ROMA Resteranno al 19 per cento le detrazioni d’imposta sulle spese sanitarie, gli interessi sui mutui, le assicurazioni sulla vita i corsi di istruzione e molte altre voci ancora, per le quali lo Stato riconosce uno sconto in dichiarazione dei redditi. A dieci giorni dallo scatto della tagliola automatica, che avrebbe portato già quest’anno (con riferimento ai redditi 2013) gli sgravi Irpef al 18 per cento, il governo ha deciso di fare marcia indietro cancellando la norma inserita appena tre mesi fa nella legge di stabilità: i circa 500 milioni attesi nelle casse dello Stato a partire dal 2014 dovranno essere recuperati con un incremento degli obiettivi della revisione della spesa di cui si sta occupando il commissario straordinario Carlo Cottarelli.
In realtà la legge prevedeva la decurtazione automatica delle detrazioni, destinata a proseguire il prossimo anno con la discesa al 17 per cento, come soluzione di riserva nel caso in cui entro il 31 gennaio non fosse stato deciso un riassetto selettivo di questi benefici, ossia la cancellazione o il ridimensionamento di alcune di essi. Una strada difficile, perché percorrerla equivale a scontentare questa o quella categoria particolare di contribuenti. Così a pochi giorni dalla scadenza la prospettiva del taglio lineare pareva tecnicamente inevitabile, visto che tra l’altro le eventuali alternative, come una riduzione legata al reddito, apparivano di difficile realizzazione. A regime ci sarebbe stata una penalizzazione media di circa 30 euro a contribuente.
DECISIONE POLITICA
Ma evidentemente l’operazione, che di fatto equivarrebbe ad un mini-aumento della pressione fiscale spalmato su 19 milioni di cittadini, è stata giudicata da Palazzo Chigi politicamente inaccettabile, soprattutto in una fase in cui l’esecutivo deve cercare un difficile rilancio. Ecco quindi che il comma 575 dell’articolo 1 della legge di stabilità sarà semplicemente cancellato in un prossimo provvedimento mentre il tema della revisione delle detrazioni fiscali verrà affrontato nell’ambito del disegno di legge delega sulla riforma del fisco, che del resto contiene già indicazioni in materia. Proprio in questi giorni il Fondo monetario internazionale ha scritto in un suo rapporto che i sistema delle detrazioni fiscali nel nostro Paese è troppo generoso e crea distorsioni.
Quanto alla copertura necessaria per finanziare il mantenimento degli sgravi, 482,5 milioni quest’anno, 760,3 il prossimo e 552,6 a partire dal 2016, dovrà essere reperita secondo il ministero dell’Economia «incrementando gli obiettivi di risparmio previsti dalla revisione della spesa aggiungendovi, pertanto, le cifre stabilite nel comma 575 della stessa legge». In realtà oltre ad un incremento sarà necessario un anticipo di questi risparmi, perché formalmente - per una scelta di prudenza che lo stesso ministro aveva più volte rivendicato - i primi benefici per il bilancio pubblico dalla revisione della spesa, stimati in 3,6 miliardi, dovrebbero arrivare nel 2015. Già nelle settimane scorse però era emersa - per lo meno a livello informale - la volontà di ottenere risparmi già da quest’anno, per avviare la riduzione della pressione fiscale.
GLI EMENDAMENTI IN AULA
Intanto l’aula della Camera deve esaminare il decreto cosiddetto Imu-Bankitalia, che contiene tra l’altro la cancellazione (non totale) dell’imposta sull’abitazione principale e deve essere convertito entro martedì 28. Il governo vuole che sia approvato senza modifiche ma si profilano già almeno 800 emendamenti: probabile il ricorso al voto di fiducia.