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Pescara, 25/11/2024
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16/01/2014
Il Centro
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Mascia: non temo le primarie, stravincerò. Il sindaco già certo della ricandidatura: merito un 9, sono io l’uomo di Forza Italia. Testa? Correrà per un posto in Regione |
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PESCARA Si sente ricandidato da 5 anni, dal giorno dopo la vittoria delle elezioni nel 2009, e dice: «Le primarie? Non temo nessuno. Se si faranno non le vincerò e basta: le stravincerò. Ma adesso è troppo tardi». Il sindaco Luigi Albore Mascia è certo: «Sono io il candidato sindaco di Forza Italia». E a Guerino Testa del Nuovo centrodestra, l’alleato nemico presidente della Provincia che ambisce a fare il sindaco, dice: «Già nel 2009 Testa voleva fare il sindaco, ha tanto tempo davanti. Da presidente della Provincia ha lavorato bene ed è un ottimo candidato al consiglio regionale». Prima di partire per Addis Abeba e aprire un ospedale oncologico, Albore Mascia parla delle elezioni: «Ogni sindaco che non abbia avuto incidenti giudiziari e non abbia avuto malattie gravi, spera nella ricandidatura. Lo insegna la storia che chi ha fatto il sindaco, ha il diritto e il dovere di continuare». Mancano poco più di 4 mesi alle elezioni del 25 maggio prossimo: lei si sente già ricandidato? «Io mi sento ricandidato fin dal 2009, da quando sono stato eletto sindaco per la prima volta. Del resto, tutti i sindaci immaginano di portare a termine il proprio lavoro almeno in 10 anni: guardi che io non ho trovato progetti nel cassetto, né risorse già opzionate. Ecco perché quando sento e leggo che ci sono voluti 4 anni per far partire certi lavori rispondo che non è affatto vero: la verità è che ci vuole tempo per programmare i lavori, per trovare i fondi e progettare gli interventi rispettando, e sottolineo rispettando, le norme dell’evidenza pubblica. Sapevo che l’immediato si poteva raggiungere in 5 anni ma le opere destinate a cambiare la città necessitano di 10 anni di lavoro». Dopo il primo mandato, allora, è giusto che il centrodestra scommetta ancora su Albore Mascia? «Albore Mascia è una risorsa del centrodestra, sempre corretto e leale. Sono stato amministratore di lungo corso, eletto fin dal 1998 e diventato assessore a 34 anni. Così come si è scelto Albore Mascia nel 2008 e nel 2009, ancora di più si deve scegliere oggi, fortificato da questa esperienza amministrativa». Dopo 5 anni, che voto si dà? «Nove». Perché? «Non è un 9 di presunzione perché tutti sanno che io sono fin troppo umile e modesto. Nove perché tutto è relativo rispetto al contesto in cui si opera. In questi 5 anni non ho mai attraversato la strada per andare in prefettura e dimettermi anche nei momenti più difficili: i sindaci ricorrono sempre più a questo espediente per scuotere la maggioranza, mentre io ho mantenuto la barra dritta. Poi, questa amministrazione, a livello abruzzese e nazionale, si è dimostrata un esempio di rigore: dopo vicende poco edificanti, non siamo stati travolti da questioni giudiziarie e parlo anche degli impiegati e dei dirigenti. Qui si è lavorato con serenità e serietà, sotto il segno della trasparenza. Basti pensare ai due concorsi da dirigenti con magistrati della Corte dei conti in commissione, concorsi mai messi in discussione e con le nomine basate sulla meritocrazia. Vogliamo parlare delle opere pubbliche? Pescara è stata rivoluzionata: i lavori in corso Vittorio sono una grande sfida per portare Pescara al livello delle capitali europee; abbiamo rifatto le riviere dopo cinquant’anni; abbiamo fatto un altro passo in avanti per il teatro dopo decenni di chiacchiere. I lavori fatti non sono ponti verso Marte ma sotto gli occhi di tutti. Pescara è diventato il centro aggregante d’Abruzzo: chi dice che è un paesotto sbaglia. Senza