“Ma che razza di politici avete in Abruzzo?”. Mi chiama un collega da Milano, attonito per gli ennesimi sviluppi dell’affaire De Fanis, la vicenda tra il losco e il boccaccesco che ha per protagonista l'ex assessore regionale alla cultura. Partito come una storiaccia di mazzette, il feuilleton ha ben presto deviato verso risvolti di corna e scappatelle, con una segretaria un po' troppo intraprendente e una povera moglie costretta a scrivere ai giornali per assicurare che il marito no, non la voleva uccidere. Tutta roba su cui si buttano a pesce i rotocalchi televisivi nazional popolari, tipo “La vita in diretta” di Rai Uno, che ieri ci ha mostrato un Vittorio Feltri che ridacchiava dicendo che “sì dal punto di vista estetico la vicenda fa un certo ribrezzo” e il conduttore Franco Di Mare che ironizzava sul fatto che un simile intellettuale fosse stato scelto per sviluppare la cultura in Abruzzo. E qui si torna alla domanda iniziale, ovvero come si sceglie la classe politica in questa benedetta regione. Già abbiamo in Senato un signore che di nome fa Antonio Razzi, inattaccabile sul piano giudiziario, molto censurabile sul piano della grammatica e anche del cinismo politico. Non a caso Maurizio Crozza ne ha fatto un’icona del suo repertorio di imitazioni. Ora aggiungiamo De Fanis, uno che al Pm che lo interroga per sapere che competenze aveva in tema di cultura risponde che sì, una volta suonava la batteria e gli piacevano i Beatles. Noi non sappiamo come finiranno i procedimenti a suo carico. Ma sappiamo che è ora di finirla con l'assegnazione di posti importanti a personaggi che nulla hanno a che fare con le materie che dovranno trattare. Non è più tempo di incompetenti, lo ricordiamo a tutti coloro che stanno preparando le liste per le prossime elezioni,regionali e comunali. L'Abruzzo merita di meglio. Molto di meglio.