«Facciamo la rivoluzione con i colori». Cita Gianni Rodari una delle canzoni scelte da Micaela Quintavalle a colonna sonora del corteo dei quasi 500 fra autisti, macchinisti e dipendenti del trasporto pubblico capitolino, che ieri hanno sfilato da Santa Maria in Maggiore fino a piazza Santi Apostoli. Nessuna bandiera politica o sindacale, solo un grande striscione con scritto «No alla privatizzazione, diritto alla mobilità per tutti» per la prima nazionale di «CambiaMenti», l’associazione che si fa «sindacato dal basso» fondata dalla pasionaria romana, 33enne laureata in medicina. A sostenere la battaglia degli autisti capitolini delegazioni arrivate da tutta Italia: da Genova a Firenze (dove «Renzi ha già privatizzato nel silenzio della stampa che lo appoggia»), passando per Torino, Milano, Livorno, Pisa e Napoli. Supporto numerico che è arrivato anche dai Movimenti per la Casa, accodatisi diligentemente dopo aver ammainato le bandiere (e i petardi, per fortuna) a vantaggio del colpo d’occhio.
Lo spauracchio più grande, come detto, è la privatizzazione, alimentato dalle voce di un possibile ingresso di Atac nel gruppo Fs. Ma non solo. «Mentre la Parentopoli in Atac prosegue - grida la pasionaria - e il manuale Cencelli la fa da padrone, ci sono gli autisti in sottonumero che hanno accumulato anche 90 giorni di ferie non godute, ci sono disparità enormi negli stipendi a parità di mansioni e il parco rotabile è vecchio e disastrato». Gli attacchi sono diretti all’ad Broggi, ma anche al sindaco Marino ed al suo assessore Improta: «Finora da loro soltanto parole - spiega Quintavalle - Broggi afferma che gli autisti devono aumentare le ore di lavoro. Non si rende conto di quello che dice». Fra i manifestanti anche una delegazione dei 115 interinali che, dal 2011, ogni estate vengono impiegati per 3 mesi per far fronte alle tante richieste di ferie. «Vanno assunti subito - continua la leader, fra gli applausi - Sono già pronti». Sul palco anche Gabriele Di Bella, vigile urbano della sigla Fidael: «Il sindaco punta sul business delle multe - afferma - Non vengono assunti autisti per il servizio pubblico, ma si pagano ditte private che forniscono ausiliari per le contravvenzioni». L’ultima puntualizzazione è quella numerica: «Vi sembriamo pochi oggi?»