L’AQUILA È il giorno della verità per il Partito democratico e, più in generale, per tutto il centrosinistra aquilano che dopo l'inchiesta giudiziaria che ha travolto ex assessori, ex consiglieri e imprenditori si presenta al cospetto della città per capire che strada intraprendere. L'appuntamento è per questo pomeriggio alle 17,30 in viale delle Medaglie d'oro, nei pressi del Castello cinquecentesco, dove sarà allestito un tendone con su una grande scritta «A testa alta per la città». Già perché il partito democratico vuole recuperare la dignità e l'orgoglio oscurati dalla bufera giudiziaria che pure non ha investito nessuno dei suoi esponenti, tantomeno il sindaco Cialente che pure ha rassegnato le dimissioni assumendosi la responsabilità politica di tutto e a nome di tutti. E proprio l'iniziativa pubblica sembra essere l'ultima occasione per il Pd per tentare di convincere il primo cittadino dimissionario a tornare sui suoi passi. E su questo argomento la politica e la città sembrano spaccati in due. Negli stessi partiti regna lo scetticismo su un possibile dietrofront di Cialente: la sensazione di deja vu rispetto al passato, quando pure si dimise per poi rientrare a Villa Gioia (senza contare le volte che minacciò di farsi di parte), è infranta dalla risolutezza con cui l'ex parlamentare mussiano ha annunciato la volontà di mollare la guida della città perché sovrastato dai «poteri forti» e dalle affermazioni del ministro per la Coesione territoriale Trigilia. Anche chi gli è stato accanto in questi giorni burrascosi, resi ancor più drammatici dalla scomparsa del dottor Rocco Pollice a cui era molto legato, sembra essere convinto che la possibilità che a maggio si voti anche per le comunali sia più che concreta. Ma, al contempo, c'è anche chi non crede che questo scenario possa concretizzarsi, che il ritiro delle dimissioni arriverà all'ultimo momento e che l'esperienza amministrativa del centrosinistra all'Aquila continuerà. Nei bar, centri commerciali, ristoranti e per strada non si parla altro da giorni ma anche tra le persone la dicotomia tra favorevoli e contrari alle dimissioni è netta. Segno che una parte della città è ancora al fianco del sindaco, probabilmente molto più di quanto lo siano i partiti. Un ritorno al passato di Cialente, insomma, stupirebbe, ma fino ad un certo punto. E farebbe comodo a molti. In primis al centrosinistra stesso, che faticherebbe a trovare qualcuno in grado di prendersi in mano la patata bollente di guidare una coalizione dopo il marasma di questi giorni. I movimenti civici, molto attivi sui social network e nelle riunioni di piazza, non sembrano avere la maturità e soprattutto la forza (in termini di consenso elettorale) per poter provare ad ambire alla poltrona di primo cittadino, anche se segnali di discontinuità rispetto ai canonici schieramenti politici sono stati evidenti in Consiglio comunale. Ma anche nel centrodestra l'idea di elezioni anticipate non sembra entusiasmare. Il clima è da guerriglia, con spaccature e contrapposizioni che hanno portato tutti a tenere un basso profilo nei confronti della vicenda giudiziaria e le dimissioni del sindaco, gesto apprezzato ma per alcuni necessario. E non è un caso che, ad oggi, l'unico che sembra pronto alla battaglia elettorale è il consigliere di Forza Italia Guido Liris, che invita gli aquilani a disertare la manifestazione al Castello, mentre molti «big» dello schieramento hanno finora evitato di commentare e preconizzare un ritorno alle urne. «La preghiera che rivolgo alla città è di non cadere all'ennesima trappola: aquilani, non fatevi prendere in giro ancora una volta. Disertate la manifestazione, cambiamo pagina in questa città. Confido nella saggezza e nell'intelligenza dei miei concittadini».