ROMA Etihad stringe su Alitalia, confermando che è l’unica «compagnia che stiamo considerando e che le manovre di avvicinamento continuano». A parlare è il presidente e ceo della compagnia di Abu Dhabi, James Hogan, che ieri a Zurigo ha presentato il primo aereo con la livrea Etihad Regional operato dalla svizzera Darwin Airline, recentemente entrata nell’orbita emiratina che ne ha acquisito una quota del 33,3%. Stessa sorte, ne sono convinti a Roma, che sarà riservata ad Alitalia, pronta a convolare a nozze entro un paio di mesi. Di certo Hogan non scopre le carte sulla trattativa in corso e sui tempi del matrimonio. Preferisce lanciare messaggi: «Noi non siamo una compagnia di beneficenza, non abbiamo sovvenzioni e sussidi, puntiamo solo sul mercato ed è su questo terreno che costruiremo il business plan». Parole già ripetute ai soci italiani in più occasioni e che non hanno dunque sorpreso i vertici di Alitalia. Come noto Abu Dhabi, nonostante una potenza finanziaria spaventosa e una strategia di espansione che passa proprio dal nostro Paese, non ha nessuna intenzione di fare regali. A fronte di un investimento di circa 300-350 milioni per il 49% della compagnia vuole quindi garanzie concrete. Impegni da parte della compagnia tricolore e del sistema Paese nel suo complesso. In assenza dei quali è pronta a fare marcia indietro. Le condizioni sono note. Pace sindacale prima di tutto per la necessaria riorganizzazione di rotte (taglio di quelle improduttive) e del personale. E, secondo punto, un taglio sostanzioso da parte delle banche sul fronte degli interessi sul debito.
LE CONDIZIONI
Non solo. Etihad ha anche chiesto esplicitamente all’esecutivo di tagliare i privilegi di cui godono le low cost in Italia e che penalizzano i vettori tradizionali. Sul tema Palazzo Chigi sarebbe già al lavoro. Difficile invece immaginare una svalutazione di parte del debito di Alitalia verso le banche. Ma Etihad, questo è certo, continuerà il pressing fino all’ultimo. Del resto, chi ha trattato con gli arabi in questi giorni, dall’ad Gabriele Del Torchio a Giovanni Castellucci ad di Atlantia, fino agli emissari di Enrico Letta, ha ben capito di essere di fronte a interlocutori tosti e molto preparati. Al di là dei tatticismi, la traiettoria di avvicinamento comunque prosegue chiara. «Abbiamo rapporti molto forti con Alitalia - ha aggiunto Hogan citando l'accordo di code sharing sul Roma-Abu Dhabi - ma è ancora presto per discutere di quello che succede o non succede». Ragionevolmente il dossier dovrebbe entrare nel vivo a metà febbraio con l’avvio della trattativa in esclusiva in vista della chiusura finale. «L'Europa sta cambiando, le compagnie aeree si stanno ristrutturando - ha concluso Hogan - loro offrono destinazioni che noi non serviamo e viceversa». Dopo l’acquisizione di Air Berlin e Darwin, il prossimo passo di Etihad è già segnato.