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Pescara, 25/11/2024
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Data: 19/01/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Tangenti in Abruzzo - De Fanis indagato per tentato omicidio. La segretaria al Pm: «Mi disse che voleva avvelenare la moglie». «Tangenti e champagne? Solo contributi elettorali»

PESCARA Si tinge di noir l’inchiesta che coinvolge l’ex assessore regionale alla Cultura Luigi De Fanis e a dare l’impulso al nuovo fascicolo, passato per competenza dalla procura di Pescara a quella di Lanciano, sarebbe stata ancora la segretaria dell’ex assessore Lucia Zingariello: «De Fanis mi ha detto che voleva avvelenare la moglie», avrebbe detto la donna al pm pescarese Giuseppe Bellelli durante un’interrogatorio. Zingariello non vuole parlare, gli avvocati di De Fanis – Domenico Frattura e Massimo Cirulli – gridano al «romanzo d’appendice» e ironizzano «sulla riconoscenza di Zingariello dopo tanti regali ricevuti dall’ex assessore» ma nel frattempo sul tavolo del pm Rosaria Vecchi c’è un fascicolo aperto come atto dovuto con l’accusa di tentato omicidio per De Fanis. Un nuovo filone che coinvolge l’ex assessore regionale che dal 12 novembre si trova agli arresti nella sua casa di Montazzoli con le accuse “tipiche” – concussione, truffa e peculato – in cui sono incappati tanti politici in questi anni ma che adesso vede il suo nome associato al reato di tentato omicidio. Ha preso una piega inaspettata l’inchiesta portante per tangenti nelle manifestazioni culturali, passando dall’accusa di una possibile richiesta di soldi a quella di un presunto avvelenamento che, in base alle dichiarazioni nell’interrogatorio, chiamerebbe in causa un’altra donna: la moglie di De Fanis. La donna è stata già ascoltata dalla polizia giudiziaria e ha negato la vicenda: «Non mi risulta» avrebbe detto agli investigatori mentre De Fanis – tramite i suoi avvocati – fa sapere che andrà in procura ad aggiungere la sua versione all’inchiesta bis. Domani i legali depositeranno infatti un’istanza per chiedere al pm di interrogare l’ex assessore. E’ migrata a Lanciano, così, una costola dell’inchiesta portante che il 12 novembre ha messo nei guai quattro persone: De Fanis, la sua ex segretaria e gli altri due indagati Rosa Giammarco, responsabile dell’Agenzia per la promozione culturale della Regione, ed Ermanno Falone, legale rappresentante dell’associazione Abruzzo Antico. Il nuovo spunto sarebbe venuto da uno dei due interrogatori di Zingariello, la donna che era legata all’ex assessore e che prima avrebbe fatto riferimento a un bigliettino d’amore tra i due, quello erroneamente interpretato come un contratto di scambio – sesso in cambio di lavoro – e poi al presunto avvelenamento. Saranno gli inquirenti a cercare conferme o smentite a un episodio che ha destato molta perplessità nei legali di De Fanis che fanno notare: «Se l’ex assessore fosse così pericoloso non sarebbe agli arresti in casa con la moglie».

«Tangenti e champagne? Solo contributi elettorali»
Le risposte di De Fanis al pm: «A Mascitti ho chiesto di finanziarmi la candidatura Lo fanno tutti, anzi gli altri sono molto più bravi di me a tenere certi rapporti»

