Iscriviti OnLine
 

Pescara, 25/11/2024
Visitatore n. 740.949



Data: 25/01/2014
Testata giornalistica: Il Centro
«Cene e hotel a scrocco con la carta regionale». Ai 25 amministratori indagati contestate spese extra per 80mila euro «Mangiavano in comitiva ma si facevano fatturare un solo coperto». I pm: hanno anche taroccato a penna le ricevute

PESCARA Aragoste, vini, due notti a Mosca da 702 euro, alberghi di lusso, amanti, viaggi a Capri e a Washington. E chi pagava? Per la procura non ci sono dubbi: la Regione. Per i 25 indagati i magistrati hanno preso un abbaglio e il primo a rovistare tra le sue carte è stato il presidente della Regione Gianni Chiodi: «Ecco il bonifico da 2.800 euro con cui ho pagato il biglietto aereo a mia moglie in business class per Washington». L’inchiesta sulla gestione dei soldi pubblici con mezza Regione finita sotto accusa, dai vertici Chiodi al presidente del consiglio regionale Nazario Pagano, ha innescato la caccia alle ricevute da parte degli indagati e perfino l’esibizione plateale – mai vista prima – dell’avviso di garanzia pubblicato su Facebook: un’indignazione da parte dei politici coinvolti che non intacca l’accusa, i pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli che dal 4 febbraio inizieranno a interrogare i 25 indagati accusati di aver sperperato i soldi pubblici in cene al Bolognese di Roma e al Quisisana di Capri, in alberghi di lusso e donne. I pm: «Chiodi, ospiti a sbafo al ristorante Al Vecchio porco». C’è chi ha ricevuto un capo d’imputazione di poche righe e chi invece un avviso più corposo come nel caso di Chiodi, Pagano, il vice presidente della Regione Alfredo Castiglione e l’assessore alla Politiche agricole Mauro Febbo. Sono loro, per la procura, i quattro “big” a cui sono contestati molti episodi proprio per la posizione che rivestono e che avrebbero chiesto rimborsi considerati indebiti per le cifre più alte: se a Chiodi, complessivamente, viene contestata la cifra di 24 mila euro, a Pagano una che va dai 10 ai 15 mila euro. Tra i documenti esaminati dai carabinieri sono finite tante “missioni” di Chiodi, le trasferte istituzionali in cui i militari avrebbero scovato una rendicontazione sospetta – come nel caso di un viaggio a Washington – un uso leggero della carta di credito o una falsa autocertificazione. Le trasferte sono quelle a Roma, Taormina, Arezzo, Nizza e Torino, la città piemontese dove ad esempio – dice l’accusa – Chiodi avrebbe alloggiato all’albergo a cinque stelle Principi di Piemonte. Ci sarebbe peculato, dice l’accusa, dietro una cena al ristorante “Al vecchio porco” di Milano dove il presidente avrebbe pagato con la carta istituzionale 227 euro: la Regione, dice la procura, avrebbe dovuto rimborsare solo Chiodi e non gli altri commensali. «Aragoste da 202 euro, due notti a Mosca da 702 euro». Agli indagati l’accusa contesta, ad esempio, di aver invitato a cena alcune persone estranee all’amministrazione i cui pasti, però, sarebbero stati pagati dalla Regione. Il vice presidente della Regione Castiglione avrebbe pranzato, insieme ad altri, ai ristoranti romani il Bolognese, Cencio la Parolaccia e soggiornato in alberghi a cinque stelle a Bilbao, Tirana mentre il regolamento regionale ammetterebbe l’hotel fino a quattro stelle. Pasti da 133, 148 euro al Quisisana di Capri, una camera da tre persone all’hotel Piazza di Spagna di Roma: sono altri episodi contestati a Castiglione insieme a una cena a base di aragoste da 202 euro al ristorante Ai due ghiottoni di Bar in cui ci sarebbe stato almeno un commensale con Castiglione. Secondo l’accusa di truffa – di cui devono rispondere molti politici coinvolti – gli indagati avrebbero «presentato richieste di rimborsi per pranzi e cene inducendo in errore i funzionari della Regione», mentre secondo il reato di peculato in tanti avrebbero pagato con la carta della Regione «beni e servizi estranei ai fini istituzionali». Nel mirino della procura, nel caso dell’assessore Febbo, ci sono vari pasti alla trattoria I Leoni d’Abruzzo di Roma da 70, 60, 80 euro per cui l’assessore è accusato di non aver dichiarato che i commensali erano due: lo stesso meccanismo contestato per un pranzo Da Marino a New York. Hotel a Barcellona, viaggi alle Baleari, a Toronto, a Caracas e due notti a Mosca da 702 euro sarebbero invece alcune delle trasferte che avrebbero coinvolto il presidente Pagano che, durante una conferenza di ieri, ha respinto le accuse: «Non c’è nessun uso distorto di modelli di rimborso». Sono tanti i viaggi finiti sotto accusa anche per gli assessori regionali Carlo Masci e Mauro Di Dalmazio e gli altri indagati: 19 politici appartenenti alla maggioranza e sei dell’opposizione. «Mogli e amanti». L’inchiesta sui rimborsi è nata mentre i pm stavano lavorando a un altro fascicolo che avrebbe, poi, fornito lo spunto per lavorare sui rimborsi. Le indagini sono state condotte dai carabinieri che hanno bussato ad alberghi e ristoranti, hanno acquisito tutta le documentazione facendo emergere un presunto sperpero di soldi pubblici che, complessivamente ammonterebbe, a 80 mila euro. Accanto ai pasti, ai voli e agli alberghi a cinque stelle ci sarebbe anche il capitolo che riguarda gli ospiti dei politici: moglie e amanti che avrebbero – per la procura – alloggiato negli alberghi a spese della Regione.

I pm: hanno anche taroccato a penna le ricevute

PESCARA Nell’inchiesta sui rimborsi della Regione ci sarebbero anche ricevute modificate ad arte, usando la penna – dice l’accusa – per far scendere le presenze da due a una. Dopo un pasto consumato a San Benedetto il vice presidente della giunta Alfredo Castiglione avrebbe corretto a penna la ricevuta del ristorante scrivendo il numero 1, relativo alla presenza, al posto del 2. Il vice presidente avrebbe così fatto figurare, per gli investigatori, di aver chiesto il rimborso per una sola persona e non per due come sarebbe accaduto. Anche l’assessore alle Politiche agrarie Mauro Febbo sarebbe incappato nella stessa accusa per «occultare», scrivono i magistrati, «la presenza della moglie». Secondo la procura l’assessore eletto nel Pdl e oggi di Forza Italia avrebbe soggiornato all’hotel Marco Polo di Verona scrivendo a «penna nel riquadro sotto la voce presenze», recita il capo d’imputazione, «il numero 1 al posto del numero 2 occultando la presenza della moglie e assicurandosi l’indebito profitto di 520 euro».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it