PESCARA Nell’aprile 2010 il consigliere regionale eletto nel Pdl Lorenzo Sospiri parte per Verona per partecipare al Vinitaly. «Pernotta al Green Park Hotel di Peschiera del Garda al costo di 210 euro», recita il capo d’imputazione per truffa, «consuma un pasto al ristorante Al bersagliere di Bardolino al costo di 139 euro e un pasto presso l’area di servizio Pioppa Ovest da 80.30 euro». «Chiede un rimborso di 652.20 e nell’esibire le ricevute fiscali», contesta la procura, «omette di indicare che si trattava di due camere doppie utilizzate unitamente ad altre 3 persone e che i pasti erano stati consumati da 6». «Accusa fantasiosa e indagine risibile, mi si contestano 80 euro», si difende Sospiri il cui capo d’imputazione è molto simile a quelli di altri 24 tra assessori e consiglieri della Regione. Chiodi e Pagano indagati. Pioggia di avvisi di garanzia, ieri, con la Regione che sprofonda in un’altra inchiesta e i carabinieri sparsi in tutto l’Abruzzo a notificare gli atti a 25 politici tra cui i vertici: il presidente Gianni Chiodi e il presidente del consiglio regionale Nazario Pagano. L’inchiesta coordinata dai pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli (e le cui indagini sono state dirette dal comandante provinciale dei carabinieri di Pescara Paolo Piccinelli con il nucleo investigativo coordinato da Giovanni Di Niso e diretto da Eugenio Stangarone) parla attraverso le accuse, a vario titolo, di truffa, falso e peculato: “creste” su alberghi, pranzi e viaggi. Rimborsi indebiti che, per l’accusa, arriverebbero complessivamente a 80 mila euro: c’è chi avrebbe alloggiato in alberghi a 5 stelle, chi avrebbe pagato il vino con la carta della Regione e chi avrebbe viaggiato in business class. Missioni sotto accusa. Da un anno i carabinieri sono al lavoro incrociando rimborsi, fatture, andando a bussare ad alberghi e ristoranti a Roma, Sanremo e Milano per verificare se i rimborsi presentati dagli assessori e dai consiglieri fossero stati correttamente rendicontati o no. In 25 sono finiti sotto accusa: 19 politici appartenenti alla maggioranza come il vice presidente della giunta Alfredo Castiglione e gli assessori Paolo Gatti e Mauro Di Dalmazio, mentre in 9 dell’opposizione hanno ricevuto l’avviso di garanzia tra cui Carlo Costantini (ex Idv). Per la procura, i 25 sono indagati per tre motivi principali: rendicontazione che sarebbe stata fasulla; uso della carta di credito della Regione non per fini istituzionali ma personali; e presunte false autocertificazioni. Alberghi a cinque stelle. L’inchiesta racconta di politici che, per l’accusa, partono per un viaggio istituzionale a Roma, Milano oppure all’estero per poi chiedere rimborsi – sostiene la procura – per persone di famiglia e non, negli alberghi come a tavola. Tanti piccoli episodi che, nel complesso, evidenzierebbero, secondo gli investigatori, un sistema comune: la richiesta di rimborsi indebiti. Secondo le indagini, i politici non potrebbero dormire in alberghi di rango superiore alle quattro stelle a meno che le strutture, in quel dato giorno, non siano piene. In questi mesi i carabinieri hanno bussato a tanti alberghi per verificare se, effettivamente, le camere fossero esaurite. E invece sembrerebbe che i politici – sempre secondo l’accusa – avrebbero prodotto false autocertificazioni pur di dormire in hotel a 5 stelle. Un meccanismo simile per i pasti in cui, dice ancora l’accusa, i consiglieri o gli assessori avrebbero chiesto il rimborso anche per i loro ospiti a cena. Il barolo e voli in business class. Le cifre più alte sarebbero contestate a Chiodi e a Pagano, in particolare per le missioni all’estero. Sotto accusa, per altri, ci sarebbero voli in business class e una bottiglia di Barolo. Tra i tanti nomi ci sono quelli di politici già coinvolti in altre inchieste come il consigliere eletto nel Pdl Lanfranco Venturono oppure l’ex assessore alla cultura Luigi De Fanis ancora agli arresti domiciliari per presunte tangenti in un’altra inchiesta. Nella prima inchiesta De Fanis è accusato di aver pagato una bottiglia di champagne con la carta di credito della Regione, mentre nella nuova avrebbe pagato una bottiglia di Barolo. Ma l’inchiesta, a quanto pare, non finisce qui. La prossima puntata riguarderà le spese dei gruppi consiliari.
