ROMA Il testo dell’Italicum c’è, ma arriva alla commissione Affari costituzionali solamente in tarda serata. Che il lavoro di presentazione sia complesso, lo dimostra la prima fumata nera, dopo pranzo, quando il presidente e relatore Francesco Sisto annuncia che tutto è rinviato a una seduta serale: «Occorre ancora definire due residuali problemi di tipo aritmetico». Le voci si rincorrono, i forzisti temono un restringimento estremo dei collegi plurinominali, i partiti più piccoli cercano garanzie. Poi spunta la norma salva-Lega che riprende un comma del Porcellum: un partito, pur non superando la soglia di sbarramento, otterrebbe comunque seggi se oltrepassa lo sbarramento in almeno tre regioni. Un premio per il Carroccio, ma non per gli altri partiti che, pur con consensi a una sola cifra, sono omogeneamente diffusi sul territorio nazionale. E che protestano, insieme con lo stesso Pd.
PRESSIONI INCROCIATE
«Non c'è ragione di premiare un partito interregionale, anche perché la Padania non esiste», commenta il lettiano Francesco Sanna. Con il trascorrere delle ore il dibattito si arricchisce di argomenti. E di contestazioni. Se in mattinata Massimo D’Alema ha fatto riferimento alla «libertà del Parlamento di approfondire, correggere, decidere, secondo le regole democratiche normali», nel pomeriggio è il bersaniano Alfredo D’Attorre a insistere sulle preferenze: «Berlusconi può essere convinto da Renzi che con lui ha siglato l'accordo su questa legge elettorale».
E sul punto battono anche gli alfaniani, a cominciare dal ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello: «Ncd non molla sulle preferenze utilizzerà tutti gli spazi e gli strumenti a sua disposizione, nel palazzo e nel paese». In seno all’esecutivo sono molti a pensarla come lui, sebbene con sfumature diverse. Il centrista Gianpiero D’Alia dichiara che «le preferenze sono l'unico sistema certo con cui i cittadini si scelgono i propri parlamentari», mentre per la Guardasigilli Anna Maria Cancellieri «quello che conta è che il cittadino possa esprimere una volontà, poi il modo in cui lo fa lasciamolo decidere alla politica». E il popolare Mario Mauro suggerisce che «dopo venti anni in cui abbiamo sperimentato il maggioritario senza primarie obbligatorie per legge, il proporzionale senza preferenze, forse adesso sarebbe bene dare alla gente la possibilità di scegliersi chi votare».
Concetto ribadito dai capigruppo di Per l’Italia, Lorenzo Dellai e Lucio Romano, che ricordano come alcuni piccoli partiti «sono impegnati responsabilmente e spesso con fatica nel garantire un sostegno determinante al governo».
«PICCOLI» IN TRINCEA
Stessa musica da Pino Pisicchio di Centro democratico: «Una minoranza, che aggreghi alcune piccole liste sotto la soglia del 5%, potrebbe ricevere il premio di governo, facendo così saltare il rapporto tra consenso e rappresentanza». Un paradosso dietro il quale si nasconde il nodo da sciogliere: che fine faranno le formazioni che in coalizione non supereranno la soglia de 5% e che pure contribuiranno ad aggiudicare il premio al vincitore?
Sono quasi le 20 quando il testo arriva in commissione. Dentro non c’è il salva-Lega, e in calce alla via libera di Pd e Forza Italia si è aggiunto anche quello di Ncd. Per l’Italia non firma ma voterà il testo base. Sel ha già fatto sapere che così com’è non voterà la legge. Nel frattempo, arriva il risultato della consultazione on-line del M5S che premia il sistema proporzionale.