PESCARA Strada dei Parchi si scrolla di dosso il marchio di autostrada più costosa d’Italia. «Non è accettabile - tuona l’amministratore delegato Cesare Ramadori - che si alimenti questa leggenda con il mantra "è l'autostrada più cara" ripetuto da chi vuole farne un argomento di battaglia politica. Non è accettabile per il semplice fatto che è un argomento falso».
Rispondendo alle accuse della Fita-Cna e del Pd regionale, l’ingegner Ramadori snocciola numeri e cifre da cui risulta che le tariffe di Strada dei Parchi sono al tredicesimo posto in Italia, tra le autostrade di montagna, mentre tra i trafori il pedaggio del Gran Sasso è il meno costoso. «I confronti tra autostrade si possono fare, ma hanno valore solo se il paragone è basato su parametri omogenei - afferma l’ad -. Strada dei Parchi gestisce un'autostrada che le norme classificano di montagna». In Italia ce ne sono diciannove con questa tipologia. Ebbene, prosegue l’ingegner Ramadori, «nonostante gli incrementi di quest'anno, le tariffe di Strada dei Parchi a chilometro sono e restano tra le più basse per le tratte di montagna. In Italia ci sono dodici tariffe più alte delle nostre. Ci sono poi macroscopiche differenze legate a infrastrutture particolari che gli autotrasportatori conoscono bene, come nel caso delle tariffe applicate ai trafori. Il tunnel del Monte Bianco è circa un chilometro e mezzo più lungo di quello del Gran Sasso, ma è a una sola canna , eppure per attraversarlo gli automobilisti pagano una tariffa aggiuntiva di 43 euro e 10 centesimi, mentre i camion ben 314,40 euro. Nel caso del traforo del Gran Sasso, che invece è a doppia canna, ed è dotato di standard di sicurezza maggiori, gli automobilisti pagano, con tutti gli arrotondamenti, 1,03 euro, compresi nella tariffa della tratta autostradale, mentre i camion pagano per il tratto in tunnel 2,42 euro, pure ricompresi nella normale tariffa per la tratta autostradale».
Quanto alle proteste degli automobilisti-utenti, l’amministratore delegato le atttribuisce alla situazione di crisi in cui si dibatte il Paese. «Prendiamo atto che larghi strati dell'opinione pubblica fanno fatica ad accettare l'idea che gli aumenti siano legati ad investimenti realmente attuati da Strada dei Parchi, verificabili da tutti gli automobilisti ed effettivamente verificati dal Ministero. Si fa fatica ad accettare l'idea che non c'è più lo Stato che paga a piè di lista le perdite di gestione di A24 e A25, come in passato». Il Pd nei giorni scorsi ha bollato come illegittimi i rincari dei pedaggi perché la maggior parte degli investimenti indicati da Strada dei Parchi per giustificare i ritocchi è riferibile alla costruzione delle complanari, le nuove carreggiate esterne alla A24. «Entrare a Roma dimezzando i tempi d'ingresso nella capitale è un vantaggio solo per i romani o lo è anche per coloro che dall'Abruzzo prendono la nostra autostrada?- replica l’ad -. Gli enti locali laziali si sono impegnati per le complanari con contributi pari a 2/3 del costo dell'opera.Ribadisco quello che ho detto in passato: le tariffe aumentano in base a procedure fissate da leggi e convenzioni con lo Stato e non per decisioni arbitrarie di Strada dei Parchi. Ricordo anche che, per ogni euro che incassiamo, 61 centesimi vanno alla parte pubblica e 39 centesimi restano al concessionario. Non era così dodici anni fa al momento del bando e della privatizzazione. In questi anni infatti gli aumenti del prelievo pubblico sulla tariffa sono saliti del 270%».