ROMA Né spagnolo, né tedesco, né francese: si chiamerà Italicum il nuovo modello di legge elettorale che promette di mandare definitivamente in soffitta quanto avanzato del Porcellum dalla mannaia della Consulta. Insieme con i partiti più piccoli. Nell’Italicum, i seggi della Camera saranno distribuiti con metodo proporzionale, con l'assegnazione di un premio di maggioranza eventuale e limitato e l'attribuzione dei seggi su base nazionale. Un punto cruciale, quello del premio già bocciato nel Porcellum dalla Consulta in assenza di una soglia prestabilita. Obiezione che nell’Italicum viene risolta assegnando un premio pari al 18% del totale dei seggi in palio, alla lista o alla coalizione di liste che abbiano conseguito il maggior numero di voti, ma esclusivamente nel caso che la lista o la coalizione di liste maggiori, abbia conseguito almeno il 35% dei consensi.
I PALETTI DELLA CONSULTA
Ecco, dunque, la soglia richiesta dai giudici costituzionali. E, in ogni caso, nessuna lista o coalizione può vedersi attribuire un numero di seggi superiore al 55% in virtù del premio: l’eventuale parte del premio eccedente, in questa eventualità, verrà redistribuita fra gli altri concorrenti. Nell’ipotesi, invece, che nessuna delle forze politiche in corsa per le elezioni, da sole o coalizzate, raggiunga la soglia del 35%, si ricorre a un secondo turno di ballottaggio: a confrontarsi saranno le prime due liste o coalizioni, e fra il primo e il secondo turno non saranno possibili apparentamenti. Anche in questo caso, al vincitore sarà attribuito un premio di maggioranza pari al 53% del totale dei seggi in palio, mentre i restanti seggi saranno distribuiti proporzionalmente a tutte le altre liste e coalizioni in lizza. Che, comunque, dovranno superare delle soglie di sbarramento: il 12% per le coalizioni (all’interno delle quali le liste dovranno raggiungere il 5%), e l'8% per le liste non coalizzate. Saranno inoltre introdotti criteri per evitare le cosiddette liste civetta. Si passerà dalle attuali 27 circoscrizioni, a 110 più piccole, su base provinciale. E proprio questo ridimensionamento giustificherebbe il ricorso a liste bloccate, che pure erano state bocciate dalla Consulta perché limitano la libertà di scelta del cittadino, ma non nel caso di mini-liste di 4 o 5 candidati.
LA SIMULAZIONE
Secondo una simulazione di Youtrend, se si votasse adesso con questo sistema, nessun partito arriverebbe al 35% e sarebbe necessario un ballottaggio. Riuscirebbero a superare gli sbarramenti solamente il Pd, Forza Italia e M5S, mentre i piccoli, fatta esclusione per il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano che secondo alcuni sondaggi potrebbe farcela per un soffio, resterebbero fuori, dalla Scelta civica di Mario Monti, all’Udc, Per l’Italia, Sel e Fratelli d’Italia. Nel dettaglio, secondo il web magazine, se fossero confermate le intenzioni di voto rilevate negli ultimi 15 giorni, ci sarebbe certamente bisogno di un ballottaggio, poiché nessun partito arriverebbe al 35%. Solo 3 partiti supererebbero le alte soglie di sbarramento, e sono gli stessi che competerebbero per arrivare al ballottaggio: certamente il Pd dato sopra il 30%, e che se vincesse al ballottaggio otterrebbe 334 seggi, contro i 150 di Forza Italia e i 146 del M5S; se invece al ballottaggio vincesse Forza Italia, al Pd andrebbero 177 seggi e al M5S 119; infine, se il partito di Grillo accedesse al ballottaggio e battesse il Pd, sarebbero i grillini a vincere i 334 seggi, lasciando il PD a 175 e Forza Italia a 121. Sempre che la proposta concordata da Renzi insieme con il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, non presenti profili d’incostituzionalità. Una possibilità sostenuta non soltanto dal democratico Gianni Cuperlo, ma anche dal ministro centrista Gianpiero D'Alia: «Le liste bloccate, anche se corte non consentono agli elettori di scegliere i parlamentari. Solo le preferenze e una soglia di sbarramento unica possono ridare dignità alle scelte degli elettori».