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Data: 21/01/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Intervista a Giovanni Sartori - «Questo è un pasticcio su un pasticcio la minoranza diventa maggioranza»

ROMA «Un pasticcio su un pasticcio su un pasticcio». Giovanni Sartori, il decano e più autorevole dei politologi italiani, boccia senza appello la riforma elettorale avanzata da Matteo Renzi sulla base della «piena sintonia» con Silvio Berlusconi.

Lei non è mai stato tenero con la riforma renziana. Ora la bocciatura è totale. Anche con il doppio turno eventuale?

«Sicuro. Intanto partiamo dal nome: Italicum è ridicolo. Le definizioni Mattarellum e Porcellum le ho inventate io ma perché erano i nomi degli autori di quei meccanismi elettorali. Italicum invece ricorda un treno, o giù di lì. Anche perché allora la Germania dovrebbe chiamare il suo sistema elettorale Alemanicum, l’Inghilterra Anglicum, gli Stati Uniti... boh è più difficile. Ma insomma ci siamo capiti».

Veniamo al merito. Le piace il doppio turno eventuale?

«Posso dirle? Questo Italicum annovera una serie di toppe messe l’una sull’altra, tutte sbagliate. Da tempo sostengo che è falso che il maggioritario determini il bipartitismo nel nostro Paese».

Va bene. Le chiedevo del doppio turno: la convince la soglia del 35 per cento per accedere al ballottaggio che assegna il premio di maggioranza?

«Ma no, la verità è che il maggioritario rinforza un doppio turno che c’è ma non produce un doppio turno che non c’è. E infatti il Mattarellum ha prodotto una quarantina di partiti, alcuni composti da un persona sola. Quanto al premio di maggioranza che scandalizza tanti, ricordo che quando la Dc provò ad inserirlo nel 1953 su impulso del presidente del Senato, Meuccio Ruini, le sinistre gridarono alla legge truffa. Ma in quel caso il premio scattava per un partito che aveva già avuto il 50 più uno dei voti! Dunque nessuna truffa: ingrandiva la maggioranza che però aveva già dimostrato nei numeri di essere tale. Ora invece si stanno inventando sistemi che trasformano la minoranza in una maggioranza: si ripete, seppur in maniera più blanda lo concedo, la truffa di prima. Un meccanismo demenziale, come diceva il mio amico Giovanni Spadolini».

Peraltro la Corte Costituzionale aveva già bocciato il premio del Porcellum perché assegnato a chi aveva preso percentuali troppo basse.

«Ma per carità, lasciamo stare la Corte che non c’entra nulla. A parte che sono arrivati con quattro anni di ritardo, il che è ridicolo. Ma poi la legge elettorale è una legge ordinaria, non materia costituzionale: che c’entra la Consulta, perché è intervenuta?».

Andiamo avanti. Cos’altro non le piace dell’Italicum?

«Be, ci sono un bel po’ di stravaganze. Io ho sempre sottolineato che il doppio turno funziona se i partiti si presentano da soli e non in coalizione. In modo che ogni forza politica deve presentare il suo candidato migliore per accedere al secondo turno: davvero così si offre all’elettore la possibilità al secondo turno la possibilità di scegliere, e di dare un preferenza on manipolabile; e nella mia ipotesi al secondo turno ne passavano quattro. Invece nell’Italicum i partiti che vanno da soli vengono penalizzati con soglie di sbarramento fino all’8 per cento mentre chi si coalizza viene premiato. Una assurdità che va contro ogni logica».

Ecco appunto: le preferenze. Renzi non le contempla e, d’intesa con Berlusconi, prevede liste bloccate seppur in formato mignon. La convince?

«Ma no, è una truffa anche questa. La verità è che le preferenze non hanno mai funzionato. Favorivano le manipolazioni: al Sud, per esempio, spesso erano gestite dalla mafia. La libertà dell’elettore, così come è stata concepita, è un po’ una truffa. Invece un doppio turno come lo concepisco io consente una scelta vera e non manipolabile da parte dell’elettorato».

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