PESCARA Se si chiede in giro perchè sia stata approvata questa legge, ma soprattutto quale mente diabolica l’abbia pensata, nessuno sa niente. Certo è che scade oggi il conto alla rovescia per gli incompatibili che dovranno dimettersi o scegliere l'aspettativa per correre alle regionali del 25 maggio prossimo. Sotto la mannaia della legge anti-sindaci ,quella che per gli amanti delle favole fu approvata a fine 2004 per impedire all’allora sindaco di Pescara D’Alfonso di candidarsi come governatore, ci sono i primi cittadini dei comuni con più di cinquemila abitanti, i presidenti e i componenti delle giunte provinciali,nonché,tra gli altri,i dirigenti e i dipendenti della Regione. Tutte figure ineleggibili. A meno che non rimuovano le cause che li rendono tali entro 120 giorni prima dell'apertura delle urne. Cioè oggi. Una scadenza che vale ovviamente, il doppio, per il sottosegretario Giovanni Legnini, chiamato entro stasera a far sapere agli abruzzesi se vorrà gareggiare nella corsa a ostacoli delle regionali. Una scelta difficile, che lascia ipotizzare come l’uomo di governo abruzzese, con ogni probabilità, resterà nella squadra del governo Letta. Come dargli torto: per prima cosa l’onorevole Giovanni Legnini dovrebbe abbandonare un incarico, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'Editoria e all'Attuazione del programma di governo, che negli ultimi mesi lo ha reso uno dei punti di riferimento più importanti della politica abruzzese. Ed ancora: partecipare alle primarie, fissate dal Partito democratico abruzzese per domenica 2 marzo e, soprattutto, scontrarsi con Luciano D’Alfonso, da mesi se non anni in campagna elettorale per le regionali e che ha già dato la sua disponibilità per partecipare alle primarie, ottenendo anche il via libera della segreteria regionale del Pd. Insomma, secondo quanto riferito dai vertici del Partito Democratico, l’articolo 5 dello statuto del Pd, quello relativo alla questione morale, non dovrebbe essere un ostacolo per l’ex sindaco di Pescara, in questi anni rimasto ai box per diverse inchieste giudiziarie. Tante le assoluzioni incassate da D’Alfonso, soprattutto quella nel processo «Housework», sul quale pesa però l’appello della Procura di Pescara e, giorno più giorno meno, le udienze in Corte d’Appello dovrebbero svolgersi in piena campagna elettorale. Un problema non da poco, se si somma all’inchiesta «Mare-Monti» dove l’ex sindaco di Pescara è ancora in attesa di giudizio e il guaio «Ecosfera» per il quale l’esponente del Pd ha chiesto il rito abbreviato ottenendo l’udienza per metà marzo. Sciocchezze per la segretaria regionale, anche se in molti pensano che Matteo Renzi, risolto il problema della nuova legge elettorale, possa intervenire, come avvenuto in Sardegna, anche sul caso Abruzzo. Per chi non lo ricorda, Francesca Barracciu, europarlamentare Pd, incoronata dalle primarie in Sardegna poco più di tre mesi fa ha dovuto trattare la resa. Dopo giorni durissimi, con uno scontro interno al partito sfociato in uno psicodramma. Per convincerla a fare «il passo indietro» sibilato, intimato e poi chiesto pubblicamente dai dirigenti del suo partito non le sono bastate 24 ore di riflessione. Lei ha ribadito la sua innocenza e fermezza nel voler andare avanti, nonostante il coinvolgimento nell’inchiesta bis sui fondi ai gruppi consiliari. Ma gli spazi di manovra erano troppo stretti, come i tempi, d’altronde: il voto è previsto per il 16 febbraio e il centrodestra aveva già avviato la campagna elettorale per il Cappellacci bis. Così, solo a notte fonda, si è evitato il voto a porte chiuse della Direzione riunita per il secondo giorno consecutivo, a Oristano. Candidata e indagata. La macchia arrivata sulla candidatura appena un giorno dopo il verdetto delle primarie è l’avviso di garanzia per peculato nell’ambito dell’inchiesta bis sui fondi ai gruppi consiliari della Procura di Cagliari. Il sostituto procuratore Marco Cocco le ha contestato spese per 33mila euro quando era consigliere, nella precedente legislatura. Lei ha risposto all’interrogatorio e spiegato anche pubblicamente che quei soldi sono stati spesi per la benzina (da tabella Aci) e per un’utilitaria, pronta e agguerrita per la corsa alla Regione. D’altronde non è sola: tra il primo e il secondo filone sono coinvolti (tra indagati, imputati e un condannato) più di 60 onorevoli. Eppure i fatti sono chiari e da subito fanno storcere il naso alla coalizione, Sel in testa, e ad alcune frange dello stesso Pd che le hanno chiesto di farsi da parte. Con lo scontro interno proprio nel bel mezzo delle feste, tra Natale e Capodanno. Da qui l’intervento del segertario nazionale del Pd Matteo Renzi e l’azzeramento delle primarie. Insomma, di questi tempi tutto è possibile. Intanto sono tanti gli amministratori che in queste ore stanno presentando le dimissioni per tenersi una porta aperta in vista delle regionali. Tra chi ha già fatto il grande passo, si contano quattro assessori della Provincia di Chieti, Mauro Petrucci, Daniele D'Amario, Alessio Monaco e Nicola Campitelli, quello di Pescara Antonio Martorella e il sindaco di Silvi , Gaetano Vallescura, tutti in orbita centrodestra. Ma anche gli esecutivi provinciali dell'Aquila, Chieti e Pescara rischiano di essere decapitati. Nel primo caso, però, il presidente Antonio Del Corvo sembra vicino a un clamoroso ripensamento Nel secondo Enrico Di Giuseppantonio sta ancora sfogliando la margherita e al momento il borsino parla di un 50 per cento di possibilità che resti. Testa a Pescara potrebbe farlo in queste ore. Sicuramente.