PESCARA «Un fesso sicuramente, ma non sono un tangentista». Mancano due giorni al nuovo anno quando l’ex assessore alla Cultura Luigi De Fanis si siede alla scrivania del pm Giuseppe Bellelli per essere interrogato e raccontare il suo punto di vista nell’inchiesta per presunte tangenti nella cultura. Per quasi due ore l’ex assessore si difende iniziando l'interrogatorio con un «non ho preso tangenti» e chiudendolo allo stesso modo, spiegando al magistrato che quella richiesta da 1.000 euro all’imprenditore Andrea Mascitti «era la richiesta di un contributo elettorale». Una difesa che, poi, non ha convinto il gip che ha lasciato De Fanis agli arresti nella sua casa di Montazzoli e non ha convinto il pm le cui domande sono state orientate soprattutto a fare luce su un appunto trovato in casa di De Fanis con nomi e cifre. E’ stata questa la guida delle domande del magistrato volte a capire se in quell’appunto dove c’era anche il nome di Mascitti si nascondessero, come dice, «cifre gonfiate per la campagna elettorale». De Fanis, nel corso di tutto l’interrogatorio, continuerà a ripetere che quel foglio era solo un promemoria su una possibile richiesta di contributi elettorali, mentre Bellelli alla fine replicherà: «E’ questo il punto più delicato per lei: il suo contributo elettorale che lei ammette di aver chiesto doveva venire dalle cifre gonfiate, questo è il punto su cui lei sarà chiamato a difendersi meglio». Ecco alcuni estratti dell’interrogatorio del 30 dicembre 2013. «Ho chiesto contributi elettorali non tangenti». Pm: «Lei ha chiesto di essere sentito e quindi siamo qui. La vicenda principale è quella di Mascitti». De Fanis: «Premetto signor procuratore che io non ho mai preso tangenti né ho sottoposto a forzature imprenditori nel campo della cultura e a ricatto: ti do, ti finanzio l’evento al fine di questo (...). Mascitti mi fu presentato, se non ricordo male, dal direttore del conservatorio di Pescara e mi parlò di questo avvenimento Nascimbene Award che aveva fatto anche in anni precedenti e che non riusciva più a fare (...). In un primo momento si era parlato di una certa cifra, io gli ho detto che non era possibile, doveva scendere alla metà, a 17 mila euro perché non c’erano tanti soldi e poi un avvenimento che durava un solo giorno non mi sembrava occupare tutta questa importanza». Pm: «A lei non si contesta di aver preso i soldi ma di averli chiesti e di aver ottenuto la promessa». De Fanis: «Sì, io li avrei chiesti in regime di campagna elettorale (...)Avevo chiesto eventualmente un contributo ai fini della campagna elettorale che poi avrei regolarizzato». Pm: «Gli atti li ha visti, ci sono gli incontri, i colloqui che ha registrato, le richieste di denaro sono incontestabili». De Fanis: «Io avevo chiesto un contributo per la campagna elettorale e lui». Pm: «Quindi i soldi gli servivano per la campagna elettorale». De Fanis: «Sì». (...) Pm: «Solo su Mascitti. Vediamo se ci sono anche altri. Perché proprio con Mascitti ha deciso di prendersi 1000 euro dalla campagna elettorale?». De Fanis: «Non lo so» (...) Pm: «Lei si mette a tavolino “ma sa che è, mi mancano 1000 euro e li chiediamo a Mascitti”. Lei pensa che ci possiamo credere?» De Fanis: «E’ la verità». L’appunto sequestrato: nomi e cifre. Il pm mostra all’indagato un appunto sequestrato nella sua casa in cui c’è scritto «campagna elettorale». Ci sono nomi e cifre e, tra questi, anche il nome di Mascitti. Bellelli chiede lumi sull’appunto. De Fanis: «Sono tutti amici a cui avrei chiesto. Non è stato preso un soldo». Pm: «Me lo spiega per favore, amico per amico». De Fanis: «Diego Paolini è di Villa Santa Maria, Mascitti lo sappiamo. Ermanno è Falone, Tabù è il ristorante, Grafidea è quella che ha sempre lavorato con noi. Paolini Ortona è un ex consigliere, Diego Paolini è lo stesso, Fabio Gissi non me lo ricordo (tutti estranei all’inchiesta, ndr)». Pm: «No, è un paravento che ha costituito lei per prendersi i finanziamenti che il suo assessorato eroga (...)». De Fanis: «Io non ho chiesto niente a queste persone, può chiamare chi vuole. Ho chiesto solo a Mascitti e ho sbagliato». Pm: «E’ stato proprio sfortunato. Ha chiesto a Mascitti e proprio Mascitti è venuto a denunciarlo». De Fanis: «Glielo giuro. Che le devo dire?» (...) «Mi piace il vino, non è un motivo per condannarmi». Pm: «Lei informava il presidente Chiodi, la giunta, che otteneva i contributi per la campagna elettorale in questo modo dalle persone a cui finanziava gli eventi?». De Fanis: «Forse non mi sono spiegato. Sono contributi una volta che si andava a votare, non che ho chiesto». Pm: «Però a votare...» De Fanis: «Lei pensa che Chiodi o Del Turco si facciano le campagne elettorali di 3, 4 milioni di euro. O il futuro presidente della Regione D’Alfonso faccia...vabbè D’Alfonso, beato lui, i soldi li trova..faccia campagna elettorale con i soldi suoi?». L’interrogatorio cambia direzione e arriva alla bottiglia di champagne, quella che l’accusa dice che De Fanis avrebbe pagato con i soldi della Regione. L’ex assessore respinge più volte quest’accusa: «Lo champagne l’ho pagato con i soldi miei» e aggiunge in un altro passo: «Mi dispiace che si è fatta carne da macello. Io non sono così e chi mi conosce sa che io sono un galantuomo. Mi piace il buon vino, ho una cantina da anni ma questo non è un motivo per condannare. Lo champagne l’ho pagato con i mie soldi». «Ho aiutato la Zingariello». Pm: «Senta, abbiamo trovato almeno un suo assegno alla Zingariello». De Fanis: «L’ho aiutata anche in tempi non sospetti, di assegni ne troverete tanti. Gli assegni sono rintracciabili. Ha comprato la macchina e l’ho aiutata con 5 mila euro». L’interrogatorio sta per terminare e l’ex assessore si sfoga e dice al pm «sto a zero stipendio, non posso fare il medico e mi dispiace di più di tutte le cose, perché della politica non me ne frega più niente». E, quindi, torna sulla sua situazione personale. «Questo fatto della Zingariello mi mortifica, io con mia moglie ho un ottimo rapporto, è mortificante». Il pm non molla e insiste ancora su quell’appunto ma De Fanis respinge ancora le accuse. «Ho detto che per la campagna elettorale mi sarei dovuto appoggiare a qualche imprenditore, ma io a differenza di tanti colleghi più “sgamati”, io so che ci avrei rimesso i soldi miei. Non sto dicendo», conclude, «che sono disonesti ma più bravi di me a tenere certi rapporti che io non ho».

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