Ogni qualvolta mi capita di passare davanti alla stazione ferroviaria di Pescara mi ritorna in mente Mario Tanassi. Chi era Tanassi? Era un parlamentare molisano del Psdi, più volte ministro, che Fortebraccio, il corsivista di prima pagina dell’Unità, amava prendere di mira. La frecciata più fulminante, il ministro di Ururi se la beccò a metà degli anni’70: «Tanassi, una fronte inutilmente spaziosa». Come la stazione centrale di Pescara, appunto. I pescaresi – che hanno aspettato 34 anni per vederla completata, la loro stazione-mausoleo – non avrebbero mai immaginato che, un giorno, per entrarci avrebbero dovuto citofonare. Quel giorno è arrivato. Da oggi, infatti, allo scopo di tenere lontani i senzatetto e i poveri che ci bivaccano, la stazione è chiusa dalle 23,15 di sera fino alle 4,45 del mattino. Chi deve prendere un treno in quelle quattro ore e mezza è bene che si presenti con un po’ di anticipo. E faccia attenzione: se cercherà di infilarsi di corsa, contando sull’apertura automatica di una delle porte, andrà a sbattere contro il vetro. Si guardi intorno, prima, dunque, e cerchi la guardia giurata per farsi aprire. Inoltre, è bene presentarsi in abiti decenti, per non essere scambiati per barboni. Quindi niente barbe lunghe e maglioni slabbrati. Si consiglia l’abito scuro.