PESCARA L’inchiesta della procura di Pescara ha coinvolto 25 tra assessori e consiglieri, accanto al presidente della Regione Gianni Chiodi e al presidente del consiglio regionale Nazario Pagano. Complessivamente sono 19 politici che appartengono alla maggioranza e sei che appartengono all’opposizione. Tra questi ultimi c’è Carlo Costantini, eletto nelle fila dell’Idv e oggi del M139, accusato di un episodio di truffa che ruota attorno a un pasto consumato a un convegno sul Lago di Como. La contestazione sarebbe, dice Costantini, «tra i 30 e i 70 euro. Ma gli inquirenti non sanno che, se anche fosse così, io quei soldi li ho già rimessi». Spiega Costantini di aver creato, dal 2009, una sorta «di fondo rischi nelle casse del gruppo» proprio per mettersi al riparo da un intreccio di fatture, spese e rimborsi che avrebbe potuto portare a una situazione disordinata. «Avevo già creato con i soldi miei una sorta di assicurazione: quindi anche se quella contestazione fosse vera, i soldi ci sarebbero già». Anche il consigliere di Forza Italia, eletto nel Pdl, Riccardo Chiavaroli è stato raggiunto da un avviso di garanzia per un rimborso di una camera a Verona, un episodio simile a quello di Lorenzo Sospiri che ha commentato così: «Contestazione risibile e fantasiosa». Secondo i calcoli di Chiavaroli la sua contestazione arriverebbe «a 20 euro» e, così, anche il consigliere di Forza Italia respinge anche l’accusa di una cifra risibile perché, come dice, «ho chiesto il rimborso giusto». Ma l’inchiesta ha aperto anche alle reazioni politiche. «L'Abruzzo non può essere umiliato continuamente da politici incapaci e coinvolti in vicende giudiziarie», dice il deputato abruzzese del Movimento 5 Stelle Gianluca Vacca. «Per questo motivo che volevano governare a tutti i costi dopo la scadenza del mandato, perché sapevano della bufera giudiziaria in arrivo? Questa classe politica non riesce a fare altro che avere guai con la giustizia: è innegabile che ci sia una grave questione morale in Abruzzo, ovviamente bipartisan. Ora dimissioni immediate, di tutti gli indagati, subito. Dimissioni vere, non alla Cialente», prosegue Vacca. «E poi fuori dalla scena politica, insieme all’imputato candidato del centrosinistra Luciano D'Alfonso. Gli abruzzesi meritano di meglio che candidati che alternano incontri elettorali a incontri con avvocati e appuntamenti in procura».