Per decidere i nomi dei nuovi dirigenti della Asl di Benevento Nunzia De Girolamo convocò i suoi «fedelissimi» in una masseria. E durante il pranzo fornì allo staff le indicazioni su nomine e spostamenti da effettuare. La registrazione di quell’incontro è agli atti dell’inchiesta sulla gestione della sanità. Consegnata il 19 settembre scorso ai magistrati da Felice Pisapia l’allora direttore amministrativo che, evidentemente timoroso di essere incluso tra gli «epurati», decise di incidere su un nastro tutte le conversazioni. E di consumare la sua vendetta dopo essere stato indagato per truffa e malversazione.
ERA L’ESTATE 2012 - L’allora deputata Pdl, ora ministro delle Politiche agricole, mostrava grande disinvoltura nel governare la Asl e modi sbrigativi nell’assegnare incarichi e appalti, pur non avendo alcun incarico ufficiale. Sempre supportata da quel «direttorio» composto dal direttore generale Michele Rossi, dal direttore sanitario Gelsomino Ventucci e dai suoi stretti collaboratori che ancora adesso sono nel suo gabinetto al dicastero, il vicecapo Giacomo Papa e il responsabile del portale web Luigi Barone. I pubblici ministeri hanno affidato a due consulenti la sbobinatura dei nastri per accertarne l’autenticità e avere una prima valutazione sul contenuto. Nella relazione finale, datata 26 novembre 2013, i periti rispondono alla sollecitazione degli inquirenti ed evidenziano «tutti i passaggi nei quali si ravvisa il compimento di atti contrari alla legge». La vera svolta l’ha poi impressa il giudice che, nell’ordinanza emessa il 23 dicembre scorso per disporre l’obbligo di dimora per Pisapia, ha indicato ai pubblici ministeri la strada da seguire con indagini mirate non solo sull’assegnazione di posti e commesse, ma anche sulla dislocazione degli uffici e sui rapporti con le strutture convenzionate decise «in funzione di interessi privati e ricerca del consenso elettorale». Considerazioni sufficienti a ipotizzare imminenti iscrizioni nel registro degli indagati anche se le scelte della politica, con il dibattito parlamentare e la difesa della De Girolamo fissati per domani alla Camera, sembrano aver rallentato i tempi dell’inchiesta, quantomeno nell’emissione di nuovi provvedimenti.
DIRIGENTI SGRADITI - Le deleghe affidate dai pubblici ministeri agli investigatori della Guardia di Finanza hanno comunque già individuato filoni precisi da approfondire. E uno dei principali riguarda proprio le indicazioni fornite in quella masseria, visto che si trattava di sostituire senza alcun motivo reale, dirigenti evidentemente sgraditi. Un’ingerenza nella vita pubblica della quale il ministro e i componenti del «direttorio» potrebbero essere presto chiamati a rendere spiegazioni. Non solo. Uno dei «passaggi» evidenziati dai periti riguarda «l’ubicazione degli uffici Asl» dei quali si parlò, in una riunione convocata a casa De Girolamo il 30 luglio 2012. L’allora deputata riferisce di aver parlato con il sindaco di Airola - «quello è un “intrallazzino”» - e poi dà conto della trattativa in corso per spostare due uffici. Ma soprattutto mostra come sia davvero lei a decidere tutto. E infatti ai dirigenti sanitari ordina: «Che vuole fare? Un paio di cose che stanno a Montesarchio che voi dovreste trasferirgli a Sant’Agata e lui dava la disponibilità dei locali alla Asl ad Airola per mettere queste due strutture. Ovviamente gli ho detto “non si tocca quello di Mimmo Matera” (il sindaco di Bucciano, ndr ) perché per carità, dopo mi devo solo uccidere con quello. E lui dice: “No, io non voglio dare fastidio a nessuno, non voglio togliere niente a nessuno, ciò che c’è di superfluo, ci terrei poi a far sapere alla cittadinanza di inaugurare ciò che voi mi destinate con te e Michele Rossi”. E io gli ho detto: “Guarda questo mi fa piacere se decidiamo di darti una mano in questo senso, ne parlerò con la struttura, con Michele, con tutti.
«A ME INTERESSA IL TERRITORIO»- Ovviamente sai quando verrò a disturbarti...”, “Assolutamente, assolutamente! A me non interessa, io guardo al territorio”». Il direttore Rossi mostra la massima disponibilità: «Quella è una cosa che possiamo dare tranquillamente, lo richiamo...». Ma a questo punto è proprio De Girolamo a frenare: «Sai cos’è? Che vuole un compenso... Dove dovremmo metterlo? A Sant’Agata che Valentino è uno str... Cioè, nemmeno è venuto da me!». E poi ci sono le delibere per l’apertura e la chiusura delle strutture sanitarie, le nomine dei primari, le convenzioni. Su tutto De Girolamo veniva informata in tempo reale e chiamata a prendere decisioni in una gestione privatistica dalle modalità che il giudice ritiene «a dir poco deprimenti e indecorose».