PESCARA Poca voglia di parlare, bocche cucite o al contrario molta voglia di spiegare e chiarire tutto nella speranza ovvero con la pretesa che tutto si chiarisca al più presto. I pescaresi indagati nella Rimborsopoli regionale hanno reagito in modo diverso. «Sono sereno e tranquillo nonchè fiducioso nell’operato della magistratura. Chiarirò ogni addebito». Così in una nota il presidente del Consiglio regionale d'Abruzzo, Nazario Pagano. «Sono contestazioni sollevate senza tener conto del regolamento che disciplina le missioni istituzionali. Ho rappresentato l'Abruzzo anche all’estero solo per fini promozionali, le missioni sono un valore. E ho ridotto le spese di rappresentanza del 70%». Alfredo Castiglione ha scelto di non rilasciare dichiarazioni nell’immediato. Non è meno scosso chi ha accettato di parlare. «Sono sereno, e non è il solito modo di dire. Mi contestano la differenza tra l’uso di una camera doppia e la singola, alla quale avevo comunque diritto in una missione a Verona». È il commento di Ricardo Chiavaroli, portavoce del gruppo di Forza Italia. Che aggiunge: «Credo che riuscirò a dimostrare l’infondatezza dell’accusa, quel che mi amareggia è che, ancora una volta, la notizia di un’indagine giudiziaria sia arrivata agli interessati attraverso i mass media prima che attraverso le comunicazioni ufficiali della Procura». Sereno anche rispetto ai prevedibili rimbalzi dell’inchiesta sull’imminente campagna elettorale: «Non so se pensavano di screditare una parte, di certo questa iniziativa rischia di screditare l’intera classe politica che in Abruzzo continua nonostante tutto continua a tenere la testa alta». Parla apertamente di aggressione giudiziaria Lorenzo Sospiri, leader pescarese di An prima e poi di Pdl e Forza Italia. «Le contestazioni - scrive in una nota - prima che insussistenti nel merito, si dimostrano fantasiose ed inidonee a reggere qualsiasi vaglio, ed approfondimento». L’accusa parla della mancata indicazione dei pasti consumati in occasione di una missione istituzionale. «Al di là del contenuto dell’indagine - continua il consigliere -, un importo di neanche cento euro, va rilevata la preoccupante tempistica con la quale si cerca di screditare l’operato della Regione Abruzzo e del sottoscritto a ridosso della imminente campagna elettorale». Sospiri sarà difeso dall’avvocato Alessandro Dioguardi.
Affiderà la difesa a un collega del suo studio legale l’avvocato Carlo Masci, assessore regionale al bilancio in quota Rialzati Abruzzo, incredulo, anzi sbigottito e arrabbiato. «Per quel che mi riguarda, la contestazione è su due aspetti: la prima è sui moduli delle missioni, che sarebbero troppo generici perché riportano soltanto la dicitura “missione istituzionale”. Ne ho fatto uso nei miei tre anni di trasferte a Roma per partecipare alla conferenza Stato-Regione. La segretaria mi ha detto che i moduli sono sempre stati quelli e che si è sempre scritto così. L’altro aspetto - seguita Masci - riguarda 8 ricevute di pranzi consumati in quelle stesse trasferte romane. Otto ricevute su circa 80 in cui è stato indicato genericamente un pasto, per importi di 40 o 50 euro, qualche volta 60, ma sono anche andato in pizzeria. Secondo la procura quei pasti contestati avrebbero potuto essere per due persone. E poi l’ultima: mi è capitato di andare a Roma due volte in aprile, non ricordo che anno fosse, e in segreteria hanno invertito le ricevute dei due giorni. Insomma, mi contestano solo quelle ricevute, nulla invece sul piano politico il che conferma la correttezza del mio operato. Sono sicuro di poter chiarire tutto presto e bene».
Carpineta e Petri: «Siamo indignate». Verì in famiglia
PESCARA «Aspetta un attimo che sto firmando una cosa...». Così Nicoletta Verì rispondeva ieri sera a una telefonata di un esponente politico del centrodestra. Comunicazione banale, niente di che. Alla luce di quel che è accaduto pochi minuti più tardi, il suo interlocutore si è chiesto se non stesse firmando la notifica dell’avviso di garanzia. Evidentemente scossa, la consigliera appartenente a Scelta Civica - è presidente della quinta Commissione consiliare permanente (Affari sociali e Tutela della salute) - ha lasciato il telefonino a un collaboratore o a un parente che ha filtrato per lei le chiamate. «La dottoressa Verì in questo momento è impegnata in una riunione e non può rispondere, la richiamerà appena possibile» è stata la cortese risposta avuta ieri alle 21,20.
Assicura di non aver ancora ricevuto nessun avviso di garanzia, ma risponde con tono deciso Alessandra Petri, consigliera regionale di Fratelli d’Italia, grintosa e amareggiata, circondata ieri da amici e colleghi di partito sorpresi e spiazzati come e più di lei per gli sviluppi dell’inchiesta. «Non sono a conoscenza di nulla per via ufficiale, ma so tutto perché ho letto la notizia sui siti web - ha premesso la consigliera -. Posso solo dire che mi dispiace per la politica, per il fatto che per delle sciocchezze e per scelte temporali ed elettorali possa essere sporcata nella mente della gente, degli elettori. Lo ammetto, sono sconcertata - ha continuato Alessandra Petri - perché questa è stata una consiliatura nella quale, sia in maggioranza che all’opposizione, c’è sempre stato un comportamento sobrio, proprio per non sporcare la politica. Noi vogliamo ridare credibilità alla politica» ha concluso l’esponente di Fratelli d’Italia.
E la reazione della Petri alla notizia della raffica di avvisi di garanzia alla Regione è stata la stessa anche per Federica Carpineta, assessore alle Risorse umane e strumentali e Politiche di genere nella giunta Chiodi. «Sono sconcertata» è la sua dichiarazione di donna sotto choc. L’accusa che la riguarda è simile a quella di suoi colleghi. «Confermo di aver ricevuto, come altri, un avviso di garanzia nel quale ho letto di essere accusata per il rimborso di un pranzo da 78 euro consumato nel 2009. Valuterò la cosa con i miei avvocati - ha spiegato l’assessore Carpineta - e penso di poter dimostrare l’inconsistenza dell’accusa. Non ho altro da aggiungere, sono sconcertata».