L’AQUILA Dimissioni ritirate e avvio di una nuova fase con accanto, in veste di vicesindaco, l’ex procuratore della Repubblica, dell’Aquila prima e di Pescara poi, Nicola Trifuoggi. Massimo Cialente è tornato «con orgoglio» sui suoi passi, così come aveva già lasciato capire venerdì sera subito dopo la manifestazione con il centrosinistra in piazza per chiedergli di restare. Ieri l’annuncio, davanti a un’affollata platea di giornalisti, consiglieri e collaboratori, dopo una veloce riunione di giunta e un passaggio altrettanto rapido con i gruppi consiliari di maggioranza. Qualche brontolio, poi tutti insieme nella sala consiliare ad applaudire il ritorno di Cialente e l’arrivo del suo nuovo vicesindaco che avrà la delega alla trasparenza degli atti amministrativi, la responsabilità della Centrale unica di committenza e l’ispettorato all’urbanistica. «Ma soprattutto Trifuoggi, servitore dello Stato, sarà testimone dell’onestà dell’Aquila che non è la città del magna magna, del tutti corrotti», dice Cialente. «Dovrà raccontare all’Italia, a cui negli ultimi giorni è stata data l’immagine di una città di disonesti, quanto di buono abbiamo fatto, che i soldi arrivati sono stati spesi con estrema attenzione. E dovrà vigilare affinché nessuno commetta più errori, almeno non di quelli in malafede». E proprio sul recupero della credibilità agli occhi dell’Italia e dell’Europa ruota il lungo intervento a braccio di Cialente. Un recupero di credibilità, dopo l’inchiesta «Do ut des» sulle presunte tangenti per i puntellamenti, nella quale sono indagati anche l’ex vicesindaco Roberto Riga e il dirigente Mario Di Gregorio. Una vera e propria bufera sull’amministrazione cittadina, sfociata poi nelle dimissioni di Cialente «perché abbandonato dal governo» e per «i pesantissimi attacchi mediatici. L’8 gennaio, indipendentemente dall’epilogo dell’inchiesta della magistratura – nei confronti della quale riponiamo la massima fiducia – è accaduta una cosa terribile. Negli ultimi mesi Regione e Provincia sono rimaste coinvolte in vicende giudiziarie molto gravi. Ma nessuna voce si è alzata. Allora mi sono chiesto come mai questa inchiesta, venuta fragorosamente fuori l’otto gennaio scorso, abbia ferito così profondamente la mia città. E la risposta che mi sono dato è che gli aquilani non possono accettare alcun errore da coloro che vedono come gli unici difensori della città. Il fatto che un funzionario e addirittura il vicesindaco possano aver sbagliato è come essere stati abbandonati da un padre. Da qui il disorientamento. Mi sono dimesso, pensando così di tutelare la città descritta come il centro del malaffare. E invece quest’immagine è stata ingigantita ad arte. Sulla città si sono abbattuti con violenza cattiverie, falsità e persino insulti arrivati anche da giornali seri. Una gogna mediatica. È vero. Sono un sindaco squattrinato e sono orgoglioso di non essere diventato ricco con la politica. Ma non ho fatto mai mancare nulla ai miei figli. E poi il contestuale attacco al magistrato del processo alla Grandi Rischi. E allora cosa c’è dietro tutto questo? Forse sì, abbiamo avuto qualche pecora nera, ma è cosa fisiologica. La storia racconterà quanti atti di eroismo ci sono stati in questa città». Poco, o nulla, nel discorso di Cialente, sui rapporti con il governo dal quale si era sentito sfiduciato. Cosa certa è l’incontro in settimana con il ministro Saccomanni, «per portare a casa quel miliardo che serve alla ricostruzione «dell’Aquila e dei comuni del cratere». In quanto al ministro Trigilia, il sindaco si dice convinto «che i rapporti istituzionali non passino attraverso legami di amicizia. Se qualcuno ha mancato nei rapporti istituzionali, se ne assumerà la responsabilità. D’altra parte, la decisione di partecipare alla riunione con Saccomanni e il suo rapporto sulla ricostruzione, i cui conti ribattono con i nostri, rappresentano un bel segnale. I contrasti con il governo sono cominciati con la nostra richiesta di regole, e su questo Nicola potrà esserci di grande aiuto». Applausi e la scena che si sposta su Trifuoggi, che racconta dell’indignazione provata «per aver letto la rappresentazione scandalosa di una realtà che non è certamente quella dell’Aquila, città di persone perbene. Sono qui perché ho stima di Cialente e della sua giunta». Il sindaco ringrazia, dice e non dice di altri possibili ingressi illustri in giunta. Poi, rivolto ai suoi oppositori: «Rispetto ogni opinione, ma il tutti corrotti no. Io non lo sono». Altri applausi e la corsa continua.
