LANCIANO «Ho conosciuto mio marito Gigi ai tempi del liceo, quando avevamo 17 anni, da allora non ci siamo più lasciati». La lettera che la moglie di «Gigi», Rosanna Ranieri, ha inviato ai giornali inizia così, con una frase che racchiude 37 anni di vita insieme a Gigi, come lei chiama Luigi De Fanis, l'ex assessore alla Cultura della Regione arrestato lo scorso 12 novembre con l'accusa di concussione, truffa aggravata e peculato. Dopo due mesi e più di arresti domiciliari trascorsi nella casa di Montazzoli, proprio con la moglie, è spuntata un'altra tremenda accusa: tentato omicidio della moglie. «Sapere che Gigi è indagato per aver tentato di uccidermi è una cosa che, in altri tempi, mi avrebbe fatto ridere, ma che oggi, con tutto quello che è stato scritto di mio marito, mi da ancor di più la conferma di come si possa distruggere un uomo», scrive la Ranieri.
«Mi hanno spiegato che, probabilmente, questa indagine che mi vede come parte offesa sia un atto dovuto da parte della Procura e che è evidente come anche per la magistratura io non corra alcun rischio, visto che convivo con mio marito sotto lo stesso tetto», prosegue. «Spero allora che il pm faccia presto a chiudere questa indagine e ad archiviarla, in modo da restituire a me e Gigi un po' di serenità». Parole nette, senza livore, che aprono uno squarcio nella vita privata della famiglia De Fanis e che tentano di spazzare via i pettegolezzi nati intorno alla relazione tra il marito e la sua ormai ex segretaria, Lucia Zingariello. «Ho conosciuto mio marito Gigi ai tempi del liceo, quando avevamo 17 anni, da allora non ci siamo più lasciati. Una vita trascorsa insieme, superando le difficoltà che di volta in volta ci si fronteggiavano, dapprima con l'energia e l'incoscienza dei giovani, poi con la maturità di una coppia adulta e collaudata. Una vita che ci ha dato tanto, ma che ci ha messo anche duramente alla prova, facendoci provare prima di oggi il dolore per una disgrazia tremenda e innaturale», scrive la moglie di De Fanis alludendo alla tragica morte del figlio Orazio. Ucciso da un auto guidata da un giovane in stato di ebbrezza in un altro 12 novembre, quello del 2007. «Dopo di allora ovviamente i valori, i sentimenti, i rapporti con gli altri hanno subìto dei cambiamenti; Gigi ha cercato ancor più distrazione nell'attività politica e amministrativa, si è dedicato al sociale e bene pubblico con disinteresse, con slancio e generosità; gli stessi che aveva quando l'ho conosciuto, 37 anni fa. Non so cosa sia successo dopo, non credo comunque a tutto quello che gli viene contestato e spesso mi chiedo se anch'io come donna e come moglie possa avere qualche responsabilità -scrive la moglie di De Fanis- mi chiedo se c'è stato un qualche segnale di disagio che non ho saputo cogliere; è un pensiero, questo, che spesso mi tiene sveglia. Oggi ci troviamo a vivere quest'altra tremenda esperienza ancora una volta uniti e anche questa volta con l'energia e la forza di sempre», sottolinea. «Energia e forza che ci provengono da quel sentimento immutato di coppia», chiarisce prima di chiosare con l'invito alla procura di Lanciano a «fare presto» nel chiudere l'indagine che la riguarda.