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Pescara, 25/11/2024
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Data: 17/01/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Tangenti in Abruzzo - De Fanis, c’è un’inchiesta bis a Lanciano. Dal filone pescarese che ha portato all’arresto dell’ex assessore un’altra indagine sui rapporti fra il politico e la sua segretaria

Acquisito dalla magistratura frentana un biglietto con la parola amore e la cifra 3000

PESCARA L’inchiesta per presunte tangenti nella cultura vira e approda alla procura di Lanciano con l’apertura di un fascicolo bis che, per il momento, non conta indagati e che si sta concentrando sui rapporti tra l’ex assessore regionale ai domiciliari Luigi De Fanis e la sua ex segretaria Lucia Zingariello. Alcuni atti sono stati trasferiti per competenza dalla procura di Pescara, titolare dell’inchiesta portante, a quella di Lanciano e tra questi c’è un foglio con scritto «amore» e «3 mila», l’appunto che tempo fa era stato erroneamente interpretato come un contratto di scambio, soldi in cambio di sesso tra l’ex assessore De Fanis e la sua segretaria. Si allarga con uno stralcio l’inchiesta della procura di Pescara, del procuratore capo Federico De Siervo e del pm Giuseppe Bellelli, quella che nel giro di cinque anni ha toccato per la seconda volta la Regione portando all’arresto ai domiciliari l’ormai ex assessore regionale alla Cultura De Fanis. L’ex assessore, 53 anni, medico ortopedico, è accusato di concussione, truffa e peculato e dal 12 novembre dello scorso anno si trova agli arresti nella sua casa di Montazzoli, mentre la sua ex segretaria Zingariello – che deve rispondere delle stesse accuse dell’ex assessore – è tornata da tempo in libertà. A Pescara c’è l’inchiesta madre, quella nata dalla denuncia dell’imprenditore dello spettacolo e musicista Andrea Mascitti che ha raccontato alla Forestale di aver ricevuto richieste di presunte tangenti da parte dell’ex assessore per organizzare un premio. Da qui sono partiti i magistrati abbinando per la prima volta presunte tangenti non ad appalti ma a manifestazioni culturali e allargando le accuse non solo alla concussione ma anche al peculato e alla truffa: De Fanis e Zingariello devono rispondere infatti anche di aver usato la macchina della Regione per viaggi privati e non istituzionali e di alcuni episodi di presunto assenteismo in Regione. I due, durante gli interrogatori, si sono difesi, respingendo tutte le accuse tra cui la principale, quella di aver preso tangenti. Ma dalla procura pescarese, e in base ai riscontri degli inquirenti, è nata una costola che ruota sempre attorno ai due protagonisti, all’ex assessore residente a Montazzoli e all’ex segretaria residente a Guardiagrele, ma che per competenza è stata trasferita a Lanciano (non ci sono indagati) insieme a un foglio trovato durante una perquisizione a casa di Zingariello: un appunto con le parole «amore» e la cifra «3.000». Il foglio, visto singolarmente, non ha nulla di penalmente rilevante nell’inchiesta pescarese ed è stato trasferito per competenza alla procura di Lanciano dove potrebbe tornare utile alle indagini oppure essere escluso dal fascicolo aperto che non riguarda reati contro la pubblica amministrazione. A Pescara, intanto, l’accusa ha delineato le quattro posizioni degli indagati. L’ex assessore De Fanis è l’uomo che avrebbe posto l’imprenditore Mascitti – come dicono i pm – di fronte «a una scelta perentoria di seguire le sue indicazioni oppure rinunciare a organizzare l’evento e quindi», come recita il capo di imputazione, «lo costringeva a promettergli la dazione di circa 1000-1.150 euro con la minaccia della mancata elargizione dei fondi regionali». I quattro indagati, tra cui anche la responsabile dell’agenzia per la promozione culturale della Regione Rosa Giammarco e il legale rappresentante dell’associazione Abruzzo Antico Ermanno Falone, sono accomunati anche dall’accusa di truffa perché, come è scritto nell’ordinanza di custodia cautelare del gip, «per l’organizzazione dell’evento del salone del libro di Torino ponevano in essere artifici e raggiri consistiti nel simulare maggiori spese sostenute dall’associazione culturale Abruzzo Antico per ottenere un maggior contributo regionale e procurando così un ingiusto vantaggio patrimoniale all’associazione culturale».

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