Atteso anche l’aiuto dell’ex ministro Barca
L’annuncio di prossime collaborazioni
Dopo l’arrivo di Trifuoggi , c’è in ballo anche il possibile ritorno all’Aquila, magari come consulente dell’esecutivo, dell’ex ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca (nella foto). Il suo nome è spuntato ieri nel corso della conferenza stampa di Cialente. «In questo periodo molto difficile», ha detto il sindaco, «l’ho potuto sentire solo una volta perché era in Patagonia e mi è mancato molto. Sicuramente è rimasto male di quanto accaduto alla città. Vediamo i suoi tempi, Fabrizio ha capito chi siamo e potrebbe dare una grossa mano alla città».
La mossa di Cialente tarpa le ali agli «astri nascenti» dello schieramento con le Regionali alle porte
Mal di pancia nei partiti tra stupore e attesa.
L’AQUILA La Sant’Agnese di poche ore prima – adeguatamente celebrata nelle conviviali cittadine – prosegue anche tra i banchi della prima adunata del Cialente-ter (nel senso di terzo ri-avvio, dopo i due mandati elettorali a suo favore). Battutine, ma anche discorsi più approfonditi su quello che doveva essere. E non è stato. In più d’uno, se potesse, parlerebbe al microfono. Magari «in dissenso». Non oggi, però, non a guastare la liturgia della ripartenza che il protocollo impone. Del resto, ci sarà tempo per tornare a contarsi in consiglio comunale. Dove i fan di De Matteis vogliono dimettersi in blocco. E alcuni ex nemici di Cialente, folgorati sulla via di Damasco, vogliono invece dichiararsi a suo favore. INDENNIZZO O CONTRIBUTO. Stavolta non trattasi della modalità di pagamento del ristoro dei danni patiti nel post-terremoto. Qui, allora, deve intendersi indennizzo per la mancata candidatura. Per la rinuncia alle primarie cui tanti (troppi?) già stavano lavorando. Per la perdita di un posto da vicesindaco (e qui si parla, nello specifico, dell’Api prima e di Sel poi), e di altri sogni riposti nel cassetto dopo la decisione di Cialente di tornare in sella. Mal di pancia da curare con abbondanti dosi di Maalox. Da farsi prescrivere, magari, dallo stesso Cialente. CONSIGLIO? QUANDO LO DICO IO. Il presidente del consiglio comunale Carlo Benedetti, dopo aver detto che non si fa dettare l’agenda da nessuno, figuriamoci da «quelli dei comitati», potrebbe convocare la prima assemblea civica del dopo-burrasca per giovedì 30 gennaio. In quella data è certa la presenza dei movimenti civici. Così come – a meno di ripensamenti stile-Cialente – sono state date per certe le dimissioni, in blocco, dei consiglieri di opposizione più vicini a Giorgio De Matteis. Un altro nodo da affrontare è quello delle elezioni regionali, per le quali stanno scaldando i muscoli diversi esponenti dell’amministrazione. In rampa di lancio, tra gli altri, Alfredo Moroni, Pietro Di Stefano, Betty Leone. Dunque, il rimpasto potrebbe non limitarsi alla poltrona numero 2 del Comune. Altri nodi da sciogliere per il tornato sindaco Cialente.
L’Idv: «Un segnale a garanzia della legalità»
«Il ritiro delle dimissioni di Cialente e la nomina del nuovo vicesindaco, Nicola Trifuoggi, rappresentano un segnale forte di responsabilità per rilanciare l’azione amministrativa e per garantire il massimo della legalità e della trasparenza». Lo affermano l’assessore comunale Lelio De Santis e il consigliere Giuliano Di Nicola. «Come componenti dell’Idv riteniamo che non poteva esserci risposta migliore alle illazioni e alle accuse di immoralità o di malcostume rivolte alla città».