Chiodi: giusto prima del voto...
«Le spese sono documentate, si chiarirà tutto». Pagano: «Sono sereno»
PESCARA «Non ne so nulla, sto tornando da Roma, certo la cosa strana è che questa notizia esca in prossimità della campagna elettorale...». Il governatore della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, è in auto di ritorno dalla capitale quando, alle 19 e 08, l’agenzia Agi batte un flash di due righe che annuncia l’apertura dell’indagine sui rimborsi spese gonfiati. In realtà già da qualche settimana le voci di un’inchiesta sulla Regione si accavallavano e lo stesso governatore aveva paventato il timore che qualcuno, in vista delle elezioni di maggio, tentasse «di avvelenare i pozzi». Chiodi assicura comunque di non avere nulla da temere: «Quel che spendiamo è tutto documentato e ci sono limiti precisi: se io vado a Roma per incontri legati al mio ruolo, ho diritto ad avere rimborsato il mio pasto e il mio pernottamento. Stop. Se altre persone pranzano con il sottoscritto, la spesa non mi viene restituita. Gli uffici regionali controllano le note spese ad una ad una e defalcano tutto quello che non è consentito. Diverso è il discorso delle spese di rappresentanza: se io ospito un ministro o un ambasciatore, com’è capitato per esempio con Mario Monti quando venne all’Aquila, è doveroso offrire il pranzo. In questo caso si scrive sul retro della ricevuta quali sono le personalità che hanno partecipato. E ricordo che le spese di rappresentanza sono state tagliate del 75% proprio dal sottoscritto». Chiodi aggiunge di avere avuto a che fare con ben altre cifre rispetto a quelle oggetto dell’inchiesta: «Come commissario all’Aquila e della Sanità ho gestito miliardi di euro, senza che mai nessuno sollevasse dubbi». «Sono sereno e tranquillo nonché fiducioso nell'operato della magistratura. Chiarirò ogni addebito». Così il presidente del Consiglio regionale d'Abruzzo Nazario Pagano. «E’ evidente che sono contestazioni sollevate senza tener conto del nostro regolamento che disciplina le missioni istituzionali. A tal proposito, voglio precisare che ho rappresentato l'Abruzzo anche all'estero solo ed esclusivamente a fini promozionali. Le missioni, infatti, sono un valore».
Cialente: un’ombra sinistra sul sistema politico abruzzese
Al vaglio le fatture di hotel e ristoranti nelle missioni ufficiali Prossimo passo: verifiche sui conti dei gruppi
L’AQUILA. «Potrei fare della facile ironia. Rispetto al veleno vomitato su di me sulla giunta e sul Comune dell'Aquila. Ma non sono uno sciacallo». Così il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente (nella foto) alla notizia dell’inchiesta sulla Regione. «Sono, al contrario, profondamente addolorato», ha aggiunto Cialente, «proprio nel momento in cui, con fatica interiore ed esponendomi alle peggiori ironie e prese in giro, d'accordo con la maggioranza di centrosinistra e spinto da tutti i cittadini, sono tornato sui miei passi per difendere l'onore degli aquilani e delle aquilane e ristabilire la verità e l'onestà sulla ricostruzione di fronte all'Italia e all'Europa. Questa notizia, di fatto, getta un'ombra sinistra sul sistema politico abruzzese sebbene la Regione sia stata pressoché sempre assente dal processo della ricostruzione della città, ad esclusione della triste parentesi del commissariamento del duo Chiodi-Fontana».