I lavori di riqualificazione dividono i pescaresi. I favorevoli chiedono di allargare le aree senz’auto I contrari puntano sull’aumento del traffico: «Mancano i parcheggi, adesso basta con le isole»
PESCARA Pescara è una città spaccata sui lavori di riqualificazione che lunedì scorso sono partiti in corso Vittorio Emanuele e che dovrebbero terminare entro il 20 aprile. Pro e contro si spaccano della parziale pedonalizzazione in atto sulla strada, che secondo il progetto dovrebbe prevedere, sul tratto che va dall’incrocio di Piave a quello di via Trieste, solo il transito dei mezzi pubblici. Con tanto verde, panchine e aiuole. Insomma, una «rivoluzione», com’è stata definita, che non lascia indifferenti i pescaresi. E le voci, dal centro, dal nord, dai colli e dal sud della città, sin dentro ai quartieri, si sono fatte sentire. Per Franca De Leonardis, una residente della zona centrale, «il centro non dovrebbe essere sovraccaricato dalle automobili. E non è vero», aggiunge, «che con la pedonalizzazione il commercio non venga favorito». Più a ovest, nella zona dell’ospedale, Sonia Febbo sostiene di essere contraria ai lavori: «Corso Vittorio è una via centrale ed è una via che collega, quindi andrebbe lasciata così com’è». Diverso il parere di Paola Commissioni, dai Colli, su questo cambiamento epocale deciso dalla giunta comunale, che non fa mettere d’accordo gli abitanti. «Chi viene da fuori e deve andare in centro, è chiaro che deve prendere la macchina», spiega Commissioni. «Ma la città diventa più vivibile». Per Antonio Di Cesare, poi, mentre chiacchiera con alcuni amici, vicino alla basilica dei Sette dolori, «tutta Pescara dovrebbe essere pedonalizzata». E anche Umberto Di Paolo, più o meno, è dello stesso avviso. «Alla fine», dice con l’aria di chi la sa lunga, profetizzando una conclusione ecumenica, «tutti saranno contenti». Dea Spada, col suo negozio in via Del Circuito, pensa che il progetto conduca «alla chiusura dei piccoli negozi», mentre Luca Gaspari di Spoltore si preoccupa su come i trasportatori potranno scaricare le merci sul corso. Un niet arriva anche da Maria Rosaria Orsi, zona nord della città: «È un’arteria principale. Dove passeranno tutte le macchine?». Stefano Palamaro, uno studente montesilvanese che studia a Pescara, si sofferma sulle casse pubbliche: «È uno spreco di soldi e di spazi». Salomonico è il ragionamento di Marco Di Giovanni, che abita nella zona del centro di divertimento l’Arca. «Probabilmente si creerà solo traffico, ma la soluzione è esteticamente da approvare». Anche Roberto Di Ludovico e Loredana Russo, residenti nei pressi della Strada parco, vedono da ambo i lati: «Si congestionerà il traffico automobilistico», riflettono, «Ma sarebbe piacevole passeggiare su una bella via». Apollonia Becagli, di piazza Salotto, sottolinea che al termine dei lavori «verrà a mancare un’importante via di collegamento con Porta Nuova», mentre Giuliano Marimano, molisano trapiantato in città da quattro anni, si sofferma sull’ambiente: «Bene ai lavori, ci sarà meno inquinamento». Anche Davide Campolieti è d’accordo, solito a solcare la città in bici: «L’importante è che altre strade, come via Milano, non diventino delle camere a gas». Favorevole alla pedonalizzazione Massimo Leonzio, che da fuori città, da sud, quotidianamente percorre la città fino a via Arapietra per lavoro: «Ma a patto che si allestiscano dei parcheggi». Lapidario è invece Ottavio Fabrizio, vicino a via Arapietra: «Basta con le isole pedonali».