessa dimostrando uno stile profondamente diverso». In ogni caso, il Pd ha presentato un’interpellanza urgente nella quale chiede chiarimenti al ministro nella seduta di venerdì. «Laddove le circostanze messe in luce dalle registrazioni venissero confermate da successive indagini – si legge nel testo – mostrerebbero comportamenti inopportuni dal punto di vista politico e rivelerebbero da parte del Ministro una gestione sconveniente di un ufficio territoriale della Asl».
La saga del Benevento-gate tra scamorze, parenti e favori
Mastella è il sovrano che si sente spodestato «ma io», dice da Strasburgo a De Girolamo e al marito Boccia che alludono a «sciacalli locali», «sono un politico nazionale, anzi internazionale». Ma ora Benevento è La città di Nunzia, della regina del Sannio, del ministro del «qui comando io!». E comanda davvero. Quaggiù però il suo mondo trema, le scosse arrivano fortissime anche a Roma e nel bar di zio Franco, all'ospedale Fatebenefratelli, c'è aria di attesa. Lui, parente acquisito di Nunzia, è alla cassa. Si lamenta: «Neppure le aranciate possiamo fare. Ci controllano anche se lo spremiagrumi è a norma o no». Un cliente: «Don Franco, ma davvero chiudete?». «Eh, sí. Tra qualche giorno, purtroppo. Dicono che ci sono stati abusi edilizi».
È il bar di cui si parla nelle registrazioni segrete a casa di Nicola, il papà della De Girolamo, e lei avrebbe fatto avere a zio Franco e alla cugina Giorgia Liguori la gestione del locale (questa vicenda è molto local ma anche national) in barba ad un altro ramo della famiglia - quella dell'anziano don Mario - che se n'è sempre occupato. Tutto vero? Tutto falso, come dice la regina di Nunzialand? Intanto il sindaco, Fausto Pepe, del Pd, dice che manda i vigili a mettere i sigilli. I Liguori-De Girolamo attendono l'affronto ma la chiusura annunciata per ieri non s'è vista, è posticipata a oggi ma non si vedrà e il problema di Benevento - che a Guido Piovene sembrava ordinata quanto Trento - è che è tutto molto opaco. Basti pensare che il sindaco - il quale stigmatizza i comportamenti di Nunzia e si lamenta: «O eri con lei o contro di lei» - è anche quello che nell'indagine in cui è finito, e che si chiama Mani sulla città, fa compagnia tra gli altri ad Antonio Cavaliere, cognato di Nicola Cosentino.
CONFLITTO D’INTERESSI
Osserva Carmine Nardone, ex presidente dem della Provincia: «Il vero problema è il conflitto di interessi. De Girolamo figlia, ministro dell'agricoltura. De Girolamo padre, direttore del Consorzio agrario che qui è una potenza». E la sanità, le autoambulanze lottizzate, le nomine ospedaliere rimproverate a Nunzia? «Anche questo», incalza Nardone: «Una come la De Girolamo, così attenta alla gestione locale, per opportunità dovevano farla ministro senza portafoglio». Forse si sarebbero evitati problemi. Forse no. E intanto in città si parla di possibili sviluppi dell'inchiesta, proprio nel campo delle nomine agricole e perfino nel mondo giudiziario, per certe consulenze che sarebbero state concesse - secondo i bene informati o i dietrologi - a mogli di magistrati.
INNOCENTISTI IN MINORANZA
Il pm che indaga sul cerchio magico di Nunzia, il Tartaglia, gode di stima ma qualche sua passata inchiesta sulla pubblica amministrazione non è andata a buon fine. Politicamente, gli innocentisti filo Nunzia non sono maggioranza quaggiù. Ma dal punto di vista giudiziario, è tutto un altro discorso. Tutto una bufala? “Tuttodibufala” si chiama un negozio di latticini, a due passi dalla Asl e vicino alla sede della massoneria che quaggiù conta eccome, ma non nel caso di Giovanni Perfetto. È uno che vende mozzarelle, ma fa anche il comico, e sarebbe secondo le registrazioni galeotte uno dei beneficiati della regina del Sannio, attraverso un suo fedelissimo, Luigi Barone. «Macché», s'infervora Perfetto offrendo un pezzo di scamorza in questa saga nazional-paesana: «Mi sono state sequestrare delle mozzarelle dalla guardia di finanza a causa di difetti di conservazione. Mettono i sigilli ma così, rinchiusa, la merce comincia a puzzare. Allora tolgo i sigilli per evitare il tanfo nel negozio e mi fanno una multa e un procedimento penale. Della cosa parlo a Barone perché sollevi il caso, gliene parlo non in quanto fedelissimo di Nunzia ma sapendolo giornalista al Sannio quotidiano».
In effetti Barone era vice-direttore del giornale, poi il direttore sceglie Forza Italia, lui il Ncd, e la coppia si rompe. E comunque - mentre Nunzia si sgola: «Ma che c'entro io con le mozzarelle?» - Barone, il papà della De Girolamo e Giacomo Papa, capo della segreteria politica del ministro, sono il trittico che, insieme a lei, comanda a Nunzialand. O forse comandava. Adesso, niente più è come prima ma nessuno quaggiù brinda nei bar di Corso Garibaldi o nelle sedi dei partiti. Fa un bel discorso Simone Razzano, giovanissimo renziano della prima ora e membro della segreteria provinciale del Pd: «Il problema è che anche il nostro partito, che giustamente sta prendendo posizione contro la De Girolamo, deve utilizzare lo stesso metodo anche in casa propria. Sennò, non siamo credibili. Abbiamo un sindaco indagato, mentre De Girolamo, con tutte le vergogne che stanno uscendo fuori, non lo è». Almeno per ora.