Lui ha deciso, anzi no. «Se non ritiro le dimissioni, dovrò andare via da questa città» afferma. Beh, allora ha deciso di farlo... «No, perché? Potrei andare via dalla città». Una chiacchierata con il sindaco dimissionario Massimo Cialente si trasforma in un excursus sulle montagne russe, con la sensazione di essere spesso vicino all’arrivo, ma di non arrivarci mai e di continuare il viaggio sull’ottovolante.
Cosa ha deciso allora?
«Non ho ancora deciso, ma non è vero che sono isolato, sono tutti dalla mia parte, ho ricevuto 600 sms e fiori. I miei familiari e i miei amici hanno ricevuto tanti inviti a spingermi a tener duro. Ho recuperato il rapporto con la città, anche l’Abruzzo ha capito, ma devo ancora recuperare il rapporto con l’Italia, devo recuperare l’unità. Incominciano ad arrivare messaggi dall’Italia, ma, insomma, vediamo...».
La sensazione è che lei abbia deciso di ritirare le dimissioni e attenda segnali chiari dal Governo.
«Sto difendendo la città, chiedendo regole chiare per la ricostruzione: la white list per le imprese che devono lavorare in città, il tetto massimo di appalti, il flusso garantito di fondi, norme per gli affitti vecchi. Il Governo deve fare queste regole».
Non sembra una garanzia difficile da ottenere.
«E invece sì. La città è al centro del più duro attacco dopo la tragedia. C’è un Governo che un giorno dice che non è il bancomat dell’Aquila e che non deve dare soldi, poi va in Parlamento e dice il contrario, che invece c’è bisogno di un miliardo e 600 milioni nel 2014. Rimuovono Carlea e Magani, ci sono attacchi pesantissimi sui giornali nazionali a me, al pm della Grandi rischi, a Pezzopane e Lolli. Quali sono gli interessi in campo?».
Li dica lei. In questo panorama, è solo un vaso di coccio, un amministratore che ostacola chi sta tentando di mettere le mani sulla città, o anche lei è espressione di un sistema di potere locale che sta combattendo una guerra sulla ricostruzione contro poteri forti esterni ed è, per questo, “spinto” a non passare la mano?
«Mettiamo che io facessi parte di un sistema, e non è così, c’è chi ha interesse, per proteggere le proprie azioni, che potrebbero essere scoperte in futuro, a difendersi dicendo: “Tanto lo facevano tutti”. Io so che all’Aquila la ricostruzione è costata meno che in tutte le altre realtà e il merito è un po’ mio o no? So che sono un rompiscatole e se vedo del marcio, vado dritto alla Procura e questo c’è chi lo teme. A Roma qualcuno dice: “Vogliono farvi fuori tutti perché scomodi”. C’è la corsa a disegnare l’intera città come un unico, grande, porcile, in cui tutti sono pronti a prendere mazzette e a speculare sulla tragedia: perché? La risposta è: per coprire altri interessi. Agli atti dell’inchiesta do ut des, c’è chi parla di tangenti date a un personaggio “superiore, molto più in alto” del sindaco. E allora? Altro che l’avviso di garanzia al vice sindaco».
Vabbé, quindi cosa ha deciso?
«Se non rientro, me ne devo andare perché gli aquilani, che adesso mi fermano in ospedale o per strada, chiedendomi di ritirare le dimissioni, non capirebbero e darebbero vita a una rivolta». Ergo: rientrerà, ma non oggi.
Ancora 24 ore, ritorno previsto per domani
Il probabile annuncio in una conferenza stampa pressioni dalla maggioranza
Domani il primo cittadino dimissionario, Massimo Cialente potrebbe annunciare la sua intenzione di tornare alla guida del Municipio in conferenza stampa. Le dimissioni, tuttavia, potrebbero essere ritirate formalmente solo alla fine di un percorso di confronto che culminerà con l’annuncio ufficiale del sindaco in occasione della seduta di un Consiglio comunale che si terrà la prossima settimana. Dunque se la decisione di dimettersi è stata presa da Cialente in solitudine, la determinazione di tornare in sella sarà un atto condiviso con il centrosinistra. A chiedergli di fare dietrofront è stata la maggioranza di centrosinistra in occasione di una riunione durante la quale ieri è intervenuto a grande richiesta proprio il primo cittadino. «Il sindaco non è un ostacolo, anzi senza di lui gli attacchi contro la città orfana sarebbero addirittura aumentati», questa la tesi del centrosinistra attraverso la voce del vice sindaco Betty Leone. «Pur apprezzando il gesto di grande dignità del sindaco, è evidente che questo ha reso la città più debole e più esposta ad attacchi di ogni tipo - scrive il vice sindaco -. Il centrosinistra chiede dunque al sindaco di tornare sui suoi passi, anche alla luce del messaggio, forte e inequivocabile, venuto dalla grande manifestazione di venerdì scorso, quando in migliaia i cittadini gli hanno chiesto di restare. La città ha bisogno di un’amministrazione nella pienezza delle sue funzioni, per difendersi da attacchi pesantissimi che possono celare interessi economici macroscopici legati alla ricostruzione».
A comporre il puzzle del nuovo percorso è stato ieri il presidente del Consiglio comunale, Carlo Benedetti, che ha sottolineato la volontà di convocare una seduta sulla situazione politica attuale, benché «ai sensi dell’articolo 53 del Testo unico degli enti locali (Tuel), il passaggio consiliare non è ritenuto necessario e vincolante ai fini della decorrenza dei 20 giorni che la legge prevede per la validazione delle dimissioni del sindaco e il conseguente scioglimento del Consiglio - spiega -. Nonostante, dunque, il parere della Prefettura mi sollevi da tale obbligo, alla luce delle richieste di cui parlavo all’inizio e dell’istanza ufficiale fattami pervenire dai gruppi consiliari di centrosinistra già all’indomani delle dimissioni del sindaco Cialente, intendo procedere alla convocazione di un Consiglio comunale straordinario sulla situazione politica al Comune, dopo aver riunito la Conferenza dei capigruppo». Il comitato 3e32 ha annunciato che, in caso di ritiro delle dimissioni, occuperà il Consiglio comunale.