PESCARA Ultime ore per riflettere e decidere se candidarsi alle regionali. Entro la mezzanotte di domani, presidenti di Provincia, assessori provinciali, sindaci dei Comuni con più di cinquemila abitanti e membri del Governo (Legnini?) che intendono partecipare alla competizione elettorale del 25 maggio devono presentare le dimissioni e da domani la carica ricoperta dev’essere cessata, in base alla cosiddetta legge anti-sindaci o anti-D'Alfonso. I partiti sono in fermento, tra riunioni ed incontri, per valutare le diverse opzioni e decidere il da farsi. Possono dimettersi tre dei quattro presidenti di Provincia abruzzesi: quello di Chieti, Enrico Di Giuseppantonio, che dovrebbe candidarsi con l'Udc alle regionali; il presidente della Provincia dell'Aquila, Antonio Del Corvo, in corsa per il Nuovo Centrodestra; quello della Provincia di Pescara, Guerino Testa, sempre con il Nuovo Centrodestra. Per Testa, in ogni caso, resta aperta anche l'ipotesi della candidatura a sindaco, ma è tutto da definire. L’attuale sindaco di Pescara, Luigi Albore Mascia, aveva inizialmente detto di voler continuare ad amministrare il Comune per altri cinque anni, ma al 99 per cento nelle prossime ore si dimetterà. Intanto, sempre a Pescara, si sono già dimessi l'assessore provinciale al Lavoro e compagno di partito di Testa, Antonio Martorella, e quello ai Lavori pubblici, Roberto Ruggieri (Rialzati Abruzzo). A Chieti la giunta provinciale è dimezzata: quattro assessori su dieci - Mauro Petrucci (Udc), Daniele D'Amario (Forza Italia), Alessio Monaco (Mpa) e Nicola Campitelli (Udc) - hanno rassegnato con decorrenza immediata le dimissioni, al fine di presentare la candidatura alle elezioni per il rinnovo del consiglio regionale. Contrariamente alle voci circolate nei giorni scorsi, non si candida il vicepresidente della Provincia, Antonio Tavani. Fra i sindaci che si preparano alla campagna elettorale per l'Emiciclo ci sono l'ex primo cittadino di Silvi, Gaetano Vallescura, che si è dimesso all'inizio di gennaio, e l'ex di Pineto, Luciano Monticelli (Pd). Pronto a dimettersi, poi, il sindaco di Giulianova, Francesco Mastromauro (Pd). E’ già in campagna elettorale Pio Rapagnà, leader degli inquilini delle case popolari. Negli ambienti del centrodestra si parla di “nomi nuovi”, a partire dal presidente della Sangritana, Pasquale Di Nardo. Superata invece l'ipotesi di candidare Rocco Micucci, presidente della Fira, la Finanziaria regionale abruzzese, e quello dell'Arta, Mario Amicone. Inoltre, è fuori dai giochi, a questo punto, Nicola Trifuoggi, neo vicesindaco dell'Aquila, chiamato dal primo cittadino, Massimo Cialente, che ieri ha ritirato le dimissioni, per verificare l'operato della sua amministrazione nella ricostruzione della città. L'ex procuratore capo di Pescara, negli ultimi mesi, era stato corteggiato da più parti, a partire dal Movimento 5 Stelle e, soprattutto, da Luciano D'Alfonso, che ha già programmato la campagna per le primarie di coalizione. Fra i nomi di cui si parla per il Pd c'è anche quello di Giovanni Legnini, che deve decidere se restare a Roma o tentare la carta dell'elezione a governatore. In ogni caso, il candidato del centrosinsitra verrà scelto con lo strumento delle primarie, il 23 febbraio, con possibile ballottaggio il 9 marzo. Sta valutando di partecipare alle primarie anche la parlamentare Stefania Pezzopane, mentre è quasi certa la partecipazione dell'ex direttore del Tg1, l'abruzzese Giulio Borrelli. «Le primarie di coalizione sono apertissime, chi vuole si candida presentando un programma», ha detto nei giorni scorsi il segretario del Pd, Silvio Paolucci. Riferendosi al fermento politico delle ultime ore, il deputato abruzzese Gianluca Vacca (M5s) parla di «indecente epidemia di dimissioni» che sta contagiando l'Abruzzo in occasione delle imminenti plurime consultazioni elettorali. «Epidemia», evidenzia Vacca, «che è figlia di una concezione della politica come carriera. Tradire il mandato degli elettori per ambire a un'altra carica elettiva è uno dei vizi peggiori della partitocrazia, così come l'essere incollati alla poltrona».
Che cosa dice la legge
IL termine ultimo per presentare le dimissioni per sindaci, presidenti di Provincia e assessori che vogliono candidarsi alle regionali è la mezzanotte di domani (le ore 24 del 24 gennaio). Lo prevede la legge regionale 51 del 30 dicembre 2004. Tra le figure che, in base alla norma, non sono eleggibili a presidente della Giunta e a consigliere regionale vi sono i sindaci dei Comuni con più di 5mila abitanti, i presidenti e gli assessori delle Province, i dirigenti e i dipendenti della Regione, gli ufficiali delle forze armate, i magistrati, i prefetti, i ministri ed i sottosegretari di Stato. La legge prevede che le cause di ineleggibilità non abbiano effetto se, non oltre novanta giorni antecedenti il giorno fissato per la presentazione delle candidature, "le funzioni esercitate, la carica o l'ufficio sono cessati per dimissioni". Presidenti, sindaci e assessori possono comunque ritirare le dimissioni entro venti giorni e tornare a fare quello che facevano.