La riunione di maggioranza spinge per riaverlo in sella il prima possibile
L’AQUILA Un giorno ancora per decidere se tornare al timone della nave o se confermare le sue dimissioni aprendo così le porte di Villa Gioia al commissario. Questo l’impegno che ieri Massimo Cialente ha preso davanti alla maggioranza che l’ha sostenuto finora e che è pronta a sostenerlo ancora in modo compatto. La coalizione è tornata ieri a chiedergli un deciso dietrofront, quel ripensamento che in realtà il primo cittadino dimissionario sta meditando di fare già da venerdì scorso, sulla spinta della manifestazione del centrosinistra e dei «nuovi dati», relativi ai fondi necessari per i lavori della ricostruzione (relativi al 2014), forniti dal ministro Trigilia che qualche giorno prima si è era spinto ad affermare che il governo non era «il bancomat del sindaco». Ieri, dunque, nel lungo vertice a porte chiuse che si è tenuto a Villa Gioia, il centrosinistra è tornato a spingere l’acceleratore per un ritorno di Cialente alla guida dell’amministrazione cittadina. Poi alla fine la telefonata al «sindaco», con tanto di «convocazione» a Villa Gioia per fargli ascoltare quel coro unanime di «no» alle dimissioni, al commissariamento e alle elezioni anticipate. Un Cialente rimasto, per sua stessa ammissione, favorevolmente colpito dalle parole ascoltate. Sicuramente un motivo in più per restare. A raccontare l’incontro è stato il vicesindaco Betty Leone, alla quale Cialente ha affidato appena alcune ore prima delle sue dimissioni la nomina e l’incarico di sbrigare l’ordinaria amministrazione e traghettare il Comune verso il commissariamento. «Nella riunione», ha affermato Leone, «abbiamo analizzato la situazione politica attuale, anche alla luce dei servizi giornalistici che hanno determinato una ferita gravissima all’immagine della città. E abbiamo chiesto a Massimo di raggiungerci per comunicargli che il centrosinistra è unito e compatto nel sollecitarlo a revocare le dimissioni. Pur apprezzando, infatti, il gesto di grande dignità del sindaco e il messaggio che ha voluto veicolare, è evidente che questo ha reso la città più debole e più esposta ad attacchi di ogni tipo. Il centrosinistra gli chiede dunque di tornare sui suoi passi, anche alla luce del messaggio, forte e inequivocabile, venuto dalla grande manifestazione di venerdì scorso, quando in migliaia i cittadini gli hanno chiesto di non mollare. Di non abbandonare la città in un momento in cui ha, invece, bisogno di un’amministrazione nella pienezza delle sue funzioni per difendersi da attacchi pesantissimi che possono celare interessi economici macroscopici legati alla ricostruzione. Cialente ha chiesto qualche altra ora di riflessione impegnandosi ad annunciare la sua decisione in una conferenza stampa». Un appuntamento già fissato per domani. «Perché i tempi stringono e L’Aquila è sotto attacco». Nella riunione, presente anche l’ex parlamentare Giovanni Lolli, è stato infatti ribadito che «contro la città si sta muovendo qualcosa che è più grande di quanto si potesse pensare». E che «le dimissioni di Cialente, presentate proprio per non essere d’ostacolo alla ricostruzione, hanno finito invece per indebolire L’Aquila che qualcuno vuole cancellare persino dalla cartina geografica». E allora l’invito a Cialente «a tornare a battersi per L’Aquila che non è la città del malaffare dove – dopo l’inchiesta sulle presunte tangenti nella quale è indagato il vicesindaco Roberto Riga che si è subito dimesso – tutti sono stati descritti come mafiosi, ladri e corrotti». Cialente ha incassato e ringraziato. «C’è un centrosinistra forte e orgoglioso di ciò che abbiamo fatto in questi anni. Io», ha aggiunto, «sarò anche uno squattrinato, come qualche autorevole giornale ha scritto, ma posso rivendicare a testa alta di aver sempre agito nella legalità e di aver lottato, scontrandomi anche con i commissari e i governi e subendo attacchi mediatici anche personali e familiari, per avere quello che ci spetta». Intanto, sulle polemiche per la mancata convocazione del consiglio sulle dimissioni del sindaco, è intervenuto il presidente Carlo Benedetti. «Non prendo ordini dai movimenti», ha tagliato corto, per poi aggiungere: «Nonostante il parere della prefettura mi sollevi da tale obbligo, alla luce delle richieste arrivate dai gruppi consiliari, convocherò un consiglio comunale straordinario sulla situazione politica al Comune dopo aver chiaramente riunito la conferenza dei capigruppo. Va da sé che, nel caso Cialente non ritiri le proprie dimissioni, tale passaggio sarebbe svuotato di senso, dal momento che il consiglio stesso si avvierebbe allo scioglimento».