La privatizzazione dell'Enav suscita l'appetito dei grandi investitori del Medio Oriente, ormai da tempo interessati agli asset italiani, ma anche del Nord Europa. La messa sul mercato del 40% dell'ente potrebbe infatti anticipare un percorso comune in Europa, dove, dopo l'esempio della Gran Bretagna, l'Italia potrebbe fare da apripista verso la privatizzazione e il consolidamento dei service provider dell'aviazione. L'interesse, spiega l'amministratore unico Massimo Garbini, si è scatenato «appena uscita la notizia sulle agenzie di stampa. Non credo che faremo fatica a trovare degli investitori». Come oggetto della privatizzazione, Garbini non si sbilancia ma ammette la sua preferenza: la soluzione migliore sarebbe l'ingresso di uno o più fondi di equity, a dispetto di un partner industriale che «tenderebbe ad orientare a suo favore le scelte aziendali». L'Enav rivendica quindi la politica tariffaria attuata nel 2013 e in corso di approvazione anche per il 2014. Il convitato di pietra è Etihad che, secondo il Wall Street Journal, avrebbe posto tra le condizioni per un ingresso in Alitalia anche la riduzione delle tariffe aeroportuali. Nell'ultimo quadrimestre dello scorso anno, sottolinea Garbini, la società ha tentato di venire incontro alle esigenze di un settore prostrato dalla crisi con un taglio del 25%. Ora l'obiettivo è quello di diversificare gli sconti in base ai movimenti degli scali in base al principio «maggiore traffico-maggiore sconto».