Lunedì corteo di protesta degli autisti autorganizzati di Atac, a cui si aggiungeranno i colleghi di altre regioni. Una manifestazione con a capo la leader del movimento, e presidente della neocostituita associazione «Cambia-menti m410», Micaela Quintavalle. A livello nazionale l’associazione rivendica il contratto di lavoro e il futuro delle aziende di trasporto municipalizzate «che deve rimanere pubblico», dice Quintavalle. Più specifiche le contestazioni romane. Il sindacato chiede non solo la stabilizzazione dei precari, ma l’assunzione di almeno 800 lavoratori per incrementare l’organico dell’azienda, l’aumento dei verificatori e lo svecchiamento del parco mezzi, bus e treni. Per questo motivo il movimento si radunerà a piazza Esquilino per andare a Santi Apostoli. Un corteo che sfida ufficialmente i sindacati della triplice, che hanno mobilitato molti autisti. Altri dipendenti nei giorni scorsi hanno contestato la Quintavalle: «Le tue scelte ci porteranno in mano ai privati», avevano scritto in un volantino. E la febbre sale.
LA MACROSTRUTTURA
Ad aggiungere carne al fuoco le polemiche scatenate dalle nuove nomine nella macrostruttura di Atac. La gestione delle metropolitane è stata divisa in due: da una parte la linea C, la Roma-Giardinetti e Roma-Viterbo, dall’altra le metro A, B, la Roma-Lido e le manutenzioni. E proprio a capo di quest’ultima direzione, arriva Gennaro Maranzano, considerato uno dei massimi esperti nel settore. Collaborazioni con università, convegni e molte pubblicazioni. Sulla sua testa, però, pendono due vicende. Nel 2011 il dirigente è stato condannato in primo grado a tre anni e mezzo per omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario per l’incidente di Civita Castellana del 2003 in cui morirono un macchinista e il capotreno. Nel 2006 ci fu un incidente alla metro A di Vittorio Emanuele, due treni si scontrarono e una ragazza morì. Ci furono 235 feriti. Il processo è ancora in piedi.
Ma Maranzano è stato anche un «perseguitato», così spiega la sentenza del Tribunale del Lavoro di Roma, è del 18 luglio scorso. Il giudice ha riconosciuto la natura discriminatoria del licenziamento nel 2011. L’ingegnere, ex Direttore di Esercizio, era stato licenziato a marzo 2011 dal vertice aziendale, indicato insieme a molti altri dirigenti considerati non in linea con la linea politica portata avanti dall’establishment aziendale.