E’ sfociato in bagarre - come la maggioranza temeva e l’opposizione sperava - il consiglio comunale di ieri dedicato al progetto che l’amministrazione comunale sta realizzando su corso Vittorio Emanuele, prevedendo una netta riduzione del traffico. «Riqualificazione, non pedonalizzazione» ha ribadito il centrodestra a Ezio Ardizzi, presidente della Confcommercio, e alle decine di negozianti che hanno gremito l’aula, armati di cartelli e vignette di protesta.
La tensione è subito salita. L’assessore alla mobilità Berardino Fiorilli ha lasciato la difesa del progetto al suo leader Carlo Masci, il quale ha rivissuto il clima ostile di vent’anni fa per il senso unico su viale Bovio, poi cancellato. Ardizzi lo ha subito incalzato: «Questo progetto serve solo a spianare la strada al Filò»; poi Aldo Marino: «Solo a Pescara c’è una piazza con due fontane, una davanti e un’altra dietro: sono sotto casa sua». La scintilla esplosiva è scattata quando Masci s’è rivolto alla platea dicendo: «Non è vero che vogliamo favorire i grandi centri commerciali, nessuno si fa venti chilometri in auto solo perché a Pescara non si trova parcheggio: la verità è che lì trovano i prezzi più bassi». Apriti cielo. Offeso, Ardizzi ha lasciato l’aula seguito dal direttore Walter Recinella e dai suoi fedelissimi (rientreranno poco dopo). «Come si può discutere con chi ci dice che non sappiamo fare il nostro lavoro?».
Lo scambio di accuse e veleni in aula non si è fermato. «Qui il problema non è solo il Corso, ma la sopravvivenza della città. Pescara non è città turistica, su questo sono pronto a darti lezioni - ha detto Ardizzi a Fiorilli -. Pescara dev’essere città capace di offrire servizi da San Benedetto fino a Foggia. Avete soppresso più posti auto voi che le amministrazioni dagli anni 50 a oggi». Poi la stoccata: «Ho sbagliato a votarvi cinque anni fa, ci rivediamo alle prossime elezioni» ha detto Ardizzi al sindaco Mascia che ha lasciato l’aula. A quel punto, Masci è diventato il solo bersaglio e si è difeso sfoderando il cartello con vecchi progetti che il centrosinistra aveva in serbo per corso Vittorio. «Siamo qui per parlare dell’oggi, il passato non conta» gli ha gridato Chiavaroli, titolare del Brigantino. «Quando i lavori sul Corso saranno finiti, in tanti tra noi avranno chiuso. E siamo stati noi commercianti, non lei, a favorire il rilancio del centro storico».
Il centrosinistra ha offerto una zavorra alla maggioranza: «Fermate il cantiere, se vincete le elezioni andrete avanti» hanno detto un po’ tutti, da Di Pietrantonio a Del Vecchio, da Alessandrini a D’Angelo, a Pignoli, Sulpizio e Di Iacovo. Di Acerbo l’intervento più concreto: «Se siamo a questo punto è perché sul progetto non c’è stata partecipazione democratica». Infine, rivolto a Masci ha aggiunto: «Non può essere che tu, Lepore e Fiorilli vi riunite, qualche volta informate il sindaco, e fate come vi pare».
Mascia: «Non fermerò il cantiere»
«Filò passerà lungo corso Vittorio Emanuele e sarà il vero protagonista. Si tratta di un progetto di riqualificazione e non di pedonalizzazione, finalizzato anche a creare una limitazione al traffico, che prevede una strada riservata ai residenti e ai mezzi pubblici». Spiegazioni che il sindaco Luigi Albore Mascia non ha dato ai commercianti venuti a confrontarsi con lui ieri in consiglio comunale, ma ha affidato al taccuino del cronista dell’Ansa, dopo aver abbandonato l’aula nel pieno della bagarre. «Non ci sono margini per la sospensione dei lavori» ha aggiunto, in piena sintonia con Carlo Masci. Nessun passo indietro, a costo di andare allo scontro sotto elezioni, perché convinti che sia la scelta giusta per una Pescara più bella.
Il sindaco aveva aperto la seduta di consiglio comunale usando toni concilianti, ma il problema è stato nei contenuti: «Questo progetto è una grande opportunità per la città, abbinata all’arrivo della metropolitana di superficie». Di fronte alla sonora contestazione dei commercianti, il sindaco ha aggiunto: «C’è stato un problema di comunicazione». Sarà che la maggioranza s’è spiegata male, forse i comunicati stampa non sono stati sufficientemente lunghi e chiari. Oppure, come sottolineato da Ardizzi prima e da Acerbo poi, la protesta nasce dal fatto che proprio non c’è stata né comunicazione né confronto. «Abbiamo fatto i gazebo per illustrare l’opera ai cittadini, discusso e votato i passaggi tecnici in consiglio comunale, cos’altro dovevamo fare?» ha domandato Masci. «Avreste dovuto fare una variante al Prg e al piano della mobilità» hanno risposto l’opposizione e Ardizzi, che ora spera nel ricorso al Tar per bloccare tutto.