ROMA Nel luglio del 2009, quando la consigliera Marianna Caronia diede alla luce un bambino, i colleghi del Pdl dell’Assemblea Regionale Siciliana (Ars) decisero di renderle omaggio facendole recapitare un gigantesco mazzo di fiori: 150 euro di rose che vennero pagati con i fondi per «l’attività politica dei gruppi consiliari». Piccolo ma significativo episodio di come quei soldi sono stati utilizzati a Palazzo dei Normanni: regalie, cene private, acquisto di gioielli e di oggetti d’antiquariato, viaggi romantici, e perfino il pagamento di multe o la revisione di un motorino.
INDAGATI 83 CONSIGLIERI SU 90
Dopo due anni di indagini, la Procura di Palermo ha deciso di chiedere spiegazioni di questo che viene considerato un ingiustificato sperpero di denaro a quasi tutti coloro che sedettero sui banchi dell’Ars fra il 2009 e il 2012. Gli ex consiglieri indagati (molti dei quali rieletti nell’attuale legislatura) sono 83 su 90. Fra costoro i capogruppo dei tredici partiti rappresentati in Consiglio sono già stati convocati dai pm per le prossime settimane. Passavano dalle loro mani i soldi che poi ogni singolo consigliere spendeva a proprio piacimento. Dunque saranno i primi a essere sentiti.
Nel grande calderone dell’indagine - «ancora alle fasi iniziali» secondo il Procuratore capo - c’è di tutto, e ci sono anche comportamenti diversi. Per esempio all’ex governatore Raffaele Lombardo - che a dire il vero ha ben altre gatte da pelare essendo indagato anche per concorso esterno alla mafia - viene contestato il fatto di aver pagato l’affitto della sede del proprio partito, l’Mpa, con i rimborsi destinati al gruppo regionale. Mentre altri sono sotto osservazione per spese più frivole, più personali, e assai poco compatibili con l’attività politica.
LE SPESE DI LAVANDERIA
Fra questi spicca Livio Marrocco, punta di diamante dei finiani di Fli fino al 2012. Coi soldi che dovevano servire per la sua attività di «rappresentante del popolo» si è finanziato pranzi di Pasqua, ha acquistato pasta fresca, vestiti, profumi, occhiali, ha pagato la lavanderia e la revisione della propria moto. E ha pure fatto un abbonamento da 180 euro a Diabolik, anche se lui nega: «I fumetti erano allegati a un quotidiano che facevo acquistare per i consiglieri del mio partito». E poi deve rispondere di 9 mila euro affidatigli dal gruppo e spesi senza presentare ricevute.
Comunque ce n’è per tutti, anche per il Partito Democratico. E in particolare per Davide Faraone, celebre per far parte della segreteria del partito nominata da Renzi. A lui vengono contestati poco più di 3000 euro: «Li ho utilizzati per iniziative politiche e ho conservato le fatture. Ma se la cosa imbarazza il partito sono pronto a farmi da parte». Anche l’ex capogruppo del Pd a Palazzo dei Normanni, Antonello Cracolici, è sotto inchiesta: a suo carico l’acquisto di cialde per il caffè e acqua minerale, e il pagamento di necrologi: «Se mi contestano queste cose, ebbene sì, sono colpevole. Ma è ingiusto».
GIOIELLI PER 7MILA EURO
Un altro che a una prima sommaria lettura delle carte giudiziarie risulta essere messo piuttosto male è l’ex capogruppo del Pdl, il ragusano Marcello Leontini. In quattro anni ha elargito 700 mila euro a consulenti e portaborse con giustificazioni definite «sommarie» dagli investigatori. I quali gli contestano la consueta lista della spesa: cene pantagrueliche, hotel di lusso in località balneari, borse da donna griffate, lavaggi e riparazioni dell’auto, multe. Inoltre avrebbe colpevolmente chiuso un occhio sui 7000 euro spesi in una gioielleria di Modica da un collega. Senza contare i 240 euro di panettoni, pandori e spumanti in occasione dell’effervescente brindisi natalizio del suo gruppo consiliare.
Più o meno nelle stesse condizioni è l’ex Udc Rudy Maira, già sindaco di Caltanisetta ai tempi della Democrazia Cristiana. Dovrà rendere conto di spese esorbitanti per un totale di oltre 500 mila euro ufficialmente destinati ai portaborse ma per i quali, secondo la Guardia di Finanza che ha consegnato un rapporto alla Procura, non si trovano le pezze giustificative. Sempre Maira ha speso oltre 600 euro per pagare una cena nel famoso ristorante Charleston di Palermo con motivazioni che hanno lasciato perplessi i magistrati anche perché la ricevuta non è intestata.
LOUIS VUITTON ED HERMES
Giulia Adamo una volta stava con il Pdl, poi passò al Grande Sud di Micciché, ora è sindaco di Marsala sotto le insegne dell’Udc anche se si è dimessa dal partito a dicembre. Quand’era in Consiglio regionale gestiva con una certa leggerezza i fondi che aveva a disposizione, tant’è che nell’elenco delle spese «incongrue» da lei avallate c’è di tutto: «Pagamenti a ristoranti rinomati per circa 6 mila euro, donazioni ai dipendenti del gruppo di inusitato valore. Borse di Louis Vuitton, gioielli dell’orefice Fecarotta, foulard di Hermés, una dozzina di tablet».
L’ex capogruppo dell’Mpa, Lino Leanza, è sotto inchiesta per aver speso 13 mila euro per comperare regali destinati a chissà chi, per farsi stampare raffinatissimi biglietti da visita, e per aver effettuato bonifici per oltre 10 mila euro a persone che nulla avevano a che fare con la politica o con le attività dell’Assemblea Regionale. Dino Fiorenza, ex Pd, a Capodanno avrebbe pagato il cenone di una impiegata del gruppo Misto al resort Villa Neri di Catania: 637 euro. A che titolo, non si sa. Giovanni Greco, Mps, convinse il partito ad affidare alla società della moglie la cura del sito internet del gruppo consiliare: 4 mila euro.
L’elenco è sterminato, e va a toccare anche personaggi che ruotano attorno all’Ars senza essere politici. Come un’impiegata del gruppo del Pdl che fra febbraio e aprile del 2010 chiese 53 giorni di permessi «non giustificati» e che si vide comunque premiata con una indennità di 12 mila euro.