L’AQUILA «Massimo torna a fare il sindaco. Se molli tu, molla l'intera città». E' nell'accorato messaggio della senatrice Stefania Pezzopane l'appello di un intero popolo, quello del centrosinistra, che ieri ha partecipato all'assemblea pubblica nel tendone montato al fianco dell'auditorium di Renzo Piano. Tanta gente, ma non c'era una folla oceanica: un migliaio le presenze tra iscritti, militanti, simpatizzanti e semplici cittadini curiosi di vedere in faccia gli esponenti di una classe dirigente che ha messo in piedi l'estremo tentativo di far tornare sui suoi passi il sindaco dimissionario, Massimo Cialente. L'inchiesta non lo ha sfiorato, ma le indagini su presunte mazzette negli appalti post terremoto, gli arresti di ex assessori ed ex consiglieri, gli avvisi di garanzia, tra cui quello all'ex sindaco Roberto Riga, e gli articoli di stampa sulle vicende legate al contributo per l'abitazione della cognata hanno portato esattamente una settimana fa il primo cittadino a rassegnare le dimissioni. E non sembra intenzionato a fare dietrofront. «Non ci sono spazi per un mio ripensamento, sono stato licenziato dal governo per un avviso di garanzia al mio vice sindaco - ha detto il primo cittadino - Non ho sentito nessuno del governo negli ultimi giorni, fate due più due e capirete che non posso tornare indietro». Sulle accuse di responsabilità politica nella vicenda appalti, a suo dire «l’unica colpa che ho è quella di non essermi dato fuoco o aver fatto lo sciopero della fame». Mentre rilasciava queste dichiarazioni durante il Cialente pride al Castello in tanti gli manifestavano solidarietà e vicinanza, dai vertici locali e regionali del partito, consiglieri regionali fino all'ex sindaco di Pescara che ha ribadito come la questione aquilana vada riportata «a un livello nazionale, spero che la regione tutta si mobiliti per riportare l’attenzione sulla ricostruzione del capoluogo». Emblematico il monito lanciato dal consigliere straniero Gamal Bouchaib, che dopo aver elogiato a destra e a manca il sindaco e la sua amministrazione si è lasciato scappare un «Massimo, torna a bordo», riadattando l'ormai celebre, e tragico, ordine lanciato al comandante Schettino durante l'affondamento della Concordia all'isola del Giglio. La nave sta calando a picco e mentre le persone urlano e applaudono sul ponte si affida al comandante Cialente l'ultima speranza per cercare di raddrizzare la rotta e cercare di salvare il salvabile. E proprio questo è il punto. Salvare cosa? L'onorabilità di una città, di un sindaco, di un'amministrazione? I vertici nazionali del partito si sono mossi con evidente e colpevole ritardo rispetto all'esplosione della bomba giudiziaria che ha travolto Villa Gioia, lasciando il primo cittadino in una condizione di solitudine che lo ha schiacciato. Il ministro Trigilia non ha perso occasione per lanciare attacchi all'ex mussiano, bocciando, di fatto, tutto ciò che è stato fatto nel post sisma. Ed è impensabile che, almeno dopo la prima intervista dell’erede di Fabrizio Barca, il premier Letta o qualcuno dei suoi collaboratori più stretti o esponenti di Governo ne fossero all'oscuro. Tra le persone, però, c'erano molti che si chiedevano quale potesse essere il seguito all'iniziativa ribattezzata «A testa alta per la città». Nell'ipotesi che davvero Cialente ritiri le dimissioni quali sarebbero i passi successivi? Proprio questo è il nodo gordiano. Le persone si aspettano un cambiamento radicale rispetto al passato. Un azzeramento di giunta potrebbe essere già un primo segnale di forte discontinuità, nonostante nell'Esecutivo possano esserci stati anche assessori che hanno ben lavorato nel corso degli anni, ma ancor di più lo sarebbe la nomina di persone capaci e, soprattutto, al di sopra di ogni sospetto. Solo in questo modo potrebbe essere riallacciato il filo con una città da giorni caduta in una sorta di isteria collettiva, conscia che il proprio futuro è sospeso sulla lama di un coltello che rischia di lacerarla per sempre ed irrimediabilmente.