parlare della crisi: io, le risorse degli altri, come ai tempi dell’ex sindaco Pd Luciano D’Alfonso, non le ho sognate neanche la notte. D’Alfonso è uno bravo a parlare ma ha fatto poco. Nonostante i tagli, noi abbiamo lavorato bene, bene, bene: tre volte bene». E se il centrodestra scegliesse di fare le primarie, lei che farebbe? «Io faccio parte di un partito che a livello nazionale supera il 22 per cento e sono il candidato sindaco di Forza Italia. Poi, accanto a me ci sono formazioni politiche, a partire da Pescara Futura e dal vicesindaco Berardino Fiorilli, e mi sento forte della loro stima. Anche dal Nuovo centrodestra sono arrivati attestati di stima. Perciò non ho motivo di temere le primarie ma ho paura che le primarie possano dilatare i tempi della nostra campagna elettorale: Le fasi organizzative delle primarie sono complicate e temo che tra un mese e mezzo, con il candidato del centrosinistra già scelto, noi potremmo perdere il nostro vantaggio di amministrazione uscente. Comunque, io sono prontissimo alle primarie: sono convinto non di vincerle ma di stravincerle». Alle primarie potrebbe farsi vivo qualche traditore? «La lealtà è fondamentale in Forza Italia. Sinceramente non vedo traditori in giro e, poi, i rappresentanti di partito devono rendere conto a Roma dei risultati a livello locale». E da Roma è già arrivata una benedizione per un Albore Mascia bis? «Non servono le benedizioni di Roma: le benedizioni arrivano quando non si riesce a trovare la sintesi ed è necessario un terzo arbitro. Ma io credo che qui ci sia un senso di responsabilità da parte di tutti, a partire da chi deve dirmi: vai e fai la campagna elettorale». Moreno Di Pietrantonio, capogruppo Pd, e Vincenzo Serraiocco sono già pronti. Cosa direbbe loro: in bocca al lupo o lasciate perdere? «Dico in bocca al lupo. Di Pietrantonio ha una storia parallela alla mia: eletto nel 1998, ha fatto l’assessore, capogruppo del Pd ed è legittimato a fare il sindaco passando dalle primarie. Il caso Serraiocco è diverso: è stato un mio assessore e ho seguito con affetto le sue vicende. Prendo atto della sua volontà di correre con una formazione di centrosinistra». L’Udc che farà? «L’Udc è stata una forza di governo, dal punto di vista numerico, essenziale ma sicuramente un alleato difficile da trattare: è stata un po’ l’anima critica della maggioranza. Anche se questa parte è riferita al consigliere Vincenzo Dogali (capogruppo Udc-Ppe, ndr), mentre l’altra parte con il presidente del consiglio Roberto De Camillis e i consiglieri Licio Di Biase (capogruppo Udc, ndr)e Andrea Salvati è stata più collaborativa. Ma sulle grandi questioni, l’unità è stata sempre ritrovata: la discussione fa parte dei giochi». Che campagna elettorale sarà? «Ci penso da un po’: sarebbe la mia terza candidatura a sindaco, forse soltanto Nicola Cucullo a Chieti ha fatto di più. Sarà una campagna elettorale diversa, sicuramente al risparmio e con meno trotter in giro ma con più sostanza nelle proposte». Alle sue spalle c’è ancora una foto con Testa: allora, non siete nemici? «C’è un ottimo rapporto di collaborazione tra noi e, poi, abbiamo appena preso il caffè insieme al presidente della Regione Gianni Chiodi. Dal punto di vista umano, c’è un rapporto stretto che esige correttezza da parte di entrambi. Sono sicuro che di qui a qualche giorno si troverà la soluzione: già nel 2009 Testa aspirava a fare il sindaco di Pescara ma è giovane, ha tanto tempo davanti e, alla fine dei conti, credo che ci sia spazio per tutti». Il patto è chiaro: Testa alla Regione e Mascia ricandidato sindaco? «Testa ha fatto una grande esperienza e avendo governato 46 Comuni può essere un ottimo candidato per il consiglio regionale. Se le Province non fossero state cancellate, Testa sarebbe stato il miglior candidato presidente. Proprio come me da sindaco».
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